La legge elettorale in discussione con l’emendamento Fiano.

La discussione presso la commissione Affari Costituzionali della Camera ha avuto uno sviluppo: il progetto Rosatellum è stato rivisto complessivamente con un maxi emendamento presentato da Fiano per conto del Pd e che avrebbe dovuto rendere la legge elettorale più simile a quella tedesca. In realtà resta una cosa ancora diversa dal Geyerhahan (al massimo parlerei di un Germanicum, un po’ tedesco ed un po’ Italicum). Rispetto al modello tedesco ci sono queste differenze sostanziali:

a.    il voto disgiunto fra uninominale e proporzionale è sostituito da un voto unico per tutti due
b.    viene abolita la possibilità di accedere alla distribuzione del proporzionale anche quei partiti, che non avendo raggiunto il 5% nazionale, abbiano, però, vinto in almeno tre collegi uninominali
c.    Il capolista del listino uninominale precede, nella elezione, tutti gli eletti nei collegi uninominali
d.    Ovviamente non c’è possibilità di integrare qualche seggio agli altri nel caso un partito, con gli uninominali, abbia più di quel che gli spetterebbe nel complesso. Qui la logica è invertita: prima si fissa il numero totale sulla base del proporzionale e poi si vede se c’è capienza con gli uninominali
e.    I listini bloccati hanno un numero molto ridotto e non pari a quello dei 303 da assegnare in tutto per quella quota (mentre nel tedesco la divisione è perfettamente simmetrica), pertanto, eventuali eletti aggiuntivi di quota proporzionale verranno presi dai migliori “non eletti” di quel partito nei collegi uninominali
f.    A differenza del modello tedesco, la proposta Fiano introduce le quote rosa
g.    Viene introdotto uno strano meccanismo per cui i partiti che non siano esentati dalla raccolta delle firme debbono raccogliere le firme tanto nella circoscrizione che raggruppa gli uninominali, quanto nei singoli uninominali (ne riparliamo più avanti)
h.    Si reitroducono, pur se eventualmente ed a livello locale le coalizioni per l’uninominale (cosa impensabile in Germania)
Come si vede, le differenze sono troppe e di non poco conto, per poter parlare di modello tedesco, anche se restano la divisione proporzionale dei seggi, la clausola di sbarramento al 5% ed i listini bloccati. Non è il modello tedesco (votato dalla rete domenica scorsa nella consultazione on line fra gli aderenti al M5s), ma uno strano intruglio fra il tedesco Doc e un po’ di pastrocchi all’italiana, dove anche le cose formalmente uguali, di fatto funzionano in modo diverso.

Ed iniziamo proprio dalla questione della clausola di sbarramento al 5% che è l’arco di volta dell’intera manovra renziana ed il maggiore imbroglio della legge.

Quel numero non venne scelto dai legislatori tedeschi in grazia di una particolare virtù orfico-pitagorica del numero 5, ma perché si cercava una soglia abbastanza alta per far fuori il Partito Comunista (che era intorno al 4) ma più bassa del 7% che era la percentuale dei liberali, che invece, bisognava garantire. L’obiettivo non era quello di “razionalizzare” il sistema limitando il numero dei partiti ammessi in parlamento, ma farne fuori solo uno (non c’erano altri partiti di qualche consistenza sotto clausola) e, alla fine, l’incide di distorsione risultò molto contenuto proprio perché l’escluso era solo uno. Poi, però, sono arrivati man mano i verdi, quindi la Pds-Linke, adesso Afd. Ed i partiti sono cinque e stanno diventando sei. Quindi lo sbarramento al 5% non è un dogma, e tutto sta a vedere come si distribuisce il voto e capire quale è il senso dell’operazione politica. A differenza della Germania nei primi anni cinquanta, in Italia abbiamo 7 partiti (FdI, Ala, Udc-Ap, conservatori-riformisti, Socialisti, Art. 1 e Si) che sarebbero sotto quota e che, con le liste piccolissime, assommano a circa il 20-25% dei voti, una quota decisamente troppo alta, suscettibile di produrre un implicito premio di maggioranza e quindi una massiccia distorsione della rappresentanza, superiore a quella determinata dall’Italicum, con una sola differenza: che l’Italicum attribuita il premio ad un solo partito, mentre qui il premio viene “spalmato” proporzionalmente sui partiti che entrano in Parlamento.

Ma ugualmente non si può parlare di un sistema propriamente proporzionale perché sacrifica troppo il principio di rappresentanza. Allo stato attuale, questo significa realisticamente M5s, Pd, Forza Italia e Lega, per cui ai partiti a rischio non resterebbe che fare coalizioni fra di loro o confluire nelle liste dei partiti maggiori. Nel primo caso a avrebbero qualche probabilità di successi i partiti di centro se riuscissero a fare un’unica lista ed a non perdere troppi elettori (le liste comuni realizzano sempre meno della sommatoria delle varie componenti), mentre sarebbe a forte rischio un eventuale polo Mdp-Si che si collocherebbe a ridosso della linea di galleggiamento e quasi nessuna speranza avrebbe Fratelli d’Italia che non ha nessuno con cui fare lista comune.

Dunque resta l’altra ipotesi: la confluenza di tutti o parte i soggetti a rischio nelle liste dei partiti maggiori. Il che andrebbe a tutto vantaggio di Fi e Pd (forse Lega, se Fdi vi confluisse), mentre nessun vantaggio verrebbe al M5s che, come è noto, non accetta accordi elettorali con nessuno. Il più interessato all’operazione è ovviamente il Pd che cercherebbe sicuramente di rosicchiare sia alla sua destra che alla sua sinistra sia per togliersi dai piedi i suoi scissionisti, sia per giocare la carta del “voto utile” e riconquistare il primo posto ai danni del M5s.

Mentre non si capisce che vantaggio abbia il M5s da questa soluzione il cui esito più probabile sarebbe quello di regalare all’asse Pd-Fi una comoda maggioranza sia alla Camera che al Senato.

E veniamo all’altro punto principale che stravolge il “modello tedesco” trasformandolo in una cosa diversa da quel che è: il voto congiunto fra uninominale e proporzionale. Il voto unico, di fatto, avvantaggia i partiti con candidati che hanno seguito clientelare, con una forte quota di amministratori locali e con insediamento territoriale a tutto svantaggio dei partiti con candidati deboli o poco conosciuti, con scarso o frammentario insediamento territoriale, e con scarsa presenza negli enti locali. Il candidato nell’uninominale farebbe da traino, e i suoi voti inciderebbero direttamente anche sulla quota proporzionale. E’ ovvio e comprensibile che questo avvantaggi soprattutto il Pd ed , in piccola misura, la Lega che hanno forti insediamenti territoriali, potrebbe anche avvantaggiare Fi nel sud, dove la tradizione del voto clientelare è forte (per non dire del voto organizzato dalla malavita). Unico a rimetterci tutto sarebbe il M5s che è esattamente il partito con candidati meno conosciuti, limitata presenza negli enti locali (e per di più con una regola interna che proibisce loro ulteriori candidature durante il mandato) e con un insediamento territoriale a chiazze.
Sarebbe opportuno il voto disgiunto e possibilmente su due schede diverse (come effettivamente è nel modello tedesco) anche se questo apre la ferita delle liste civetta.

Peraltro, sorgono dubbi sulla costituzionalità di questo metodo, perché questo forza la volontà dell’elettore: facciamo il caso di un elettore che voglia votare per un partito ma astenersi sul candidato del suo collegio, perché ne ha un giudizio negativo, che fa? O vota il partito e si becca il candidato sgradito o si astiene e non vota per il partito. Di fatto è la riproposizione del “Porcellum” con le sue liste bloccate.

Un terzo punto di cui si discute poco è quello dell’art. 18 bis comma 7 che reintroduce surrettiziamente le coalizioni: infatti si ammette la possibilità che un candidato in un collegio uninominale sia collegato a più liste, con l’unico limite che la medesima coalizione deve essere riproposta in tutti i collegi uninominali della circoscrizione (poi c’è da capire come si farà a stabilire sul conto di quale partito mettere il vincitore, ma è questione diversa).

C’è poi una norma un po stravagante sulla proclamazione degli eletti, per la quale, fissato il numero dei seggi spettanti a ciascun partito e distribuiti essi sul territorio in base ai voti ottenuti dal partito in ciascuna circoscrizione, si proclama eletto per primo il numero 1 del listino proporzionale, per procedere dopo alla proclamazione dei vincitori nei collegi uninominali, poi, se co sono ancora seggi da aggiungere si procede con i candidati del listino, e se ci sono ancora seggi da coprire, si attinge ai migliori non eletti nei collegi uninominali.
Facciamo un esempio: il partito A nella circoscrizione 33 ha avuto un solo eletto nel collegio uninominale VI, ma in tutto gli spettano due seggi per il computo proporzionale, dunque, mentre il partito B non ha avuto nessun eletto negli uninominali, ma ha avuto 4 seggi per il proporzionale, mentre il listino è di tre candidati, per cui:

-il partito A eleggerà il numero 1 del listino, ma non eleggerà nessun deputato negli uninominali, mentre

– il partito B, oltre ai tre del listini, avrà un altro seggio in uno dei collegi uninominali (magari il III dove ha vinto il partito C),

con il risultato che il collegio Vi non avrà nessun rappresentante, perché quello arrivato primo non è scattato perché il seggio è andato al capolista del listino, mentre il collegio VI avrà due deputati, uno perché eletto con l’uninominale (partito C) ed uno di recupero proporzionale (partito B). Siamo sicuri che questo non violi l’eguaglianza del voto e il diritto di ogni collegio ad avere un rappresentante?

Tutto questo è il prodotto di un meccanismo perverso per cui i candidati negli uninominali sono le bestie da soma che devono portare voti utili anche nel proporzionale, ma i listini devono essere coperti da uomini di sicura lealtà verso il segretario del partito. Ed anche questo è sicuramente nell’interesse del segretario del Pd che non vuole sentir parlare di preferenze (questione della quale il M5s aveva fatto una questione di principio che ora sembra dimenticata).

Ci sono poi una serie di questioni tecniche per cui la legge risulta abbastanza malfatta, ma lasciamo perdere, salvo una questione che merita d’essere segnalata. Come avevo avuto modo di scrivere in questo blog già da dicembre, se la nuova legge elettorale prevede collegi uninominali poi bisogna avere il tempo di farli ed un paio di mesi vanno via tutti, per cui non se ne parla di votare ad ottobre. Finalmente se ne sono accorti anche alla Camera e l’emendamento Fiano stabilisce che, in caso di elezioni anticipare, si useranno i collegi già pronti del Mattarellum vivente sino al 2005. Solo che qui i collegi da fare sono 303 e quelli del Mattarellum erano 475: come si accorperebbero tenendo fermi le bande di oscillazione minimo/massime?

A volte mi chiedo quanti deputati supererebbero un esame di diritto pubblico sui sistemi elettorali.

Ma, soprattutto, mi chiedo: ma perché il M5s vuol fare questo regalone a Renzi?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (28)

  • I collegi plurinominali da 2-4 seggi creano oppure no una soglia di collegio che varia dal 15 al 25% che è di gran lunga più restrittiva di quella nazionale del 5%?

    • no se il calcolo è fatto in sede di collegio unico nazionale, si se il calcolo proporzionale è fatto in sede circoscrizionale

  • Professor Giannuli le cose non stanno come dice lei, se fosse così i grillini voterebbero contro, non sono mica scemi. Secondo me sottovaluta troppo l’intelligenza di Grillo ed i suoi. Si tratta di un proporzionale puro, come quello della prima repubblica!!!!

  • Il voto disgiunto implicherebbe il prevalere degli eletti nell’uninominale rispetto al listino giusto?
    Ciò altererebbe però la proporzionalità, cosa su cui non vuole cedere il M5S.

    • sbagliato: il voto disgiunto avvataggia il proporzionale perchè rende libero il secondo voto, mentre l’uninominale avrebbe quel che gli spetta

  • Grazie dell’analisi motlo accurata.
    Avrei tuttavia un dissenso importante che riguarda l’effetto del voto unico su liste di collegio e circoscrizionali.
    A me pare che avvenga tutto l’opposto, che cioè l’elettore, avendo da votare una specifica lista di partito, finisca col trascurare gli aspetti personali del candidato di collegio. Teniamo anche conto che le circoscrizioni tracciate sono piccole e che quindi i candidati circoscrizionali saranno in tanti casi espressioni della politica locale allo stesso modo di quelli dei collegi. Se ci dovesse essere un effetto legato alla notorietà dei candidati, credo aggirebbe allo stesso modo sulle due liste.
    In ogni caso, è davvero difficile immaginare che un dato elettore possa cambiare la lista da votare in base a quali siano i candidati, venendo in eventuale conflitto questi due aspetti, prevarrebbe in quasi tutti la scelta del partito. Secondo me, Grillo si è convinto perchè in effetti, vincolando esito dei collegi uninominali e circoscrizioni, per i 5S il vantaggio ci sarebbe.
    Se invece ci fosse stato il voto disgiunto, allora i 5S sui collegi avrebbero avuto una batosta, perchè il potenziale elettore 5S avrebbe votato liberamente nel collegio, sapendo che nella circoscrizione il voto sarebeb andato alla lista preferita.
    Mi spingo sino a credere che questo sia il contentino che Berlusconi e Renzi abbiano dato a Grillo per convincerlo ad aderire, accettando di fatto di avere un nuovo parlamento di nominati.
    Lo stato della democrazia in italia mi sembra più precario, il PdR è come se non ci fosse, anzi rema contro, non trascurando nessuna occasione per favorire ogni cedimento di sovranità nazionale alla UE, i partiti come li abbiamo conosciuti non esistono più e scimmiottano le primarie USA senza tenere conto delle enormi differenze tra noi e loro.

    Ora, risulta chiaro che Grillo non costituisce minimamente un presidio a favore della democrazia. Spero che gli elettori se ne accorgano al più presto.

  • Legge complicata, legge porcata. Legge schematica, legge Democratica.

    Credo che al M5S interessi solo andare al voto, creando una sorta di ballottaggio mediatico tra vecchio e nuovo, tra chi ha già s-governato e chi merita una possibilità.

    Più la legge elettorale è una porcata e più gli si potranno attribuire tutti i mali futuri, compreso un governo debole, una maggioranza incerta, provvedimenti economici lacrime e sangue.

    Chiunque governi avrà l’alibi che la colpa è della legge elettorale, voluta dagli altri partiti.

    Si renderà quindi necessario fare un’ennesima nuova legge elettorale e tornare al voto, sciogliendo le camere.

    Per rafforzare questa strategia, il M5S potrebbe sfilarsi all’ultimo minuto dal votare questa legge elettorale, perché non rappresenta affatto il modello tedesco votato dagli iscritti.

  • Gentile dott. Giannuli,
    mi sfugge il punto della legge elettorale che lei sintetizza così: “Un terzo punto di cui si discute poco è quello dell’art. 18 bis comma 7 che reintroduce surrettiziamente le coalizioni: infatti si ammette la possibilità che un candidato in un collegio uninominale sia collegato a più liste, con l’unico limite che la medesima coalizione deve essere riproposta in tutti i collegi uninominali della circoscrizione (poi c’è da capire come si farà a stabilire sul conto di quale partito mettere il vincitore, ma è questione diversa).”

    Io non trovo alcun articolo 18 bis comma 7 né nell’emendamento Fiano, né nel Rosatellum, né nel testo unico delle leggi elettorali del 1957. Mi saprebbe indicare dove posso cercarlo?

    Grazie.

  • Credo che l’interesse del M5S sia duplice: da una parte rafforzare il proprio centralismo, dall’altra far fuori la Sinistra ed egemonizzare le sue tematiche “alla Di Maio”.

  • Agostino Marrella

    Professor Giannuli, buongiorno.

    Il “succo” del Suo ragionamento m’è parso (cito): “… perché il M5s vuol fare questo regalone a Renzi?”. Un “succo”, mi si perdonerà la franchezza, alquanto minimalista e… deludente.

    Un sistema elettorale è “buono” o è “cattivo” soltanto in funzione dell’utilità o del danno che può derivarne al M5S? Io – “ingenuamente” – continuo a ritnere che un sistema elettorale non deve essere utile a Renzi, Grillo, Berlusconi… ma agli elettori che devono avere la massimo potestà di effettiva scelta degli eletti. Il che è negato in radice dall’ennesima porcata denominata, assai impropriamente “sistema elettorale tedesco” (di per sé opinabile anche nella formulazione… D. O. C., per altro). Un’ennesima porcata con scheda unica, voto congiunto, candidature prurime e liste bloccate ad uso e consumo dei “capetti” e delle oligarchie partitiche. O vogliamo considerare come “superno” esercizio di democrazia l’ottriata possibilità di… farci prendere per il culo per il culo con le sgangherate e permeabilissime “gazebarie” del Pd o l'”iniziatico televoto” del M5S?

    Personalmente continuo “a pensarla” come scrissi in una nota (si veda sotto) l’11 Settembre scorso, in cui, in qualche modo, avevo pure intuito il disvelarsi dell’oligarchismo partitocratico del M5S.

    Assai cordialmente, Agostino Marrella

    https://www.facebook.com/notes/agostino-marrella/la-contorta-furbesca-italianit%C3%A0/10154617531894875/

  • Se un allenatore lascia in panchina o non convoca Messi, vuol dire che non ha intenzione di vincere.
    Per il resto, se un igegnere meccanico occupò la Giustizia, non si vede perchè un architetto non possa progettare sistemi elettorali.
    Non resta che impallinare l’ircocervo elettorale davanti alla Corte Costituzionale: anche questa può essere una scelta voluta .. per avvelenare i pozzi.

  • O.T.
    @Roberto B.
    Roberto B.
    31 maggio 2017 a 14:22 | #
    “unità linguistica europea”.
    Mmmmmm… Sono certo che non accadrà fintanto quel che mi resta da vivere ma, nel caso, sarebbe davvero una sventura …
    §§§
    Stiamo assistendo ad una serie di eventi che rompono con il passato.
    L’Eurolandia ne sarà investita. Non è detto che la Germania lasci il convoglio comune per correre più veloce da sola.
    L’unità linguistica a questo punto può essere una decisione politica tra chi ci sta.
    Chi ci sta influenzerebbe il risultato finale da affidare alle cure dei linguisti – su mandato politico- .
    Purtroppo gli esempi passati non sono incoraggianti.
    Il latino come lingua dotta europea è stato ucciso dalla diplomazia francese.
    I francesi e gli italiani hanno soffocato l’Unione Latina con sede a Parigi.
    L’Esperanto è spirato da molto e comunque non sarebbe utile alla bisogna.
    Il latino? Certo che bisognerebbe tenere conto !
    Il latino del IV e del V sec. è un buon esempio.
    Il quesito è se la politica avrà la forza e la volontà di fare una simile operazione.
    Quando hanno voluto l’euro hanno proceduto.
    A me non dispiarebbe imparare una nuova lingua .. se questo servisse a qualcosa di buono.
    Ad occhio la conflittualità storica tra i paesi dell’America latina mi sembra di gran lunga inferiore a quella europea.
    In fin dei conti, se mi devo fidare di qualcuno, preferisco i comuni Jean, Pedro, Luis … piuttosto che i politici che pensano a se stessi.

    • Errata: Non è detto che la Germania lasci il convoglio comune.
      Corrige: Non è detto che la Germania NON lasci il convoglio comune.

    • Ma caro Gaz, parlando di sventura, a parte la pochissima voglia che ho di rimettermi a studiare, mi riferivo alla successiva morte della nostra bella lingua, inevitabile con il tempo se davvero si giungesse ad una unica lingua europea, qualsiasi essa sia.
      Sarebbe un percorso analogo a quello della moneta unica, con conseguenze per la nostra cultura molto più pesanti e deleterie. Partendo da Dante, via via fino ad Ungaretti, quanti caduti!
      Per me la vera battaglia dovrebbe essere invece quella di riscoprire l’italiano, a partire dalle aule scolastiche, dove oggi Omero, tanto per fare un esempio, è appena accennato con degli insulsi riassuntini sulla storia, fregandosene dei veri significati e messaggi.
      Sull’inglese, che assolutamente non amo, faccio solo osservare che sono ormai più di cinquanta anni che viene obbligatoriamente utilizzato in tutte le pubblicazioni scientifiche; continuerà così anche con la Brexit.
      Preoccupiamoci piuttosto che non diventi il tedesco la prima lingua europea, che non conosco ma che amo ancora meno dell’inglese.

      • @Roberto B.
        Caro Roberto, ti ringrazio per l’attenzione, perchè contribuisce a mantenere l’atenzione sul tema.
        Oggi imparare una lingua, con i nuovi mezzi a disposizione, è più facile. C’è un apsetto che riguarda il presente, ma anche le future generazioni, per le quali può essere visto come un investimento.
        Quando il latino era molto diffuso -ma la stessa cosa si può in parte dire dell’inglese- le altre lingue sono fiorite, non sono state uccise. Il numero di autori che hanno scritto sia in latino, sia in lingua locale è sterminato. Il primo che mi viene in mente è Mozart.
        Il paragone con l’euro non mi sembra perfettamente calzante, perchè da un lato c’è una moneta unica, verticisticamente imposta, che va a essere metro di economie diverse, mentre nel caso della lingua dovrebbe essere un fenomeno che dovrebbe essere accettato da una grande moltitudine per funzionare.
        Estremizzando e semplificando parecchio, è vitale leggere Omero in greco o in latino o in italiano, in una traduzione , piuttosto che in un’altra? Chi vorrà e potrà se lo leggerà direttamente in greco.
        Quanto all’inglese bisogna ribadire che non sempre è stato uguale a se stesso nel corso della storia, così come cambia da luogo a luogo. L’inglese del nord per me è una tortura acustica. E’ ben lontano dall’inglese della Regina, che non è il simple degli abstract delle riviste, farcito di errori sui false friends, e non solo, al pari dell’inglese di Bruxelles.
        Nella tua panoramica tratteggi il quadro del presente, inclusa l’idiosincrasia per il tedesco.
        Dal mio punto di vista il problema non è tanto tecnico-linguistico, quanto politico: ecco perchè un esperimento come l’esperanto non è riuscito ad attecchire; era solo una operazione culturale. L’italiano senza i Medici si sarebbe diffuso?

          • @Roberto B.
            Un esempio in positivo circa le possibilità di realizzazione è costituito dalla fisica, che con la matematica, parla un linguaggio addirittura universale, come la chimica.
            Certo i campi sono molto più ristretti, ma nei due esempi c’è stata la volontà di perseguire una unitarietà, cui si si è sovrapposta un’autorità unificante(almeno per la chimica).
            Per altri aspetti vi è stato l’esempio del nord Africa, latinizzato in gran parte, fino alla conquista musulmana, che ha imposto come lingua l’arabo.
            In Brasile considerano, all’interno del Mercosur, di passare dal portoghese allo spagnolo.
            Consideriamo vantaggi e svantaggi della frammentazione e dell’unitarietà linguistica.
            Se poi dobbiamo fare come durante la prima guerra mondiale quando lombardi e siciliani nell’oscurità si scambiavano reciprocamente per austriaci perchè non si comprendevano .. con il pericolo di farsi fuoco …

  • Il succo della situazione è che il mov 5 stelle, alfiere della democrazia diretta, sta contribuendo a far passare l’ennesimo inciucio elettorale in combutta coi partiti di regime, con tanto di rappresentanti nominati dai partiti e di accoglimento implicito della cultura della governabilità (che i nostri alfieri avrebbero voluto radicalizzare abbassando la soglia del premio di maggioranza al 35%).

    Come per Giannuli la democrazia finisce quando il demos si ribella all’invasione extracomunitaria, per Grillo finisce nel momento in cui il suo movimento-prenditutto occupa un ruolo
    di primo piano ed è necessario passare dalle proclamazioni intransigenti (a proposito, chi parla più di referendum antieuro?) ai giochini di potere del sottobosco politico nazionale (legittimati dal poderoso struumento di un minireferendino lanciato su internet nell’arco di un paio di giorni, con un quesito ad alternativa unica).

    Questa legge elettorale sfocerà probabilmente nella formazione di un governo Renzi-Berlusconi, con tornaconto di tutti i contraenti: Renzi evita l’autorottamazione e torna al potere nell’idea che l’inciucio minor preparerà la strada alla riproposizione dell’inciucio major, sventato dal referendum; Berlusca si crea spazio strategico svincolandosi da Salvini; Grillo evita responsabilità di governo che spiaccicherebbero il movimento come una prugna e lascia ai due compari la responsabilità di fare le finanziarie comandate dall’eurodittatura.

    Bella gerant alii, tu felix Austria nube

  • Caro Prof. Giannuli se posso darLe un consiglio le suggerirei di mettere anche l’ora dei post che pubblica. Questo perchè con il continuo divenire degli avvenimenti (come sulla leggere elettorale) le cose cambiano ogni cinque minuti.
    Inoltre voglio dirLe che se c’è una cosa che mi dispiace davvero è che in Commissione, oltre a Toninelli e gli altri, non ci sia anche lei per evitare tutti gli sporchi e vergognosi trucchi con cui Renzi e Berlusconi stanno prendendo per i fondelli i nostri ragazzi.

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