appello: la coscienza civile si risvegli, la libertà di dissenso va difesa

Ricevo questo appello da parte di un gruppo di giovani del movimento degli studenti. Vi aderisco ed invito quanti seguono questo sito ad inviare la loro adesione nel commento sottostante e, se possibile, a farlo girare.
grazie.


Aldo Giannuli, 10 luglio ’09


La coscienza civile si risvegli, la libertà di dissenso va difesa.

Segnali allarmanti sullo stato di salute delle garanzie democratiche e dei diritti di libertà in Italia si sono sommati in rapida successione in questi giorni. Ne hanno fatto le spese le giovani e i giovani colpiti dalle ondate di provvedimenti di privazione della libertà personale in un contesto che è tra i più delicati e che dovrebbe essere tra i più protetti in uno stato di diritto: quello della manifestazione di dissenso, anche il più radicale.

Con sorprendente tempismo, al principio della settimana del secondo G8 presieduto da Silvio Berlusconi, dopo quello tristemente noto di otto anni fa a Genova, ordini di carcerazione sono stati eseguiti a carico di 21 partecipanti alla contestazione dell’Onda studentesca nei confronti del “G8 dei rettori” a Torino, risalente a due mesi prima. Il giorno seguente, durante le prime contestazioni al G8 dei capi di Stato e di governo, in occasione del transito a Roma delle delegazioni internazionali verso la sede del summit a Coppito nell’Abruzzo terremotato, gli ordini di carcerazione hanno riguardato 8 dei 36 giovani fermati nel corso di un corteo nella zona Ostiense e partito dalla terza Università pubblica della capitale. Un corteo caricato dalle forze dell’ordine in seguito a disposizioni superiori, proprio nel momento in cui i manifestanti stavano per sciogliersi e raggiungere la manifestazione convocata all’Università la Sapienza in ragione degli arresti del giorno prima. Nulla aveva compiuto il corteo nei confronti di cose e persone, e non risulta, né è stata contestata agli indagati, lesione alcuna all’incolumità di chicchessia. Mentre chi tra i fermati è stato trattenuto in carcere, in stato d’arresto e perfino in regime di semi-isolamento, risulta invece essere più esposto degli altri in quotidiane e trasparenti attività politiche e sociali. Esattamente come nel caso degli arresti effettuati di esponenti dell’Onda e dei movimenti che l’appoggiano, il giorno prima in tutta Italia.

Non è una democrazia reale quella nella quale l’attività politica organizzata e l’espressione aperta delle proprie opinioni, anche rivolte al cambiamento più profondo dell’ordine costituito, diventano motivo di repressione e restrizione della libertà personale. Né si possono considerare integre, piene ed effettivamente tutelate le garanzie di agibilità democratica in un Paese, quando in esso l’autorità emana direttive di repressione generalizzata di manifestazioni improvvisate, pubbliche contestazioni e collettive espressioni di dissenso nell’occasione delicata di un vertice internazionale di governi. La manifestazione del dissenso è infatti parte della normale dialettica di una società democratica.

Se la repressione delle posizioni “radicali” si fa sistematica e continua, se chi le esprime è altrettanto sistematicamente e continuamente sottoposto all’applicazione delle misure più estreme di restrizione della propria libertà, chi la democrazia ha a cuore deve allarmarsi. E deve allarmarsi per le sorti della democrazia e della libertà in generale: si comincia dalle posizioni radicali ma non si può prevedere dove ci si fermi.
Ogni coscienza democratica deve dunque prendere voce non appena, in un contesto simile, l’autorità si trasforma in attività di repressione politica. La vigilanza civile che preserva la democrazia non può essere a tempo determinato: ogni qual volta dorma o chiuda gli occhi sulla repressione delle manifestazioni di pensiero e di dissenso, si rassegna a perdere una quota di democrazia, un pezzo di libertà. E a pagarne i costi sono tutte e tutti, giacché la democrazia e la libertà sono indivisibili.

Si reagisca dunque con una forte mobilitazione politica, sociale e culturale alle lesioni che democrazia e libertà hanno subito con gli episodi repressivi di questi giorni. Non si lascino sole e soli questi giovani. Si denunci, in ogni sede, la grave responsabilità assunta da chi questi episodi ha voluto, disposto e realizzato. La coscienza civile si risvegli, subito.

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Aldo Giannuli

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Comments (2)

  • a costo di andare controcorrente, devo sinceramente dire che e’ un appello un po’ vago – “si reagisca”, “si denunci”, “la coscienza civile si risvegli” – non vedo nessuna concretezza e soprattutto arriva tardi: il G8 di Genova del 2001 e’ stato il vero spartiacque tra un flebile tentativo di risveglio democratico e la dittatura sudamericana incipriata che stiamo subendo da quel di’ e se non si e’ riusciti in quel momento a contrastare cio’ che stava avvenendo tanto meno e’ possibile farlo ora e col governo che c’e’ usando le stesse metodiche: la “manifestazione a corteo”, laica processione verso bagarre, fumogeni, manganelli, qualche volta ci scappa pure il morto ma piu’ spesso e’ facile invito ad ingabbiare un po di gente senza fargli troppe domande, tanto per dare l’esempio. La cosa che personalmente piu’ mi intristisce e’ proprio che non ci sia la capacita’ di voi giovani di far evolvere – se non in casi eccezionali ed estemporanei – gli strumenti di contrasto a questo potere sempre piu’ becero, ma vedo una tendenza ad attaccarvi ai pantaloni di chi e’ venuto – e ha sbagliato – prima di voi e questo vostro appello ne e’ un chiaro esempio e non stupitevi se rimarra’ inascoltato. In questo modo, non si andra’ mai da nessuna parte e questo restera’ sempre un paese per vecchi!

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