Al Jidar: is there anybody out there?

fotografie di GiorgioPalmera, introduzione di Gino Bianchi.

in caso di problemi nella visualizzazione delle foto potete vederle anche qui: foto1, foto2, foto3, foto4

La costruzione del muro nella West Bank ha avuto inizio nel 2002 con lo scopo di prevenire gli attentati kamikaze e quindi garantire sicurezza al popolo israeliano nel proprio territorio.
Ora una barriera di cemento alta nove metri e lunga centinaia di chilometri si pone come uno scudo a dividere due popoli, isolandoli e ostacolando qualsiasi tentativo di dialogo e di confronto. Il mostro d’acciaio, con il suo andamento irregolare, si insinua in città e villaggi senza alcuna logica apparente, taglia in due quartieri e strade facendo sì che unità familiari e sociali vengano separate e isolate, creando enormi disagi e umiliazioni a chi si trova a vivere nelle vicinanze del muro.
Per costruirlo sono state confiscate case e terreni, sono stati rasi al suolo interi quartieri e distrutti ettari di terra coltivata che apparteneva ai contadini palestinesi; sono state create zone isolate completamente circondate dalla barriera, prive di ospedali e servizi costringendo migliaia di persone a vivere un’odissea quotidiana solo per raggiungere il posto di lavoro o la scuola.

Pensare a restrizioni di movimento al giorno d’oggi è piuttosto difficile; ci sembra impossibile che qualcuno possa impedirci di andare al lavoro, a scuola, a fare la spesa, che in qualche modo qualcuno ci possa intrappolare in uno spazio chiuso, dicendoci dove possiamo andare e dove no, cosa possiamo fare e cosa no; non tollereremmo mai che ci venissero poste delle barriere al fare ciò che è un nostro diritto per il semplice motivo di appartenere al genere umano, di poter decidere autonomamente della nostra libertà.
Così non è per le centinaia di migliaia di palestinesi che vivono nella West Bank a ridosso del muro, che lo stato Israeliano ha deciso di costruire a dispetto del parere delle Nazioni Unite e della società civile.
Il muro serve a tenere i terroristi lontano da Israele, così ci hanno detto: ma non ci hanno detto di tutte quelle persone che per questa necessità di sicurezza si sono viste sottrarre la terra e distruggere le case, costrette a fare ore di fila davanti ai check-point solo per andare a lavorare o per farsi visitare in un ospedale che solo due anni fa potevano raggiungere in pochi minuti.

I protagonisti di questi scatti sono loro, le persone comuni, contadini, operai, studenti, madri di famiglia che si sono visti privare di tutti i diritti, di una vita dignitosa, del diritto di esistere come esseri umani, costretti a vivere rinchiusi in nome della ragione di Stato.
Questi uomini e queste donne non sono pericolosi terroristi, non sono neanche attivisti politici: è gente comune costretta a convivere con il muro che si insinua nelle loro case e nelle loro vite modificandone assetti e abitudini, costringendoli a trovare nuove soluzioni per poter vivere una quotidianità quanto più possibile normale, anche se è difficile pensare alla normalità stando davanti a nove metri di cemento che oscurano il sole, che impediscono allo sguardo di vedere l’orizzonte, di immaginare un futuro diverso.

Sono storie di vite semplici, di chi si trova invischiato contro la propria volontà in qualcosa di troppo grande e di troppo lontano, senza sapere perché ci è finito dentro, quali colpe ha commesso per meritare il carcere. Il muro per loro non è soltanto una presenza fisica di acciaio e cemento, è qualcosa di molto più pericoloso e dannoso, è qualcosa che si insinua nelle coscienze e nelle menti divorando sogni e speranze.

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Aldo Giannuli

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Comments (5)

  • Il muro di separazione dei 2 popoli è una barriera architettonica che impedisce da anni anche a noi di intervenire perchè ci sia da parte di Israele la volontà di convivere con i palestinesi e perchè possano usufruire anche loro dei privilegi che finora sono stati solo degli israeliani.

  • “Il Grande Muro del Marocco” noto come “la fascia di sicurezza”, è un muro di difesa lungo 2.720 Km e serve a proteggere il Marocco dalle intensioni ostili del Fronte Polisario.
    L’India ha costruito il suo muro di 3.300 Km per separarsi dal vicino Pakistan.
    Il Botswana ha costruito una difesa elettrificata lungo il confine con lo Zimbabwe. Secondo fonti ufficiali, ” è solo per prevenire malattie della bocca e degli zoccoli da animali da fattoria contaminati entrati nel Paese. Di fatto essa serve a prevenire l’arrivo di coloro che tentano di sottrarsi ai massacri della “pulizia etnica”.
    L’Arabia saudita ha costruito una barriera con sofisticati dispositivi elettronici di controllo. Il muro è concepito per la prevenzione delle infiltrazioni dallo Yiemen. La barriera è costata oltre 700 milioni di Dollari. Piccola questione “secondaria” è la collera delle tribù yemenite che denunciano la riduzione di 7 Km del territorio yemenita.
    Dal 2007 la Tailandia ha eretto una barriera di 75 Km lungo il più esposto confine con la Malesia. Secondo Bangkok essa ha lo scopo di ostacolare i terroristi musulmani delle agitate province del meridione ad entrare nella zona settentrionale del Paese.
Gli Emirati Arabi Uniti stanno procedendo alla costruzione di una barriera sui suoi confini con l’Oman e il Kuwait, rinforzando l’esistente struttura di 215 Km lungo la frontiera con l’Irak.
    Il muro tra il Messico e gli Stati Uniti è attualmente eretto per proteggere l’America dai messicani che tentano di entrare illegelmente nel Paese nell’intento di sottrarsi dalla povertà e dalla miseria.
    La Spagna di Javier Solana ha eretto una barriera elettrificata e controllata ininterrottamente da soldati a Ceuta e Melilla. Essa serve a proteggere la Spagna dall’ingresso dei lavoratori illegali che dal Marocco e dalle zone sub sahariane cercano di sfuggire dalla carestia.
    Ci sono anche le famose “Mura irlandesi” dove, da oltre trent’anni, Cattolici e Protestanti preferiscono vivere gli uni separati dagli altri. Per questo alcune strade sono state sbarrate per porre fine al lancio di pietre, molotov, bombe a mano e altri tipi di proiettili. Tutta l’area di Belfast è stata deturpata, case distrutte e residenti espulsi nella generale indifferenza internazionale.
    L’Uzbekistan ha eretto uno sbarramento lungo il confine con il Tadjikistan.
Anche il Pakistan ha costruito una barriera di 2.400 Km per separarsi dall’Afghanistan.
    Anche la Corea del sud si protegge dalla Corea del Nord con una “barriera”.
    Anche l’Arabia Saudita ha eretto una ultramoderna barriera di 900 km sul suo confine con l’Irak.
    La Turchia rivendica parte dell’isola di Cipro e anch’essa delimita quel territorio con una barriera.

    Perche’ quello costruito dallo stato di Israele e’ il solo muro chiamato “muro della vergogna”? Ad ogni modo il beneficio di tale muro per Israele è indubbio: tra il 2002 e il 2008 il numero delle vittime da attentati suicidi è sceso da 451 a 7! Questa caduta del 98,5% non è, naturalmente, applicata ad Eilat o Dimona, nè lungo il Deserto della Giudea, in quanto tali aree non sono ancora incluse nella barriera di sicurezza.

    Costruire un muro per proteggersi da immigrati poveri ed in miseria è forse più legittimo che non farlo per prevenire l’ingresso di attentatori suicidi?
    Lascio a te rispondere a questa domanda, ovviamente un po’ retorica (ma mi pare il minimo)

  • Simona, gli articoli di Aldo e i commenti (es. il tuo) vari offrono l’opportunità di allargare l’orizzonte della conoscenza culturale e politica.

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