L’azionariato dei dipendenti

Una campagna elettorale diversa 4

Dalla Confindustria alla Fiat, sino alla Lista Monti (non che il percorso sia tanto lungo!) molti chiedono la crescita della produttività del lavoro per reggere la concorrenza sul mercato globale. Niente di nuovo: si sta cercando di abbassare il costo unitario per prodotto, pagando lo stesso salario, musica vecchia. Comunque, il problema di reggere la concorrenza dei paesi emergenti, dove il costo del lavoro è seccamente più basso (sia per i livelli retributivi, sia ed ancor di più per i cambi valutari) non è un problema inventato ma reale. E, dunque, può anche starci il fatto che cerchiamo di abbassare il costo unitario per prodotto. Però: dove sta scritto che questo deve produrre solo profitto per l’imprenditore?
Certo, se all’incremento produttivo corrispondesse un aumento di paga più o meno corrispondente non avremmo fatto molto: avremmo solo ammortizzato un po’ di impianti.  Ma questo non vuol dire che i lavoratori debbano solo offrire una quota di forza lavoro eccedente a titolo gratuito. Ad esempio, questa ulteriore prestazione di lavoro potrebbe essere –almeno in parte- compensata in forma di azioni e, in futuro, è possibile pensare che una parte degli aumenti salariali venga corrisposto sotto forma di azioni, quel che non presuppone un esborso da parte dell’impresa, ma compensa il lavoratore associandolo agli utili ed al potere decisionale di impresa. Intendiamoci: non intendo dire che ogni singolo lavoratore riceva un piccolo numero di azioni, ma che le azioni vengano conferite solidarmente all’intera maestranza che la gestisce collettivamente attraverso i suoi rappresentanti , inoltre penso ad azioni non vendibili, perché lo scopo non è quello di trasformare queste azioni in un po’ di salario aggiuntivo, ma quello di espandere il peso decisionale dei lavoratori.

E, infatti, gli eventuali dividendi sarebbe bene che fossero maggioritariamente reinvestiti in azioni e solo in parte minore data come utile aziendale ai singoli lavoratori.
Questo significherebbe che i lavoratori acquisterebbero una crescente capacità decisionale sulla scelta del management (in fondo, il manager è un dipendente della proprietà e non il proprietario dell’azienda). Sulla retribuzione dei manager (dove sta scritto che lo stipendio del manager non debba essere calcolato nel costo del lavoro come il salario dei lavoratori e, quando necessario, tagliato); soprattutto, la rappresentanza dei lavoratori in consiglio di amministrazione potrebbe intervenire su eventuali decisioni di delocalizzazione, chiusura di reparti, “creazione di valore” ecc.

Vi sembra una proposta troppo audace, al limite della rivoluzione bolscevica? Negli anni settanta qualcosa di molto simile venne proposto dalla socialdemocrazia svedese, si chiamava piano Meidner. Non mi direte che la socialdemocrazia svedese era un covo di bolscevichi!

Aldo Giannuli

aldo giannuli, lavoro


Aldo Giannuli

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Comments (7)

  • Ciao Aldo.

    No, non trovo assolutamente che sia una proposta troppo audace, anzi.
    Io sono sulla tua stessa linea di pensiero, ma dubito che grossi imprenditori siano disposti ad accettare una tale proposta. Trovo che a tal punto lo Stato debba assumere un ruolo nell’attuazione di un sistema del genere.
    Un punto molto interessante poi riguarda la gestione dell’azionariato dei “dipendenti”.(il dipendente non esisterebbe piú, sará anche proprietario almeno in parte della sua azienda)
    In che modo sará gestito? Che percentuale potrá assumere nel totale?
    C’é il rischio che se il peso dei lavoratori risulta essere ininfluente, questi siano i primi a non accettare azioni ma a chiedere soldi al loro posto.

    Spero che i tuoi post stimolino molte persone!
    ciao

  • In effetti sarebbero queste le soluzioni per avere un futuro di economia democratica, ma i seguaci di Milton Friedman e Hayek (Monti ha preso il premio Hayek della omonima fondazione nel 2005, nel 2003 l’avevano affibbiato alla Thatcher. Penso che questo dica tutto) non accetteranno mai. Qualche giorno fa ho sentito in radio che dei 100 uomini più ricchi del mondo, 86 nel 2012 hanno aumentato notevolmente il loro patrimonio. Poi leggo :”Goldman Sachs e Jp Morgan: chiudono il 2012 con utili record” e noi, ci dicono, dobbiamo fare i sacrifici per la crisi (che evidentemente è solo nostra). A qualcuno di confindustria si, ma alla fiat e a Monti and friends del costo del lavoro non gliene frega proprio nulla, pensano ad altro. L’industria non ha più senso per loro, conta solo la finanza.
    Prof. Giannuli, sto leggendo il suo libro sull’anello, è molto interessante, complimenti.
    Ian M.

  • La proposta è assolutamente sensata e non la trovo affatto bolsevica, semmai mi sembra quasi il contrario. Infatti si passa da una rivoluzione proletaria, ad un liberismo proletario! 🙂
    Però io invece di misurarmi con la concorrenza dei paesi emergenti sul piano del costo produttivo, guarderei molto di più all’aspetto qualità. Sono certo che con campagne di sensibilizzazione, soprattutto in forma pubblicitaria, che puntino a far comprendere al consumatore che guardando alla qualità di un prodotto “chi più spende meno spende”, potremmo ottenere un’inversione di tendenza che ci permetterebbe di premiare non tanto chi produce di più, gara molto dura quando i competitori sono cinesi, brasiliani, ecc, ma chi produce prodotti migliori, campo in cui l’esperienza progettuale e manufatturiera italiana potrebbe peretterci di eccellere.

  • Non capisco il senso della proposta.
    Siamo proprio sicuri che ci saranno dividendi?
    Se diminuiscono i consumi, come sta succedendo, come faranno le aziende a distribuire dividendi?
    Ricordiamoci che i dividendi vengo distribuiti DOPO il buon risultato, non a prescindere. Dunque i lavoratori non avrebbero comunque, nel breve periodo, liquidità per innalzare i consumi….con tutto quel che ne consegue.

  • Gianulli abbia l’onestà intelettuale di ammettere che quello che lei propone oggi, altro non è che la famosa socializzazione con la partecipazione degli utili dei lavoratori alle aziende.Legge varata dalla RSI di Mussolini nel 1944. Per amore di verità poi va detto che fu la prima legge abrogata dal CLNAI appena giunto al potere, grazie agli arcicapitalisti americani,che dopo 70 anni che ci hanno “liberato-occupato” non ne vogliono sapere di andarsene, alleati per il lavoro sporco, coi bolscevichi, nella più immonda coalizione di tutti i tempi.

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