10 anni di Don Durito: una bella storia.

Molto volentieri segnalo il testo che accompagna la presentazione del programma per la festa del 10° anniversario della libreria Don Durito, animata dall’amico ed ex tesista Leon e dai compagni del centro sociale Cantiere di Milano. Una bella storia ed una coraggiosa esperienza culturale che in tempi di crisi assume un valore ancora maggiore. Davvero auguri e lunga vita alla libreria Don Durito! In evidenza anche il bellissimo programma dei festeggiamenti.

Di fantasia e ironia.
Insomma non stiamo proponendo una rivoluzione ortodossa, ma qualcosa di molto più difficile: una rivoluzione che renda possibile la rivoluzione. Queste parole del subcomandante Marcos sono dipinte sui muri della nostra libreria dentro il Cantiere, a Milano, in via Monte Rosa 84. Le nostre finestre affacciano su un vicino che è tra i portavoce di quei giganti del neoliberismo nostrano. Quel neoliberismo che vuole schiacciare proprio noi, piccoli don duriti, nella selva della metropoli. 30mq di libreria, una selezione di libri indipendenti, di editori ed autori che resistono all’omologazione della letteratura delle varie holden di turno, consapevoli che il sapere non è neutrale, che anche i romanzi non sono una terra d’esilio, una fuga, un’isola su cui sognare di aprire un chiringuito scappando dalla precarietà, dallo sfruttamento, dalla solitudine in cui il sistema neoliberista e la politica della finanza vogliono costringerci.

Da anni assistiamo alla crisi del mercato editoriale e culturale, e quando ci chiedono “voi come ve la passate?” con la crisi e le librerie che chiudono eccetera, rispondiamo che infondo noi ce la passiamo bene. Insomma forse è una questione di obiettivi: Don Durito “resiste”, riesce a stare in piedi, a vivere tra libri, polvere e militanza. Non per questo vogliamo esaltare la retorica della cultura e della gratuità del lavoro culturale: del resto non siamo la Caritas, non facciamo volontariato. Però noi questo “mercato culturale” di cui si parla non l’abbiamo mai visto, nemmeno prima della crisi.

O la borsa o la vita. I giganti dell’editoria si quotano in borsa, noi siamo andati più di una volta alla Borsa di Milano, ma solo per occuparla. Preferiamo i posti dove ci sono persone a cui lasciare un volantino, scambiare due parole sul libro che hanno preso tra le mani, persone che ci chiedono se Don Durito è un prete e a cui allora raccontiamo una storia, quella del Chiapas e dell’Ezln: una storia fantastica eppure dannatamente reale.

Di piazze e presidii. Per fare i librai andiamo nelle piazze, ai festival, nelle fiere, nei mercati da una parte all’altra della città. In una di queste occasioni un tizio passò a chiederci “avete un libro su Mussolini?”, risposta di un altro avventore del nostro banco: “su Mussolini a Milano abbiamo piazzale Loreto”.

Forse senza neanche saperlo siamo un presidio antifascista permanente in città. Tutti quelli che fanno i librai forse lo sono, presidii permanenti contro la barbarie.

Di crisi culturale. Ecco questo è semmai l’argomento; la crisi del mercato non è una novità. Lo dicevamo già nel 2001 a Genova. Lo diceva Don Durito nel 1994 con queste parole: “In realtà il neoliberismo non è una teoria per affrontare o spiegare la crisi, è la crisi stessa fatta teoria e dottrina economica! sarebbe a dire che il neoliberismo non ha la minima coerenza, non ha nè progettualità nè prospettiva storica. Ovverosia, pura merda teorica”.

Di contenuti. Le ultime battaglie del mondo dell editoria sono state la legge contro lo sconto sui libri (in funzione anti-amazon) e ultimamente la campagna per abbassare l’iva sugli ebook dal 22% al 4%. Il dibattito culturale nel nostro paese di provincia si arena al denaro (di solito per essere precisi al profitto, nemmeno si parla dei soldi dei tanti lettori giovani e precari che vorrebbero pure leggere di più ma non possono perchè i libri costano troppo). Si, a mettersi nei panni di uno studente-lavoratore i libri costano troppo (e non è un’accusa agli editori, sappiamo bene come la filiera del libro strozzi le libreria come gli editori indipendenti) e non sarà alzandone il prezzo che se ne accrescerà il loro valore o la percezione del loro valore. Ma adesso anche noi stiamo parlando solo di soldi, valore, plusvalore, profitto… e i contenuti?
Di Poesia. Speriamo nel nostro piccolo di aver coltivato la poesia. Proviamo a dare spazio e voce ai giovani e giovanissimi che hanno questa impellente necessità: scrivere versi. Sui fogli, sui muri, alle fermate dell’autobus. Dalla Slam Poetry alla Translation Slam in più lingue, ringraziamo i poeti (e tutti gli artisti e gli scrittori) che ci hanno insegnato una cosa: non si porta la cultura alle persone somministrando da un palco pillole di saggezze al volgo. Non si vola basso. Non ci si appiattisce sul nulla quotidiano di cui siamo bombardati. Bisogna alzare il livello, esagerare. Puntare in alto, volare altissimo e farlo assieme al lettore, all’ascoltatore, al pubblico. Avere fiducia nelle persone e nelle loro capacità di capire, comprendere, imparare, sognare. Sennò siamo tutti già fottuti.

Di cavalieri erranti. Pensiamo che i libri non siano solo uno strumento per uscire dall’ignoranza. La lezione di Don Durito e di tutti i cavalieri erranti prima e dopo di lui è che i libri non sono nulla se non si è disposti a tradurre in pratica e in azioni le belle parole. Come Don Chisciotte che ha lottato contro fantasmi tremendamente reali, nella derisione di tutti quelli che riuscivano a vedere solo mulini a vento (perchè anche il più irriducibile dei sognatori deve diventare un ostinato combattente). Come Don Durito, uno scarafaggio che fuma la pipa e che si unisce all’EZLN come consigliere e teorico politico di Marcos. Come tutti gli zapatisti che nel 1994, nell’angolo più sperduto del pianeta, erano oppressi e hanno indossato il passamontagna. E loro che prima erano invisibili, si sono mostrati al mondo senza farsi vedere.
Di fantasia e ironia. Come Don Durito vogliamo conservare la fantasia e una risata anche quando il governo lancia un’offensiva militare contro di noi e siamo costretti a un ripiego strategico nella Selva di Lacandona.

Tutti i giorni quando apriamo le finestre della nostra libreria sappiamo bene perchè siamo qui; perchè resistiamo e costruiamo librerie, spazi occupati, università popolari e perchè rimaniamo ancora qui a leggere e far leggere, a fare slam poetry, a suonare e cantare, a rompere la solitudine delle persone, a stare insieme legati in cordone tra compagni, tra fratelli.
Questa è la rivoluzione che renderà possibile la rivoluzione: se ci vediamo in libreria, siamo sicuri di rivederci anche sulle barricate.

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Aldo Giannuli

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