Ancora sugli assenteisti nella Pa: capiamoci.

Devo stare invecchiando, perché il mio pezzo precedente sugli assenteisti non ha provocato le reazioni che mi attendevo. Ma forse è lo strascico del clima di Natale che rende tutti più buoni… non so.

Comunque, prima di tutto, togliamo di mezzo qualche equivoco:

1. non c’è nemmeno bisogno di dire che le responsabilità maggiori della cattiva conduzione dell’amministrazione italiana, compreso l’assenteismo, sono dei dirigenti: se sapessero fare il loro mestiere e fossero scelti per questo e non per meriti di clientela, i problemi non sarebbero risolti ma sarebbero attenuati. Questo è vero, però, il malcostume dell’assenteismo c’è e non è solo colpa dei dirigenti: c’è anche una massa di cialtroni da bastonare. Vogliamo parlarne?

2. Certamente gli assenteisti nella Pa non sono “il” problema ma solo “un problema”. Ricordo benissimo la frase del mio vecchio amico Rino Formica sul ruolo di Andreotti nella scientifica disorganizzazione della Pa che, sin dall’inizio, doveva essere una delle clientele di riguardo della Dc. So perfettamente che abbiamo un modello organizzativo, regolamenti, modalità di selezione e retribuzione da amministrazione del terzo o quarto mondo. So che la riforma della Pa (una riforma vera e non la porcheria prodotta da Bassanini nel 1997, che, come si vede, non funziona affatto) rappresenta uno dei capitoli principali di una politica realmente riformista nel nostro paese. Tutto giusto, però una riforma della Pa non può eludere il nodo degli assetti disciplinari che sono totalmente saltati nel nostro paese.

3. Nel caso specifico, non so se i turni fossero stati ben organizzati. Conobbi il capo dei vigili romani, Raffaele Clemente, a metà anni novanta,  quando lui lavorava presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ed io visitavo quell’archivio per conto della procura bresciana, posso dire che lo ricordo come un funzionario molto efficiente che difficilmente avrebbe fatto certi errori. Dopo di che, non vedendolo da almeno 15 anni, non so se è cambiato, non so se il piano lo ha predisposto lui o altri, non so se ci sono problemi di scarsità di organico dipendenti dall’amministrazione comunale. Può darsi che il piano dei turni fosse sbagliato o forse no, questo non ha alcuna importanza e mi spiego: se un problema di turni sbagliati c’era, andava affrontato con una regolare vertenza sindacale (a questo servono i sindacati), non certamente con il solito rimedio della furbizia all’italiana. Aggirare la questione con finte malattie o con la “drittata” della donazione di sangue è intollerabile ed è un comportamento da punire. Donare il sangue è un atto di generosità? Si, però lo si può fare anche in altri giorni e piantiamola lì (anzi, suggerisco un regolamento per il quale il permesso per la donazione di sangue sia escluso in particolari giorni, in cui l’amministrazione possa avere bisogni straordinari). In questo caso, più che l’assenza del lavoro in sé, è grave il comportamento truffaldino.

Ma, dicono alcuni, il lavoratore non può essere obbligato allo straordinario. Giusto in linea di massima, ma non in alcuni settori (sanità, ordine pubblico, emergenze infortunistiche ecc.) in cui è necessario assicurare la continuità del servizio.

Magari si può contrattare un recupero delle ore di straordinario, o un maggiore compenso, ma anche in questo caso si tratta di una vertenza sindacale, non di una cosa da risolvere a colpi di imbrogli.

Dunque, il comportamento dei vigili romani non ha giustificazione alcuna e che i sindacati di categoria si facciano passare dalla testa l’idea di proclamare uno sciopero per paralizzare la città, contro eventuali sanzioni. In caso contrario, sindaco e prefetto agiscano con la massima fermezza ricorrendo, se necessario, anche all’estremo rimedio della precettazione.

Fermezza, non isteria, sia chiaro. Perché qui la lotta va fatta su due fonti: contro gli assenteisti, certo, ma anche contro gli speculatori che vogliono usare il caso per far passare una riforma punitiva per il pubblico impiego e, al limite, un modo surrettizio applicare anche in questo ambito la nuova normativa del job act.

Noi non vogliamo “punire” il pubblico impiego, ma solo gli assenteisti, dunque non vogliamo regolamenti vessatori o carichi di lavoro irragionevoli. Qui si tratta di ottenere che gli impiegati pubblici facciano quello che è giusto ed in tempi razionali. Dunque, all’interno di una riforma generale della pubblica amministrazione, che stabilisca con certezza quali siano compiti, mansioni, carichi di lavoro, responsabilità di direzione e di controllo, ci sia anche una definizione degli assetti disciplinari. Ed, a questo proposito, c’è una cartina di tornasole per capire se una riforma vuole assicurare l’efficienza del servizio oppure ottenere strumentalmente la riduzione del personale: il tema dei licenziamenti. Perché, sia chiaro, che i licenziamenti non sono l’unica sanzione possibile, ma solo l’estrema ratio. La sanzione deve essere proporzionata alla mancanza e deve essere applicata con la dovuta celerità per correggere comportamenti sbagliati: ammonizione orale, richiamo scritto, ammenda, sospensione per un tempo variabile, trasferimento, retrocessione, perdita di anzianità di servizio e, solo nei casi più gravi, persistenti ed irrimediabili, il licenziamento. Se il dirigente segnala tempestivamente il comportamento irregolare all’organo disciplinare e questo irroga la sanzione proporzionale, è ragionevole supporre che l’impiegato si atterrà in futuro ad un comportamento più corretto. Anche perché, le sanzioni, considerate cumulativamente, incideranno sullo stato di servizio, con conseguenze sulla progressione di carriera ed, eventualmente, sull’anzianità. Pertanto è estremamente probabile che l’applicazione regolare e celere delle sanzioni minori  (ammonizioni, richiami scritti, ammenda, sospensione per brevi periodi) abbia più efficacia sull’efficienza, che non le punizioni estreme che, fra l’altro, potrebbero avere lo strascico di un probabile  contenzioso davanti al Tar. Vice versa, l’accumularsi di sanzioni minori potrebbe far scattare anche una sanzione di maggior peso, che sarebbe ben più difficile impugnare.

Ed occorre anche che ci siano precise garanzie sull’imparzialità degli organi disciplinari per evitare rischi di mobbing o discriminazioni sindacali.

Tutto sta a vedere se ci interessa più dare sfogo alle pulsioni punitive del pubblico o prevenire comportamenti devianti ed assicurare l’efficienza del servizio.

Se i sindacati (e qui il compito spetta alle confederazioni e non ai sindacati di categoria) sapranno prospettare una proposta razionale ed equilibrata, sarà possibile  togliere di mano a Renzi il più pericoloso dei suoi argomenti da imbonitore, a servizio di ben altra proposta di riordino della Pa, che tenda a tagliare gli organici e discriminare i lavoratori sindacalmente più attivi. Mentre la difesa corporativa non avrà altro effetto che facilitare l’operazione renziana.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (12)

  • “Devo stare invecchiando ….” succede a tutti ed alcuni si amorbidiscono, nel ES psicologico qualcuno ci rimane male ;D, buon anno.

    Peccato che Marino, invece di starsene zitto o dichiarare qualche banalità sul servizio pubblico abbia sparato sui possibili licenziamenti dimostrando di non avere una sua posizione e di non capire quale parte emerge vincitrice sulla riforma del lavoro (job act).
    contribuendo a una interpretazione negativa verso i lavoratori della futura normativa. Credo sia un problema comune alle persone che hanno difficolta a schierarsi e capire le opinioni che vorrebbero rappresentare faccendo un ottimo servizio ai vari icchino

  • in effetti, dopo che ho letto qua la versione dei fatti di un vigile che vuole restare anonimo, sono rimasto un pò agghiacciato:

    http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/01/03/la-versione-del-vigile/

    mi sorprende il candore con cui sto vigile scrive ste cose, che mi ricordano i discorsi sulle giustificazioni dei genitori per le assenze al liceo. o perlomeno niente che abbia a che fare con l’avere delle responsabilità: se la città rimane bloccata non solo non gliene frega niente, anzi utilizzano la cosa per minacciare l’amministrazione (cosa che poche altre categorie di lavoratori possono fare); utilizzano cavilli ideati a scopi civili in modo estremamente incivile, come la donazione del sangue, con il risultato che il dipendente pubblico appare come uno che se gli dai una mano si prende anche il braccio e sarebbe meglio farlo lavorare in catene (ovvero da precario). e il peggio è che non si rendono conto di quanto siano fuori luogo queste lamentele da bambini viziati, specie quando si tratta di una categoria che (chissà come) ha ottenuto un lavoro che qualche privilegio ce l’ha.
    questa in effetti sarebbe una delle più grandi sfide per la sinistra, essere per il settore pubblico, ma senza abbassarsi a difendere l’esistente e le tristi categorie di chi ci lavora adesso, perchè pretendere servizi efficienti per tutti è sicuramente piùimportante che pretendere assistenza per pochi calcinculati

    • Dal blog di Gilioli.

      ” È in atto a Roma un braccio di ferro tra il Comune e i propri 24.000 dipendenti. Oggetto della vertenza, il nuovo contratto decentrato che il Comune ha voluto imporre e che porterà tra le tante cose a perdite medie sugli stipendi comprese tra i 100-200 e i 400-500 euro. Parliamo di stipendi mediamente da 1200-1600 euro.”

      Quindi per lei protestare contro una riduzione del proprio stipendio del 10%-20% sono “lamentele da bambini viziati”? Ne prendiamo atto.

      • minacciare un ente o una persona, pretendendo benefici economici per non effettuare danni fisici è il tipico atteggiamento dei mafiosi, ed è assimilabile a questa tipologia di imprenditoria violenta. la maggiorparte dei lavoratori in italia prende meno stipendio di un vigile e non ha gli stessi privilegi dato che lavora per i privati, quindi non si può permettere di fare queste minacce da baronetto. e comportandosi da baronetti stanno facendo un danno al resto degli impiegati pubblici

        • Ok.
          Primo, non c’è stata nessuna minaccia, tantomeno minaccia di effettuare danni fisici. Semplicemente si sono rifiutati di dare la disponibilità agli straordinari, come loro diritto. In tutta risposta, il comune di Roma ha ABUSATO del diritto alla reperibilita’, chiamando persone il giorno stesso, in certi casi addirittura alle 7 di sera (stando alla ricostruzione). All’abuso della reperibilità , alcuni dipendenti hanno semplicemente reagito a tono.

          Secondo, lei non è di sinistra. Finalmente, con questo post, lei rivela la sua vera natura: quando equipara i diritti di un contratto legittimamente ottenuti da anni di contratti sindacali; quando chiama “minacce da baronetti” la rivendicazione sindacale, dimostra di aver completamente interiorizzato la narrazione della destra.

          • direi che è il tuo concetto di rivendicazione sindacale a essere traballante: essa per te è infatti possibile solo in casi di sospensione di un servizio pubblico (e se sospendi un servizio pubblico è tua la responsabilità dei danni fisici conseguenti). secondo me no: rivendicare i propri diritti deve essere possibile anche a chi non è in grado di bloccare una città. se i diritti appartengono solo alle categorie più forti abbiamo una disparità sociale bella grossa, e la sinistra da te tanto decantata va a farsi fottere. poi è chiaro che la dirigenza rimane comunque proporzionalmente ancora più criminale dei vigili, ma sembra che entrambi siano fatti della stessa pasta

  • Giulia Cittarelli Di Mandralis

    Penso che i vigili urbani di Roma si siano fatti strumentalizzare, non è possibile organizzare una simile protesta con un semplice passa parola: c’è stata una tacita connivenza (se non addirittura “un malizioso incoraggiamento” ) affinché le le cose andassero come sono andate. Non è dietrologia, se ci si riflette un po’non si può che giungere a questa conclusione.
    Per quanto concerne i problemi della Pubblica Amministrazione, Il Buon Peppe ha centrato perfettamente il nocciolo della questione: dirigenti penosi in grado di raccogliere solo il disprezzo dei propri sottoposti e norme create apposta per i furbi del quartierino che, guarda caso, sono quasi sempre quelli più”raccomandati”.
    Se partono i licenziamenti di sicuro cacciano prima i migliori!!!!

    • anch’io penso che i vigili siano stati degli imbecilli, e che probabilmente hanno fatto l’errore verso cui li ha spinti la dirigenza. però, dato che la pensano così, forse sono un pò troppo imbecilli per girare senza assistente sociale, figurarsi a dirigere il traffico

  • qui in Italia i privilegi vanno per categoria. Per esempio trentanni fà (non so adesso) i dipendenti dell’Enel o delle FFSS avevano più benefici di altre categorie. Comunque la mentalità è rimasta: i benefici devono riguardare la propria categoria e il sindacato si è adeguato a questa realtà. Ogni sindacato di categoria porta avanti le sue lotte. E ogni categoria, se vede toccati i suoi diritti o privilegi, porta avanti le sue lotte in modo pulito o sporco in base alle esasperazioni del momento. Chiaro che i politici sfruttano qualsiasi cosa per indebolire chi lavora o per farsi propaganda.

  • La si può girare come si vuole ma alla fine resta la semplice verità: a parte i disonesti, che esistono in tutti gli ambienti ma che fortunatamente sono sempre una minima percentuale rispetto alla totalità, gli assenteisti occasionali per cause contingenti, come in questo caso, sono sempre persone disamorate e profondamente deluse.
    Quando questo accade ad un singolo, può essere attribuito ad errore e responsabilità di quel singolo; ma se invece è un’intera categoria che ne è permeata, dire che la colpa è di chi li dirige è il meno che si possa dire. Ma il vero problema è e resta la mentalità levantina diffusa, per cui il merito passa in secondo piano rispetto alla accondiscendenza verso il potere.
    Ricordo che in un certo ministero, non importa quale tanto sono tutti uguali, c’era un ufficio specificamente addetto al trattamento delle “segnalazioni”, in pratica delle raccomandazioni, alle dirette dipendenze del capo di gabinetto del ministro. E chi di noi non considera assolutamente normale rivolgersi ad un parente, o amico, o potente che si ha la fortuna di conoscere, per avere una raccomandazione per un lavoro o quant’altro, per se e soprattutto per i propri figli?
    Ci siamo scordati forse delle “lettere di presentazione” dei cardinali, dei vescovi e persino dei semplici parroci?
    Non si può vivere bene ed onestamente se non si ama il proprio lavoro; ma questo principio che dovrebbe essere un fatto naturale e scontato, un sacrosanto diritto di ciascuno per vivere da uomo libero, oggi è totalmente abbandonato e viene contrabbandato invece il principio che per chi ha un impiego, qualsiasi sia, non è necessario lavorare bene e con coscienza ma solo saper assecondare il CAPO.

  • Sono un funzionarietto amministrativo. Sicchè in conflitto di interesse con la mia posizione di privilegiato posto fisso lazzarone fancazzista tangentista assenteista raccomandato con megabustapaga + megapremioproduttività (=immagine del pubblico dipendente italiota).
    Il berluskino se non avesse avversari così, se li dovrebbe inventare. Dopo il M5* che invece di fare opposizione fa caciara alla casalecchio, cade come il cacio sui maccheroni la furbata dei pulotti municipali de roma (+ autisti de roma + de bari + napule). Fuori è la giungla, licenziamenti a gogo, precari a tutta forza, straordinari non pagati, aziende che chiudono e delocalizzano, padroni sempre + avari, e i lazzaroni pubblici si permettono di mettersi in malattia e non lavorare.
    Appena era stato rintuzzato e respinto dalla cd sx pd-cgil l’estenzione del jobbe acte al pubblico impiego e zac, manco 2 gg dopo arriva la lazzaronite romana.
    Parliamoci chiaro: queste lazzaronate l’han sempre fatte, sol che ora le han fatte uscire a bella posta per giustificare quello che faranno.
    I poliziotti municipali sono una casta di furbetti lazzaroni. Quanti ne vedete in strada a dirigere il traffico? eppur beccano il doppio della busta paga di un parigrado impiegato.
    Magari ne licenziassero a iosa. Il pubblico impiego è pieno di questi lazzaroni. Io li ho tutti intorno ogni giorno, mi ispirano pensieri di genocidio. E i danneggiati sono i migliori, chi in un paese normale farebbe carriera.
    Il peggio sono i dirigenti, l’ebola dell’Italia, messi lì dai politici per far fare le maialate ai politici, mica per organizzare il personale, perchè è lì che si mangia merda: a far lavorare la gente e organizzare il lavoro.
    Ma anche se facessero una legge per il licenziamento ad nutum immotivato del dipendente pubblico, poichè dovrebbe firmarlo il licenziamento il dirigente, non lo farebbe, perchè son tutti donabbondio. E si ritorna al punto di partenza: la colpa è dei cittadini elettori che elegge sti politici.
    Non esiste via d’uscita. Per me la PA non ha più speranze. I dipendenti pubblici sono così sputtanati che nessuno solidarizza con loro. La compagine dirigenziale è completamente controllata dalla mafia politica.
    In dosi omeopatiche ridurranno lo stato infestato dai lazzaroni pubblici. E un giorno, gli italioti, si sveglieranno, e gli verrà detto che, non esistono diritti sociali. Ma non è questo il liberismo dell’europa?

  • Per diversi giorni stampa e televisioni hanno dato un risalto anomalo alla vicenda dei vigili di Roma, peraltro fornendo informazioni inesatte e cifre assolutamente sbagliate. L’effetto è stato ottenuto, e l’opinione pubblica è stata ulteriormente aizzata contro il pubblico impiego e i suoi presunti privilegi. L’obiettivo è sempre lo stesso: dimnostrare che chi lavora nel pubblico è sempre e comunque un parassita da colpire e maledire, e responsabile in larga misura della crisi economica (spesa pubblica improduttiva ecc.). Soprende che il prof. Giannuli sia in parte caduto nella trappola mediatica, giacchè qui non è in discussione la (indubbia) presenza di assenteisti nella p.a., o di persone che lavorano poco e male. L’obiettivo della stampa e del Governo è quello di demolire quel che resta della pubblica amministrazione (come del resto dimostrano i recenti tagli alle ferie dei magistrati, misura demagogica e inutile, ma che tanto è piaciuta agli italiani). E questo in nome di una precisa scelta ideologica di stampo neoliberista, la stessa che colpisce l’industria nazionale, privatizza i servizi pubblici creando oligopoli privati, progetta di svendere l’Eni, ecc. Che poi la spesa pubblica italiana sia al di sotto della media europea, che il numero dei dipendenti pubblici sia, in proporzione alla popolazione, più basso che nella maggior parte dei paesi sviluppati, non conta nulla. L’importante è continuare questa guerra allo Stato e a chi ci lavora, dando fedele esecuzione ai diktat provenienti da Bruxelles e da Berlino.

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