smettiamo di odiarlo?! un contributo al dibattito.
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo un contributo di Francesco “baro” Barilli in risposta all’articolo di Aldo Giannuli “Vogliamo liberarci di Berlusconi? Smettiamo di odiarlo!”. Potete leggere il contributo anche sul blog di “baro”.
Caro Aldo,
ho letto il tuo articolo, “Vogliamo liberarci di Berlusconi? Smettiamo di odiarlo!”. Condivido pienamente le tue considerazioni sulle colpe della sinistra e pure sulla natura tutt’altro che invincibile del Cavaliere come “macchina elettorale” (i dati che hai puntualmente riportato lo dimostrano). Qualche riflessione in più sarebbe forse da fare sulla mutazione di Berlusconi nel suo proporsi agli italiani.
Trovo che l’uomo relativamente suadente del 94 si sia trasformato via via col passare del tempo. Il sorridente e rassicurante imbonitore è oggi aggressivo, arcigno, assume tratti davvero Mussoliniani nel muoversi, nell’arringare la folla, nella rozzezza del linguaggio. L’imbonitore si è trasformato in un grande condottiero, ma più che ad Alessandro il Grande assomiglia a Don Chisciotte (senza ispirare la stessa simpatia, e in ogni caso devo ancora decidere a chi eventualmente attribuire, nel contesto, il ruolo di Ronzinante e quello di Sancho Panza). Pure il codazzo di yesmen di cui si è sempre attorniato sembra essersi fatto più adorante e – al tempo stesso – timoroso. Viene il dubbio che se un tempo Berlusconi recitasse la parte del superuomo, oggi sia effettivamente convinto di esserlo.
Tutto questo meriterebbe ben altro approfondimento. Per oggi, accontentati di una “strana” riflessione, a cui mi ha spinto proprio il tuo pezzo.
In questi anni ho scritto molto, ma raramente mi sono occupato di Berlusconi. Non mi ero mai fermato a chiedermi il motivo di questa scelta (a dire il vero non avevo mai pensato fosse “una scelta” – non a livello conscio, almeno – né, quindi potesse essere sostenuta da una motivazione) e il tuo pezzo ha portato a galla, con la domanda, una serie di risposte possibili. Disinteresse verso l’argomento? Snobismo intellettuale? Una sorta di inaspettata maturità che mi ha portato ad anticipare la tua conclusione (consigliandomi un approccio più razionale e meno viscerale verso il berlusconismo)? Sinceramente non so rispondere. Forse un mix delle tre risposte, o nulla di tutto questo.
Condivido la tua considerazione circa la particolare sgradevolezza umana del personaggio e gli effetti che questa specie di “sfeeling” (passami il neologismo) può avere su qualsivoglia analisi del fenomeno Berlusconi. Ma proprio qui, ancora una volta inconsapevolmente, forse trovo la chiave di lettura del “mio” antiberlusconismo: fatico a scrivere “fenomeno Berlusconi”, perché in questo modo credo si attribuisca all’uomo e al suo pensiero una statura che in fondo non possiede.
Mi spiego meglio. Molti vedono nel Cavaliere di Arcore la causa di tutti, o molti, mali italiani. Personalmente credo sia più opportuno indicarlo come l’effetto di quei mali, enfatizzati ed elevati alla massima potenza. Il viveur di Villa Certosa, in altre parole, è un ottimo rappresentante dell’italianità per come questa si è sviluppata dalla Liberazione ad oggi, e forse andrebbe indagato più come modello antropologico che non sul piano sociale e politico.
In fondo per capire cosa sia oggi l’italianità basta pensare a giorni recenti, in cui si celebrano i funerali di Stato per Mike Bongiorno proprio poco dopo che le Istituzioni hanno dimostrato di aver ignorato la scomparsa di Teresa Strada. Sia chiaro: di Bongiorno poco m’importa, alla sua scomparsa partecipo con la pietà che ci insegna l’aforisma di John Donne. Il punto è che, per quanto possa apparire paradossale e riduttivo, se c’è una cosa che può mostrare le condizioni in cui s’è ridotto questo Paese è proprio un confronto fra le reazioni “istituzionali” ai due decessi, pressochè contemporanei.
Possiamo smettere di odiare Berlusconi, ma un po’ di sano disprezzo per cosa è diventato l’italiano medio io lo manterrei. Ma forse qui riaffiora quel tratto nichilista del mio carattere (credevo d’averlo seppellito assieme alla mia gioventù) probabilmente spinto in superficie da un bicchiere di troppo di Vermentino di Sardegna…
Con amicizia,
Francesco “baro” Barilli, 15 settembre ’09
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marta
Francesco (baro), ho appena guardato il tuo blog, mi ha lasciata perplessa una tua piccola frase:Forse scrivendo non canbierò il mondo, però continuo a provarci.
A me hanno insegnato che l’arma più potente è la ‘parola’ sia essa scritta o detta, quindi molte volte si preferisce usare strategie diverse (studiate a tavolino) da quelle della parola perchè si sa che la sua diplomazia porta pochi guadagni economici nei diversi contesti. La tua parola è importante per il cambiamento della situazione attuale.
Goffredo
Che per conquistare l’egemonia bisogni avere idee questo l’ho scritto qualche giorno fa.
È vero Monica mi ha risposto che quella di destra non è esattamente una egemonia culturale… ma non mi ha convinto del tutto…
Comunque ribadisco il concetto: l’Italia è un paese fondamentalmente conservatore e di destra… almeno fino a che non rinascerà una sinistra che sappia spostare l’asse della politica (sempre che lo voglia fare ovviamente).
Francamente però non vedo perché dovrei nutrire disprezzo nei confronti dei miei concittadini, responsabili sì, certo, in quanto cittadini, ma il disprezzo no…
Troppi sono gli italiani che lottano come degli eroi ogni giorno in modo più tenace ed appassionato di me.
Tra il 2001 e il 2006 i movimenti in Italia ci sono stati, sono anche stati forti sotto certi aspetti. I risultati elettorali delle regionali erano incoraggianti e la pressione di minoranze “illuminate” sembravano potere dare forza anche per la vittoria delle politiche.
Certo che però queste “minoranze illuminate” italiane cosa ci possono fare se poi nessuno raccoglie il loro testimone?
Questa è la storia d’Italia dal risorgimento in avanti: un gruppo di idealisti venduti al banco del realismo.
Il pesce puzza dalla testa come si suol dire e il problema sta prevalentemente (dico prevalentemente perché non è giusto deresponsabilizzare tutti) delle classi dirigenti o, come direbbe Aldo, dei ceti dirigenti.
Francesco "baro" Barilli
Un grosso grazie a Marta per le belle parole, e ad Aldo per lo spazio che mi ha concesso!
Per Goffredo: capisco e rispetto quanto dici a proposito del “disprezzo” per i concittadini. Ma, ricordo, “Il mondo non è pericoloso a causa di quelli che praticano il male, ma di chi sta a guardare senza fare niente”.
Per carità, la faccenda meriterebbe altri approfondimenti, ma per ora il tempo mi è nemico: accontentatevi di questa citazione (se non erro è di Einstein, ma potrei sbagliarmi).
a presto
baro
Giandavide
Credo che oramai il concetto di berlusconismo si possa scindere dalla persona fisica del berlusca.
Non è assolutamente detto che esso tramonti con il tramonto di Silvio. Si tratta di atteggiamenti che possiamo ritrovare nell’UDC, nel PD, e che probabilmente troveremo nel post PdL. Le istituzioni italiane sono state influenzate in maniera massiccia in questi 15 anni, e non credo che ci si possa liberare di questa influenza facendo finta di nulla.
Io credo che l’antiberlusconismo sia cosa possibile e utile ancora oggi, solo che non deve limitarsi ai sentimenti negativi per il nano di Arcore, ma deve tradursi in scelte che vertano verso un’orizzonte politico che affermi politiche contrarie a quelle berlusconiane.
Se gli italiani fossero in maggioranza contro le cose che ha fatto berlusconi, la loro tolleranza nei confronti di quest’ultimo sarebbe un particolare.
Fabrizio
Ultimamente passo sempre più spesso per un Ghedini da bar…ma questo odio nei confronti di Berlusconi io proprio non riesco a provarlo. Il che mi provoca un certo disagio quando mi trovo in tavoli di giovani “intellettuali” universitari, e porta sempre ad un inevitabile scontro tutti contro Fabrizio Ghedini.
Non capisco come mai non si parli mai di privatizzazioni avvenute negli ultimi 20 anni e che hanno avuto il sapore di veri e propri regali ad amici di amici di amici(furti di migliaia di miliardi ai danni dello Stato). Non capisco come mai non si parli mai di alcune questioni finanziarie di Baffetto. E non capisco (forse perchè provengo da una famiglia praticamente apolitica) se si tratti di una guerra di colori, una guerra ideologica o di una guerra al potere in quanto tale (se è vero che il potere logora chi non ce l’ha…questa sono praticamente sicuro che non sia di Heinstein).
Fondamentalmente non credo che l’Italia faccia schifo. Non credo che il 99,9% dei problemi che chiaramente ci sono siano imputabili a Berlusconi. E soprattutto non credo che se domani scomparisse Berlusconi la situazione italiana migliorerebbe a tal punto da accorgersene.