Allarme: cinesi si stanno comprando l’Italia!

Cappuccino, brioche e intelligence n° 34

Nella scorsa settimana, i servizi segreti hanno presentato un rapporto al governo nel quale lanciano un allarme: i cinesi si stanno comprando l’Italia. Hanno messo gli occhi sull’enorme area dismessa della Falck di Sesto San Giovanni, dove pensano addirittura di aprire una filiale della Bank of China; fanno man bassa azionaria nel settore della automazione industriale, della nautica da diporto, delle tecnologie ambientali, ecc. I brevetti sono a rischio, la posizione concorrenziale dell’Italia pure. Infine –suprema infamia!- nell’anno prossimo, sbarcherà in Italia la temibile Dagong, l’agenzia di rating cinese, per valutare la fattibilità degli investimenti in Italia! Orrore! Scusate ma dove è il problema?

Con gli accordi di Marrakesh (1993) abbiamo sancito, in omaggio ai sacri principi liberisti, la libera circolazione dei capitali a livello mondiale senza alcuna barriera protettiva statale. E allora? Dovevate sapere che tutto questo avrebbe comportato anche problemi di sicurezza.

“Ma questi sono cinesi!” E allora, cosa c’è che non va? Il colore giallo? Che differenza farebbe se gli acquirenti fossero americani, francesi, tedeschi? “Ma americani, francesi e tedeschi sono alleati e questi no” A parte il fatto che le agenzie di rating americane (Jp Morgan e Moody’s) o franco-americane (Fitch) non si comportano granché da alleate, queste sono valutazioni di ordine politico che non dovrebbero influenzare le decisioni di mercato. O vi siete dimenticati di quello che ci avere insegnato sulla perfezione del mercato?

“Ma americani, inglesi e francesi si muovono attraverso imprenditori privati, mentre dietro gli investitori cinesi si intravede l’ombra del loro Fondo Sovrano, il braccio armato del governo che userà le acquisizioni non per scopi economici, bensì politici”. Appunto: quando avete fatto festa per l’avvento del libero mercato globale dovevate sapere che avrebbe potuto verificarsi anche un rischio del genere. Peraltro, solo un anno fa pregavamo in ginocchio Wen Jabao di far comprare i titoli di debito pubblico italiani da parte del fondo sovrano cinese. Ed allora? I bond si e le aree dismesse e le industrie no?

Diciamocela francamente: possiamo sospettare che qualcuno stia  cercando di fare un favore a qualche amichetto? Mi spiego meglio: l’Italia si sta apprestando ad un piano di dismissioni che va dalle aree demaniali ai gioielli di famiglia come Eni, Alitalia, Finmeccanica ecce cc. Personalmente sono ostile a questo piano per ragioni che ho spiegato altrove, comunque, se asta di beni pubblici ci deve essere, meglio che ci siano più concorrenti possibili e che ci siano quelli che fanno le offerte più alte. I cinesi, oggi, sono indubbiamente i concorrenti più “liquidi” ed è prevedibile che la loro presenza sul mercato faccia salire il valore delle offerte. Dovremmo esserne contenti, vero? Ma questo potrebbe anche dispiacere a chi vuol partecipare all’asta, ma risparmiando.

Ed allora un allarme del genere giunge davvero a proposito. Un Grande ci ha insegnato che “a pensar male si fa peccato, ma ci si indovina”. E noi siamo tanto peccatori!

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (10)

  • Sono d’accordo con quanto scritto.

    Un problema che viene sollevato sempre troppe poche volte e’ che i “capitalisti italiani” sono in linea con i “politici italiani”: in genere, provinciali, poco propensi al rischio, poco preparati.

    Sarebbe anche interessante sapere se dietro le preoccupazioni per la presenza cinese ci sia anche qualche aspirante compratore occidentale “alleato” dell’Italia.

  • non sarebbe da sorprendersi,dato che è recente la notizia che wawei stava corrompendo il govenro di cameron per entrare nel business delle telecomuinicazioni. solo che dato che il liberismo è una disciplinan inventata per i paesi dominati, non per i paesi dominatori (parafrasando ricucci si potrebbe dire che “sono tutti neoliberisti col culo degli altri”) e d’altra parte nemmeno i neoliberisti usa hanno permesso entrate rilevanti dei fondi cinesi nella loro economia. e quindi alla fine gli inglesi hanno dato il due di picche all’azienda non si capisce quanto statale cinese, dato che giustamente si stava ponendo un problema di sicurezza nazionale, appaltando le proprie telecomunicazioni mobili a uno stato estero.

  • Sono perfettamente d’accordo su tutto! Negli anni passati ci hanno imbottito la testa con l’assioma che i capitali devono essere liberi di girare: pertanto le aziende italiane hanno investito ovunque nel mondo (terzo). Qual’è il problema di capitali cinesi che accettano di agire nelle regole del mercato italiano? Faccio notare che la Cina possiede circa il 40% del debito pubblico statunitense e non mi sembra che si lamentino, anche se un po’preoccupati dovrebbero esserlo. Penso che qui stiamo assistendo ad un ritorno degli anni ’70, quando lo Stato ha regalato l’Alfa Romeo alla Fiat per non venderla alla Ford, o negli ultimi anni quando lo Stato si è accollato i debiti di Air One ( a mio parere la reale operazione finanziaria) e Alitalia per non venderla ad Air France. Sarebbe ora di smetterla di usare strutture dello Stato altamente qualificate… per farsi gli affari propri!

  • …ma se i liberisti iniziano a lamentarsi delle conseguenze della loro filosofia economica, cosa significa?

    L’uomo, in genere, non è maturo per liberismo ed anarchia…

    Ma, sopratutto in Italia, è molto propenso alle strade traverse ad alla filosofia da “compagnucci del quartierino”.

    Ha coerenza solo in questo!

  • I Cinesi delocalizzano la popolazione!!D’accordo su tutto, aggiungo che i “china” hanno un problema di esplosione demografica e, peggio ancora, di inurbamento massivo.Una tra le soluzioni adottate temo sia la creazione di enclave cinesi in territorio straniero. Questo fenomeno interessa l’Italia, l’Europa, L’America e sopratutto l’Africa, dove direttamente o per tramite la Cina acquista dai governi o da privati appezzamenti enormi di terreno ( vedere il sole 24 ore:”La mappa dell’invasione cinese in Africa”; link: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Esteri/2006/11/rb31106_mappacinaafrica.shtml ) Beh, il gigante dai piedi d’argilla si compra l’Africa! Figurati le aree falck!! E’ il tema enorme della democrazia che convive, senza conflitto ( ad oggi purtroppo), con la finanza speculativa. Come la vedo male!

  • […] Ci aspetta un governo, probabilmente presieduto da Bersani con Monti all’economia, che proseguirà sulla strada folle dell’austerità, che non migliorerà la situazione dei conti pubblici né il funzionamento dei servizi pubblici, ma in compenso produrrà ancora più disoccupazione e farà tanto felici i grandi capitalisti esteri che già da qualche mese fanno incetta di aziende italiane. […]

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