Gli assenteisti e il pubblico impiego: quando il sindacato sbaglia tutto.
A Roma, il 31 dicembre, 4 vigili urbani su 5 si sono dati per ammalati o hanno scelto proprio quel giorno per donare il sangue e godere del relativo permesso per le ore seguenti. La cosa è subito servita al governo per tuonare contro gli irresponsabili e annunciare: “cambieremo il pubblico impiego, licenzieremo i fannulloni”.
La Uil, che non perde una occasione per dire scemenze, ha subito difeso i vigili: “Chi dona, dona sempre” e, quindi, non di assenteisti si tratta, ma di nobili donatori di sangue. Insomma: non è la faccia quello che manca!
Qui dobbiamo capirci. Renzi (che la Uil, come la Cisl e la Cgil hanno abbondantemente votato) aveva iniziato il ritornello della lotta ai “fannulloni” già prima dell’incidente romano, ed ora ha preso la palla al balzo. La cosa non va disgiunta dalle polemiche sull’applicabilità della nuova disciplina del job act al pubblico impiego. Come si sa, prima la Madia ha detto che essa non riguarda il pubblico impiego, subito smentita da Pietro Ichino che ha detto che invece si applica anche lì, a sua volta rismentito da Renzi che ha detto che no, non è il caso…
Il punto è che la strategia del governo punta a due cose: in primo luogo, buttare fuori il sindacato da dovunque sia possibile, attraverso una politica discriminatoria dei licenziamenti. In secondo luogo, assecondare la richiesta dei mercati finanziari all’Italia di operare profondi tagli nella spesa pubblica (a cominciare dalle dimensioni del pubblico impiego) per reperire le risorse necessarie a far fronte al debito pubblico.
La questione dell’assenteismo si presta ottimamente come grimaldello ideologico per far passare una riforma che risponda a questi disegni.
Ovviamente, la risposta di chi sta dalla parte del lavoro non può essere che la difesa dei diritti, a cominciare dall’illicenziabilità nel pubblico impiego e dalla libertà di azione sindacale, dunque, bisogna respingere il tentativo renziano. Per quanto riguarda, poi, la “cura dimagrante” da imporre alla Pubblica Amministrazione, osserviamo che, certamente ci sono organici pletorici (eredità della Dc che gonfiò il pubblico impiego dove poteva, per ragioni clientelari) e certamente la spesa pubblica deve calare, ma bisogna stare attenti alle cure da cavallo che finiscono… per ammazzare il cavallo.
In primo luogo c’è da tener presente che si tratta di persone (e relative famiglie) che resterebbero sul lastrico, il che, da un punto di vista sociale, non mi pare una bella cosa. In secondo luogo, un taglio simile della spesa pubblica significherebbe un crollo della domanda sul mercato interno con conseguenti chiusure di aziende ed esercizi commerciali. Insomma non mi pare la cura migliore per uscire dalla crisi. Peraltro, questo surplus di personale non è uniformemente distribuito e, se ci sono settori (come archivi, musei, biblioteche ecc.) che rischiano di chiudere per il personale che man mano va in pensione e non viene rimpiazzato, poi ci sono enti (per tutti la Regione Sicilia) dove ci sono caterve di personale inutile.
Insomma, occorrerebbe una indagine molto accurata per individuare le aree in eccesso su cui intervenire, ma con le modalità opportune (prepensionamenti, contratti di solidarietà, eventuali trasferimenti ecc.) e non con licenziamenti brutali. Ma questa è cosa diversa dal tema dell’assenteismo, cosa che va tenuta ben separata.
Certamente, la cosa più cretina che si può fare è assumere le difese degli assenteisti, giustamente odiati da qualsiasi onesto contribuente. So di fare infuriare molti dei miei lettori, ma, al solito, la cosa non mi turba affatto. Anzi, aspetto con ansia gli interventi di dissenso ed anche gli eventuali insulti. Se non dovessero esserci vorrebbe dire che sono stato troppo moderato sul punto, ed allora qui cerco di spiegarmi al meglio.
Dobbiamo metterci in testa una cosa: che siamo di fronte ad una crisi delle peggiori, che siamo ancora nel suo cuore e che essa durerà molto altro tempo. Il che significa che certi comportamenti – peraltro, sempre indecenti- che, in altri tempi, potevano essere sopportati, oggi non sono più sopportabili. In un momento in cui la pressione fiscale supera il 54% non è più concepibile che lo Stato debba pagare dei nullafacenti. E meno che mai se si tratta di clienti di qualche politico o sindacalista. Il sindacato serve a difendere i lavoratori e chi non lavora, per definizione, non è un lavoratore, ma un parassita ed i parassiti non vanno difesi. Mai.
Il nullafacente non è solo quello che semplicemente non si presenta in ufficio, accampando le scuse più diverse o, semplicemente, senza accampare nessuna scusa. Nullafacente è anche quello che in ufficio ci va ma occupa il tempo con i videogiochi o la chat, o magari al telefono, o al bar. E intanto le sue pratiche giacciono nel cassetto ed i cittadini attendono invano la soluzione dei propri problemi. Uno così va ammonito, poi, se insiste, sospeso e multato e, se proprio continua, licenziato senza troppi complimenti. Il guaio è che in questo paese gli assetti disciplinari della Pa sono dimenticati da troppo tempo (anche grazie al sindacato) e questo ha prodotto guasti enormi.
Badate che non credo sia necessario fare stragi: sono convinto che con meno di 200 licenziamenti disciplinari in tutto il paese, tempestivi e ben pubblicizzati, poi la macchina amministrativa funzionerebbe meglio che in Svizzera. Gli italiani sono intelligenti e capiscono subito che aria tira.
Una volta uno dei miei collaboratori (molti anni fa) mi disse che, si poteva esserci del giusto in questa mia posizione, ma che… era di destra. Gli risposi che ad essere di destra era la sua posizione, non la mia: la sinistra è il partito dei diritti, per cui un cittadino riceve dall’amministrazione un determinato servizio, non per graziosa concessione, ma perché è un suo diritto che deve essergli reso nel tempo più breve possibile. Ma se lui ha diritto a qualcosa, qualcuno ha il dovere (dovere, dovere, ricordiamo questa parola un po’ caduta in desuetudine) di dargliela, ed il dovere implica una sanzione in caso di mancanza. O no?! Mi pare abbastanza logico. E, dunque chiedere sanzioni disciplinari contro chi non lavora è una posizione di sinistra. Bisogna, però, vigilare con molta attenzione che questo non diventi un pretesto per colpire non chi non lavora, ma chi, magari, fa attività sindacale. Insomma, che non diventi una discriminazione camuffata.
Per cui, la manovra renziana va respinta, sia per il suo carattere antisindacale, sia per il disegno di generale precarizzazione, senza però far l’errore di assumere la difesa dei lavativi che, invece, vanno colpiti. Al contrario gli si farebbe un regalo immenso, rendendo la sua battaglia molto popolare. O non vi siete accorti che, fra chi non lavora nella Pa, c’è un odio diffuso verso il Pubblico Impiego, che colpisce anche chi non ha alcuna colpa? La bandiera della lotta ai fannulloni non va lasciata a Renzi, pena squalificare la lotta in difesa dei diritti di chi lavora (insisto: di chi lavora).
Questo è stato dimenticato per troppo tempo dal sindacato che, nel pubblico impiego ha prodotto solo disastri terribili, comportandosi come una delle peggiori corporazioni del paese. Il sindacato ha avuto grandi meriti nell’industria dove ha agito come un potente strumento egualitario e di modernizzazione del paese; ma nel pubblico impiego non si può assolutamente dire la stessa cosa. Ed è ora che iniziamo a fare certe distinzioni.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, donare il sangue, fannulloni, job act, lavoro licenziamento nel pubblico impiego, licenziamento nel pubblico impiego, marianna madia, matteo renzi, meriti del sindacato, sindacati, uil, vigili roma
Kos Tedde
Al netto dell’esposizione mediatica gigantesca che sta avendo questa notizia (nienete di altrettanto importante?), in termini generali ha naturalmente ragione, ma poi bisognerebbe entrare nei particolari di come funziona o non funziona la macchina pubblica che mi sembra che lei consideri “neutrale”, cioè da una parte c’è la macchina dall’altra i dipendenti. Ma non è così in nessuna organizzazione. E il provvedimento disciplinare che lei invoca non “fa sistema”. Le posto questo intervento che mi sembrea molto circostanziato. Grazie https://www.facebook.com/turi.comito/posts/10204556989038650:0
Van_lep
Caro Giannuli, fermo restando che un dipendente pubblico deve fare il suo lavoro, il problema va trattato con lucidità, misurando i problemi. A questo proposito, non è vero che l’Italia ha tanti dipendenti pubblici (neanche la Grecia ne ha tanti):
http://leprechaun.altervista.org/sole24ore.php
Questo, quanto al numero. Resta il problema dell’efficienza, che a mio avviso è terribilmente bassa ma non per “i fannulloni”.
Ricordo cosa diceva in proposito anni fa Rino Formica: era stato il giovane Andreotti (incaricato da De Gasperi di de-fascistizzare la PA) a spezzettare la responsabilità della PA con acribia scientifica. Questo per limitarne al massimo il potere.
E infatti questo è un aspetto che salta agli occhi confrontando la natura dei rapporti che si hanno con la PA italiana, e ad esempio con quella Francese. In Italia non c’è mai nessuno che governa per intero il tuo problema, sempre solo una parte. In Francia non è mai così, e il funzionario ha poteri inconcepibili in Italia, quale quello di cancellarti istantaneamente un’imposta non dovuta, o rimborsarti seduta stante (con un assegno) una ammenda non dovuta. E basta ricordare la vicenda Shalabayeva.
Direi che forse queste sono le cose importanti. Gli assenteisti sono sì un problema, ma non IL problema. Ed è a mio avviso piuttosto evidente che che questa elezione di un problema secondario al rango di protagonista serve come cortina fumogena.
Non è l’unico caso. Anche per l’evasione fiscale si può dire lo stesso. Anni di subdola persuasione hanno fatto sì che gli italiani (inclusi dirigenti dell’Agenzia delle Entrate) ritengano che il grosso del differenziale di evasione che abbiamo rispetto a paesi consimili sia fatto di “tanti che evadono poco”. L’idraulico che non fa la fattura (cose che succedono regolarmente anche in Francia o Germania), insomma.
Ma non è così (e chi deve sapere lo sa benissimo): l’evasione è fatta da pochi che evadono tanto. Più della metà del volume d’affari dell’edilizia è al nero, come ti dice chiunque sia nel settore, e come mostra anche una sommaria analisi dei fatturati (ridicoli, al di sotto dei limiti di sopravvivenza) delle imprese di costruzione.
E questo perché l’Itala è l’unico tra paesi consimili dove manca una legge sul regime dei suoli, quella che tentò di fare Fiorentino Sullo e che per questo fu silurato dai peones della DC, perché avrebbe significato la fine delle mazzette per aggiustare i piani particolareggiati. E lo fu con un metodo ignobile: era gay, e andarono a dirlo alla moglie, che era una “timorata di dio”.
grandavide
mah io credo che la colpa sia del dirigente: i suoi sottoposti non sono riusciti ad essere organizzati in modo decente perchè le ferie sono state gestite senza il benchèminimo buonsenso. e per giunta in un periodo critico dell’anno. e uno che deve organizzare del personale e non riesce a farlo non è evidentemente tagliato per questo tipo di lavori. ma in questo periodo storico le colpe vengono sempre spiattellate verso il basso, senza che il dirigente si sia assuma la benchèmimima responsabilità. e purtroppo personaggi come berlusconi, grillo e renzi hanno sdoganato questo modo di pensare a livello di massa, ed èuna cosa che trovo alquanto pericolosa.
ovviamente non voglio difendere i vigili nè i loro sindacati, specie quelli di roma le cui indagini in corso potrebbero fare scaturire ulteriori marciumi. ma, se tanto mi dà tanto, quando si considera il putridume di un detrminato settore del pubblico impiego, la relativa dirigenza non potrà che essere peggio.
Gerardo
In effetti, come dice Kos Tedde, anche la PA è un sistema formato da persone, individui, con caratteristiche molto diverse da gruppo a gruppo. In generale, mi pare di capire che molto dipenda dai dirigenti, e in base al taglio che danno al loro operato, in termini di motivazione, esigenze, aspettative e controlli, determinano l’indirizzo del gruppo.
Caruto
Sono molto d’accordo con l’intervento di Aldo Giannuli.
Cerchero’ di dirlo in maniera educata: c’e’ il pericolo di una inculata gigantesca (avete visto quello che e’ successo in Grecia?) ed ogni posizione leggermente sulla difensiva su un argomento come quello del pubblico impiego e’ come napalm lanciato nella giungla.
A tutti, compresi i dipendenti pubblici onesti che lavorano, ai sindacalisti in buona fede, ai cittadini che vanno a chiedere un ceritificato o un’autorizzazione, conviene che si metta mano alla macchina amministrativa il prima possibile licenziando i disonesti che prendono le stecche dai privati per fare il loro lavoro, che si mettono in malattia in maniera sconsiderata, o che semplicemente stanno li’ a contemplare il soffitto.
La situazione romana rischia di produrre effetti a catena poco piacevoli.
Siamo sicuri che i vigili abbiano agito da fannulloni?
Penso che sia stata attuata un’azione per mettere in diffcolta’ Marino (al netto della sua capacita’ o incapacita’).
La scelta peggiore sarebbe quella di stare sulla difensiva discettando sui numeri dei malati, di quelli in ferie, dei donatori.
Una sinistra intelligente coglierebbe la palla al balzo per proporre e cercare di fare approvare misure equilibrate, intelligenti, di efficienza e risparmio, salvaguardando, per quanto possibile, la qualita’ del servizio ed i diritti dei lavoratori della pubblica amministrazione.
Ho detto: “sinistra intelligente”. Scusate, stavo sognando; saranno stati i postumi dello spumante di Capodanno.
Auguri!
ilBuonPeppe
D’accordo su tutto, ma…
“chiedere sanzioni disciplinari contro chi non lavora è una posizione di sinistra”
Proprio no.
Chiedere sanzioni disciplinari contro chi non lavora non è di sinistra né di destra: è semplice responsabilità, è civiltà.
ilBuonPeppe
Un punto di vista diverso:
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/01/03/la-versione-del-vigile/
alberto
il discorso del professore è molto condivisibile.
io lavoro come pompiere e non posso non rilevare come in questo settore la pletora (una pletora, non tutti) di dirigenti siano una inutilità assoluta, sia come capacità organizzativa, vedi la clamorosa e recente odissea dei colleghi brindisini durante la vicenda northern atlantic, sia come partecipazione attiva nella vita lavorativa del personale operativo; sembra che essi vivano su un altro pianeta!!
certo non è così per tutti, ma non è così per tutti nemmeno per i lavoratori pubblici.
eppoi non parliamo dei sindacati,cgil, cisl uil etc. etc. sempre attaccati al culo dei dirigenti, sempre pronti a mistificare l’assenteismo vero o presunto, ma in sostanza poi ad ammetterlo tacitamente quando c’è da difendere i propri iscritti.
un inciso:
se i vv.uu. si sono presi il permesso per l’avis, qualcuno glielo avrà concesso, o no? da noi vvf, per esempio, è consentito per contratto avere il permesso per l’avis durante l’orario di lavoro, anche se l’articolazione del nostro orario è: 12 diurno, 24 riposo, 12 notturno e 48 riposo.
secondo cosa: se i vv.uu. si sono messi in mutua qualche medico gliela avrà pur data la malattia, o no?
terza cosa: se tutti si sono messi in mutua o in permesso avis proprio il 31 ci sarà o no qualcosa nell’organizzazione del servizio che non va, o no?
nei vvf non è mai successo, per esempio.
infine: renzi deve tacere sempre e soprattutto tacere quando si parla di assenteismo, lui che assenteista al comune di firenze lo è stato qualsi sempre.
abbiamo un pcm che dire vergognoso è dire poco.
saluti
alberto
ps.
per chi sà: non sono un iscritto a usb ( lo sono stato) e nemmeno conapo ( per inciso…..).
ilBuonPeppe
Aggiornamento: i casi “sospetti” sarebbero solo 44.
http://www.iltempo.it/roma-capitale/2015/01/04/ecco-chi-non-ha-risposto-alla-chiamata-1.1363834
Roberto B.
Caro Giannuli, nel pubblico così come nel grande privato, capi e capetti distribuiscono il lavoro non secondo meriti o capacità, ma secondo la “fedeltà” del collaboratore, in linea con il generale comportamento (politico e non) in questo disgraziato Paese.
Conseguenza: ai più leccapiedi (o più sponsorizzati, secondo i casi), toccano i lavori e gli incarichi più interessanti e di prestigio e non sempre capitano a chi ha le capacità per svolgerli davvero al meglio, comunque spesso peggio di chi viene escluso per insufficiente “affidabilità”.
Anche per fargli fare una rapida carriera.
C’è poi un’altro fenomeno tipico, di cui nessuno parla mai, ma che nei miei quasi 40 anni di lavoro in aziende IRI (del parastato, quindi) ho visto accadere centinaia di volte.
Se l’incarico (o il progetto) che deve essere assegnato NON DEVE andare a buon fine (per i motivi più vari che non importa approfondire), il capo o capetto si guarda bene dall’assegnarlo a chi ha dimostrato di avere ottime capacità.
Se invece si tratta di qualcosa di importante che DEVE essere fatta, magari anche solo per compiacere il supercapo, data la scarsità di “cocchi” con grandi capacità che non siano già oberati di lavoro, viene assegnato a “l’unto dal signore”, con l’accortezza di assegnargli anche il collaboratore veramente capace, a garanzia della riuscita.
Alla fine, il collaboratore avrà fatto il lavoro, ma i meriti (e i premi, quando è possibile distribuirli) andranno all’unto; con il tempo i capaci e meritevoli vengono progressivamente emarginati, o perchè si ribellano, o perchè perdono interesse e finiscono per lavorare poco e male anche loro, o per entrambe i motivi.
Questi tristi comportamenti subiti e prolungati nel tempo tagliano gambe e voglia di lavorare a qualsiasi persona.
Per finire, mi perdoni ma l’immagine dell’impiegato con le pratiche che giacciono inevase nel cassetto è un po’ datata e rimanda al Monsù Travet del secolo passato, ma nulla ha a che vedere con l’organizzazione e le modalità di lavoro dei nostri giorni.
Operations AreaAttiva
Questa storia puzza di spin:
http://www.iltempo.it/roma-capitale/2015/01/04/ecco-chi-non-ha-risposto-alla-chiamata-1.1363834
Gherardo Maffei
Facciamo chiarezza, scendiamo dall’astratto al concreto: a Milano ci sono la metà di vigili urbani che ci sono a Roma, ebbene costoro sanzionano gli automobilisti indisciplinati, il doppio dei colleghi capitolini. Gli assenteisti di capodanno, che hanno indignato su comando l’opinione pubblica, non a caso sono ubicati in maggioranza oltre che a Roma a Napoli e Palermo e Bari.Diciamo la verità è la mentalità “levantina” tipica delle popolazioni del sud della penisola, che sputtana la grande maggioranza dei dipendenti pubblici, a Napoli si dice :”chiagni e fotti”.Affermare poi che licenziare i disonesti della PA è cosa di sinistra, mi ricorda il ragionier Ugo Fantozzi, il quale costretto, dal compagno sindacalista rigorosamente di sinistra ( con tanto di eskimo e sciarpa rossa d’ordinanza) a subirsi per l’ennesima volta il film la “Corazzata Potionkim” uscirne con la frase liberatoria “é una cagata pazzesca!”.