Qualche riflessione sulle cause remote dei fatti di Catalogna.
Ringrazio tutti gli amici delle affettuose parole di bentornato rivoltemi e do seguito di una maggiore attenzione alla situazione internazionale.
La questione catalana sembra essersi impantanata, ma emergono i primi segni di cedimento del fronte indipendentista. Non sappiamo come andrà a finire, ma l’episodio ha comunque una sua gravità su cui conviene spendere qualche parola per capire come siamo arrivati a questa situazione e che lezioni trarne.
Personalmente sono un fautore convinto del diritto all’autodeterminazione dei popoli, quindi sto dalla parte dei catalani e della loro rivendicazione all’indipendenza ma la cosa è più complicata di quel che la semplice formula dell’autodeterminazione vorrebbe perché ha un problema non sciolto alla base: chi è il soggetto titolare di questo diritto e come delimitarlo. Pensavo al fatto di essere sempre stato ostile alle velleità secessioniste della Lega, perché non riconoscevo (e non riconosco) l’esistenza di un “Popolo padano” che esisteva solo nella mente di Bossi. E ciò, sia perché non c’è alcuna ragione storica o culturale per distinguere un popolo lombardo o veneto da un popolo toscano, laziale o campano (l’esistenza di stati preunitari non è affatto una ragione per farlo), sia perché ormai nel nord ci sono moltissimi meridionali che, con gli oriundi costituiscono la maggioranza degli abitanti di queste regioni), sia perché nell’improbabile entità padana ci sono diverse minoranze nazionali (valdostani, altoatesini, friulani e comunità più piccole come ladini, occitani ecc) che sono culturalmente, linguisticamente, storicamente altro da piemontesi, veneti e lombardi.
Per cui quella della Padania era solo una patacca priva di qualsiasi dignità politica o culturale. Ma, allora, perché uno spagnolo dovrebbe pensarla diversamente a proposito della Catalogna? Certo il caso catalano è molto più definito ed il popolo catalano è una entità decisamente più omogenea e storicamente fondata del popolo padano che non esiste (e, per la verità, non ha mai espresso alcuna volontà secessionista se non nelle frange più esagitate della Lega). Ma questo potrebbe valere anche per i baschi, per gli andalusi o per i galiziani che hanno una identificabilità più o meno netta (nettissima quella dei baschi, meno quella degli altri) ed allora, dove è la soglia oltre la quale possiamo identificare un popolo-nazione demarcato rispetto agli altri? Ad applicare la formula di Pasquale Stanislao Mancini (comunità di lingua, di religione, di cultura, di storia…) nessuno degli stati nazionali esistenti risulterebbe conforme ad essa e tantomeno nel tempo della globalizzazione basato su un intenso nomadismo.
Peraltro, la costruzione della Ue ha indebolito fortemente sia i poteri che la legittimazione degli stati nazionali, risvegliando antichi separatismi più o meno dormienti (ma quello catalano non è stato mai davvero dormiente). Questo ha messo a nudo tutte le debolezze della costruzione dei vari stati nazionali. In particolare, la Spagna non è mai esistita se non come dominio brutale della Castiglia su tutte le altre parti del paese. Una costruzione priva di ogni reale consenso e giustificata solo da un disegno imperiale, peraltro naufragato da secoli e sopravvissuto solo nell’immaginario legato ad una delle monarchie più squalificate d’Europa. E’ sintomatico che le spinte indipendentiste si siano attenuate durante le due brevi parentesi repubblicane (1873-74 e 1931-39) quando si posero le basi di un ordinamento di tipo para federalista.
Al contrario, il centralismo monarchico ha sempre ravvivato le spinte alla separazione. Certo, qualcuno potrà dire che anche lo stato italiano è nato come prodotto dell’espansionismo sabaudo e questo è vero, ma ho l’impressione che la storiografia democratica e di sinistra (che è chi ha proposto questa lettura del Risorgimento) abbia un po’ calcato la mano su questo aspetto e proprio la comparazione con il caso spagnolo lo dimostra.
Il Risorgimento ebbe anche una componente democratica e repubblicana che venne battuta dal “partito moderato” di cui dice Gramsci, ma che comunque ebbe un ruolo che ha caratterizzato in parte lo stato italiano, mentre, nel caso spagnolo, non c’è traccia di questa spinta dal basso (peraltro siamo nel XV secolo) e tutto è stato deciso solo come conquista castigliana.
In secondo luogo, la monarchia sabauda fu identificata con la sua regione di provenienza solo nel primissimo periodo (non è un caso lo spostamento della capitale a Firenze nel 1866 e poi a Roma cinque anni dopo). Ed il centralismo italiano fu sempre un centralismo imperfetto, nel quale hanno giocato un ruolo i mutevoli equilibri fra i diversi “partiti regionali”. Ne è conseguito che il “Partito moderato” ha sempre avuto caratteristiche più sociali (blocco delle classi possidenti, monarchia, esercito, burocrazia) che territoriali: l’esercito restava a lungo a preminenza piemontese ma la burocrazia divenne ben presto interregionale ed a centralismo romano, mentre le classi possidenti avevano la loro capitale nel sud (quelle agrarie) ed in Lombardia. Toscana e Piemonte (quelle industriali e finanziarie). Al contrario, in Spagna blocco sociale dominante e Castiglia sono un tutt’uno che attizza gli odii regionali.
Ma, soprattutto, l’Italia ha una storia di tipo inclusivo che ha spesso mediato (anche troppo), mentre la Spagna viene da una storia terribile di stermini (dei moriscos, dei marrani ebrei e da ultimo della guerra civile) che ben raramente ha incluso e mediato. Si pensi al franchismo che, contro l’immagine corrente, fu un fascismo non più moderato ma più feroce del nazismo che colpì dirigenti e parte degli attivisti socialdemocratici e comunisti, ma cercò (ed in buona parte riuscì) a riassorbire la base socialdemocratica e comunista nel suo sistema di consenso. Nei campi di sterminio finirono ebrei, omosessuali, zingari, ma solo in minima parte comunisti e socialisti.
Vice versa, il franchismo procedette all’insegna della “limpieza”, pulizia non etnica ma politica ed ideologica. La ferocia delle esecuzioni disgustò persino Galeazzo Ciano ed, ancora dopo la fine della guerra civile, il franchismo continuò per quadi 10 anni con la repressione il cui conto finale è ignoto ma che alcuni vorrebbero ammonti a 400.000 vittime. Cifra forse esagerata, ma anche se esse sono state la metà o un quarto, sufficiente a definire la guerra civile spagnola come la più feroce della storia moderna d’Europa.
E questo ha un peso anche sul presente perché la storia, anche quella più lontana, non è mai priva di conseguenze ed a maggior ragione nel caso di un paese che non ha mai fatto i conti con il suo passato dittatoriale.
In questa situazione arriva la globalizzazione, che dice che gli stati nazionali non hanno più senso ed in Europa questo si accompagna ad uno sconclusionato disegno di unità continentale che, in realtà è l’alleanza dei sistemi nazionali di potere nella loro staticità e trasferisce poteri ad un centro tecnocratico. E’ ovvio che questo si traduce in una delegittimazione degli stati nazionali, in una messa a nudo delle illegittimità dei loro sistemi di potere e si producono irrefrenabili spinte centrifughe.
E queste sono le premesse più lontane, nel prossimo articolo verremo al quelle più vicine.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, catalogna, crisi catalana, globalizzazione, indipendenza catalogna, spagna
Lorenzo
Sono ragionamenti tenuti assieme collo spago. Ogni insieme collettivo, dalla famiglia alla classe allo stato all’umanità in quanto comunità morale, è un’entità fittizia, un progetto aggregativo indebitamente supposto come reale allo scopo di aggregare le coscienze e così real – izzarlo effettivamente. A fine settecento la nozione di italianità aveva forse più senso e concretezza della “padanità” bossiana degli anni Novanta?
Il vincitore di turno – a seconda dei casi nell’arena della lotta simbolica e mediatica, e/o in quella della guerra reale – conculca la propria mitologia aggregativa nelle povere teste del gregge e così articola misure ideali più o meno diffuse, più o meno vincolanti: fonda insomma una propria legittimità. Andare a misurare col bilancino quali tra i faldoni di pregiudizi aggregativi via via invalsi e stratificatisi nel secolare processo di articolazione delle entità statuali odierne siano più rispondenti a criteri democratico-umanisti mi sembra operazione alquanto inane.
Forse i motivi dell’antipatia di Giannuli verso la Lega vano cercati nelle sue origini meridionali e nel fatto che fra Miglio, le radici celtiche, le ronde antidelinquenza e l’attuale progetto lepenista, la Lega si è quasi sempre caratterizzata come forza di destra, mentre la Catalogna è tutto un tripudio di political correctness per farsi accettare nell’eurodittatura.
PS: quando si parla di stragi franchiste, è doveroso ricordare che si usciva da anni di feroce guerra civile. Giannuli pensa che anarchici e comunisti trattassero i franchisti catturati con maggior gentilezza di quanto avvenisse a parti inverse?
mirko g. s.
Io penso che i popoli non esistono in quanto esistono gli individui tenuti insieme da un opportunismo biologico che li costringe ad associarsi per sopravvivere. Finchè c’è pane per tutti, gli uomini si sentono popolo ma quando arriva la carestia iniziano le spinte separatiste a partire dalle regioni fino ad arrivare ai condominii che vogliono scindersi in condominii per scala o addirittura per pianerottolo. L’unico collante per i cd. popoli è il patriottismo che è una forma di narcisismo collettivo: io appartengo alla Patria che è forte quindi sono forte anche io… un pò come i teppisti che singolarmente non parlano ma che in gruppo ti devastano pure una città. Quanto all’analisi del prof. tuttavia quanto dice sulla Lega è sacrosanto, è il partito formato dai più gretti e tamarri ignoranti della penisola e parlare di un popolo padano è una barzelletta, basti pensare all’andamento altalenante del consenso, al loro “programma” politico fatto di coretti da stadio e battute razziste per tentare di tenere incollate parti di consenso in un insieme pericolante. Questo perchè il popolo padano non esiste e se andassimo alla conta effettiva vedremmo che probabilmente i meridionali emigrati al Nord sono superiori ai “polentoni” DOC.
napalm51
tenendo presente che il referendum catalano come referendum è stata una pagliacciata da sagra di paese, che se per Madrid era illegale perché ha inviato la gendarmeria a fare una pseudo repressione, i quali avrebbero da imparare dalla Diaz di genova 2001, come mai tanto indipendentismo catalano ma non si vogliono le regole di uscita dalla UE vantaggio di essere componente dello stato spagnolo cos ‘è la nuova versione di sputare nel piatto dove si mangia, se effettivamente vogliono far chiarezza tra autonomisti e governo spagnolo perché non avviano confronto tra le varie componenti sociali della regione che dai risultati della partecipazione non sembrano né omogenei né maggioritari che sfoci in fine in una elezione con regole e osservatori.
se ‘lerudizione di giannuli sull’argomento è questa dei 2 articoli postati forse era meglio che fosse andato a trovare gianroberto cassaleggio
Aldo S. Giannuli
la ringrazio del cortese augurio, lei è un vero gentelman
Gaz
Populo della rete nun te fa’ irretire !
Curri, curri, curri alli libbrerie !!
E fa’ incetta dellu libbru di M.
Dupal “Netiquette e dintorni”
ed. Finesse
Paolo Selmi
Professore buongiorno!
E bentornato! (ed era tanto che volevo scriverlo!). No, decisamente “padania” e Catalogna sono due cose diverse. La barzelletta di Serra della padania che accusa Roma di centralismo romano, la lombardia che accusa la padania di centralismo padano, la provincia di bergamo che accusa la lombardia di centralismo lombardo e Clusone che accusa la provincia di bergamo di centralismo bergamasco, ci sta tutta. Il problema, come peraltro riflettevi anche tu, è il senso che oggi ha uno stato nazione borghese ottocentesco in un contesto ipercapitalistico mondializzato come il nostro. In altre parole, una volta che ho stabilito che, come insubrico, ho maggiori affinità con la provincia di Novara, quella di Como e il Canton Ticino piuttosto che con quella di Mantova, piuttosto che un mantovano ha molte più affinità con un modenese di quante ne abbia quest’ultimo con un piacentino, senza parlare degli antagonismi storici da barzelletta tipo Bari-Lecce, direi che da qui a stabilire che vadano un’altra volta ridisegnati confini regionali e nazionali ne corre! Al netto della distruzione di infrastrutture e dello spargimento inutile di sangue derivato dalle guerre, il diritto all’autodeterminazione dei popoli passa per gradi intermedi di autonomia, da un lato, e di concessione del potere centrale agli enti locali, dall’altro. Potere centrale che, peraltro, ormai è spostato da Roma a Bruxelles (meglio ancora, a Francoforte), oltre che nei salotti di lobby che decidono tranquillamente sulle nostre teste cosa si debba e cosa non si debba fare. E questo vale anche per un presunto kurdistan che, giusto per non sbagliare sulla cartina, approfitta delle oltre undici basi americane presenti abusivamente sul territorio da loro controllato ma che resta siriano fino a prova contaria, non per “combattere i terroristi”, di cui ormai prove documentate e che non interessano a nessuno in occidente mostrano i traffici di armi nella loro direzione, ma per occupare territori tradizionalmente occupati dagli arabi buttandoli fuori dove può (Raqqa rasa al suolo dai raid americani) e andando a ciucciare dai loro pozzi di petrolio (oltre a quelli già conquistati, il tanto agognato sito di Omar nella provincia di Deir Ez-Zor). Un’altra storia, certo, ma che reitera una formula trita e ritrita applicata più per casus belli e strategie geopolitiche internazionali (perché Donbass no e Kosovo e Kurdistan si?) che per convinzione.
Un caro saluto.
Paolo
Simona
Buon giorno professore e grazie al solito per offrire ragionati e giustificati punti di vista , documentati e ragionati, aggiuntivi ai dibattiti spesso fatti in punta di “tifo”, convenienza ideologica a sostenere gli uni o gli altri a prescindere, che offrono elementi di riflessione e imparzialità. Come in questo caso. Nel caso specifico, sganciato tuttavia dalla discussione sulla Catalogna, pertanto marginale, ci tengo pero a ricordare che fra le popolazioni speciali in Italia faccio fatica a riconoscere i valdostani. 130 mila abitanti, 40 mila calabresi e 40 mila con origini dalle altre regioni, soprattutto veneto e bergamasca ma anche campana e ligure. Peraltro la storia pregressa non ne fornisce una vera identificazione statuale ma dice, questo si, che nei vari stati cui il territorio é stato incorporato, hanno sempre goduto di autonomia e che a partire dai primi secoli del millennio precedente, hanno adottato il francese. Autonomia ribadita con documenti storici nel xvi secolo. Che dovrebbero dunque dire altre regioni, tipo il veneto ad esempio ma non solo, che hanno fatto invece la storia del mediterraneo ed erano repubbliche già da 500 anni, restandolo fino al congresso di Vienna? Altea storia gli alto atesini, ma i valdostani, i più accesi sostenitori del l’ indipendenza catalana, francamente andrebbero rimossi dall’elenco. Buon lavoro e grazie per il suo contributo. http://www.ethnopedia.info/genitaly.html
Giovanni Talpone
Anni fa sono stato più volte in Catalogna, e posso testimoniare che quanto esposto da Giannuli è ben presente nella coscienza popolare. Posso citare il caso della bella città di Tortosa, in cui fino a pochi anni fa interi quartieri erano ancora in macerie (dalla Guerra Civile!) proprio per il divieto dei franchisti di ricostruirli, a perenne monito dei ribelli. Per non parlare dei quartieri ebraici svuotati mezzo millennio fa, ma con i nomi originali delle vie, il culto dei luoghi della Battaglia dell’Ebro…
foriato
Ai festeggiamenti di macerie, in genere, Partido Popular y PDeCAT (ex CiU) sono sempre andati a braccetto…
http://www.20minutos.es/noticia/1945266/0/beatificacion-en-tarragona/522-religiosos-asesinados/durante-guerra-civil/
http://www.elmundo.es/elmundo/2012/11/23/barcelona/1353685776.html
Amedeo
Ciao Aldo e bentornato di nuovo!
Come sempre spunti interessantissimi – ad esempio il paragone tra il nazismo e il franchismo e la incapacità/involontà di quest’ultimo costruire una coesione nazionale qualsivoglia – operazione che invece al nazismo, al fascismo e persino al comunismo russo, mutatis mutandis, più o meno (e sottolineo più o meno) riuscì.
Il tema, in chiave moderna, a mio avviso sta nella sfumatura tra diritto all’autodeterminazione dei popoli che non è diritto alla secessione! Vi è un modo virtuoso di farlo coesistere con quello, altrettanto affermato, all’integrità degli stati, ed è tramite il sistema federalista, scelta che l’ottusità madridista impedisce di accogliere.
Ciò detto – proprio ciò detto – i catalanisti li vedo altrettanto privi di strategia e classe dirigente: il catalanismo contemporaneo lo vedo – non è una provocazione – come un leghismo nobilitato dalla storia: alla fine, è di tasse a Madrid che si parla.
Il Catalano Sionista
Che piacere scoprire da questo articolo che Lei è dalla parte dei catalani indipendentisti…
foriato
Aspettiamo, dunque, conclusioni nel prossimo articolo, per la cui confezione forse siano utili gli ultimi articoli di Javier Pérez Royo, cattedratico di diritto costituzionale all’Università di Siviglia ed antico collaboratore di ‘El País’ prima che diventasse volantino a pagamento dei suoi padroni/creditori, la Caixa tra i principali.
http://www.eldiario.es/autores/javier_perez_royo/
http://www.eldiario.es/zonacritica/discurso-rey-desastre-paliativos_6_693690638.html
E forse anche ‘El precio de la Transición’, di Gregorio Morán, comunista della vecchia guardia che abbandonò il partito poco prima della sua legalizzazione (aprile 1977) quando se n’è accorto, in un lampo di lucidità (e di onestà intellettuale), che “se vincono i nostri perdiamo noi”, e che, dopo quasi trenta anni, questa estate fu fulminantemente cacciato da ‘La Vanguardia’ in occasione di questo articolo, censurato ovviamente.
http://www.elperiodico.com/es/sociedad/20170722/este-es-el-articulo-censurado-a-gregorio-moran-6184358
Salud!
Francesco P
Sarebbe interessante comprendere come e su che basi una Catalogna indipendente possa inserirsi nel quadro EU (anche se sono già parzialmente rappresentati come comunidad autonoma a Bruxelles così come le nostre regioni).
E poi è vero che lo stato ne esce delegittimato sia da forze esterne che interne, ma che succede al debito sovrano spagnolo quando la Catalogna diventa indipendente? Si divide per debito procapite?
foriato
ACME NEWS, ultima ora in diretta dalla Repubblichina di Spagnistán (Gaz dove ti sei cacciato?)
https://politica.elpais.com/politica/2017/10/11/actualidad/1507704870_996951.html
http://www.eldiario.es/zonacritica/inconfesable-Gobierno-recurrido-articulo_155_6_688091224.html
Gaz
🙂
Ciao foriato.
Sono sommerso dall’arretrato.
foriato
Gaz…! Ben tornato in Acmelandia…! La sai l’ultima? A Catalogna le è venuto il ciclo…!
Venceslao di Spilimbergo
Buonasera professore
Complimenti! Articolo estremamente interessante. Concordo con Lei: la Spagna contemporanea è costituita dai resti di un vecchio Impero, oramai decaduto a seguito di una serie di fattori tanto interni (socio – economici) quanto internazionali (geopolitici); come tutte le costruzioni di tale genere anche lo stato Iberico è per sua natura plurinazionale, ovvero costituito da più popoli uniti in quanto assoggettati ad una Nazionalità dominante (nel caso in oggetto, quella Castigliana). Per tali motivi, la società Spagnola non può che essere estremamente divisa al suo interno e quindi vulnerabile (non è un caso che, sin dalla fine del Settecento, Madrid non sia più considerata una Grande Potenza e talvolta nemmeno una Potenza Media/ Regionale). Il caso dell’Italia in effetti è diverso, in quanto la formazione e la prima organizzazione del nostro Paese è stata storicamente ben differente (come disse un mio vecchio professore di Liceo: “non siamo più Nazioni unite fra loro, bensì una sola Nazione divisa da secoli in centinaia di Città”). Se le varie e ininterrotte sconfitte militari durante gli ultimi duecento anni avevano già fortemente indebolito il Governo Madrileno (da qui l’organizzazione fortemente decentrata del Paese dopo il 1975) il progetto Europeo, privando la Corona Spagnola di un pieno controllo delle propria economia e della propria politica estera, ha ulteriormente favorito il processo di sgretolamento della Spagna… in quanto ha, indirettamente ma forse non involontariamente, dato maggiore forza contrattuale agli enti locali (ne scrisse approfonditamente sulla rivista “Limes”, di qualche anno fa, il signor D. Quintavalle). La divisione politica – istituzionale (Repubblicani vs Monarchici), in aggiunta a quella “etnica”, non può che complicare ulteriormente il contesto di per se estremamente delicato. Sotto molteplici punti di vista il “Paese di Cervantes”, alla pari di Bruxelles o della meno sospettabile Norvegia o addirittura del Canada, rimane una creatura la cui sopravvivenza è dovuta più a motivi di natura geopolitica (ovvero interessi di stati terzi) piuttosto che alla propria capacità di reggersi da sola. Se poi, alla cronica debolezza intrinseca, si sommano eventuali grossolani errori di natura strategico politica (vedasi la modalità del tutto sconsiderata con cui il signor Rajoy ha creduto di poter gestire il voto del referendum indipendentista… e la ancora più sconsiderata dichiarazione pubblica fatta dal Re), beh… basta molto poco per vedere andare tutto in frantumi. Ormai comunque tutto è concluso: con la sua originalissima “dichiarazione di Indipendenza autosospesa” il fronte Catalano ha de facto perso la partita. Madrid, non per merito proprio, ha vinto per un soffio. Se ne riparlerà tra qualche anno, forse… ma la possibilità di ripetere quanto avvenuto, anche in futuro, apparterrà solo in parte a Barcellona.
Attendendo incuriositi ulteriori sue analisi su un argomento di tale importanza, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata
P.S.
Da Conservatore é sempre un sincero piacere notare come diversi esponenti del mondo culturale della Sinistra Italiana stiano finalmente iniziando a guardare alla nostra epopea Risorgimentale con occhi nuovi, meno ideologicamente prevenuti. È altresì un piacere prendere atto di come anche esponenti culturali della Destra stiano abbandonando la loro oramai fastidiosa retorica riguardo la Storia dell’Unità Nazionale a favore di un approccio più critico. Un grande passo in avanti verso una lettura degli eventi passati il più possibile condivisa e obiettiva. Onore al merito!
foriato
Egregio don Venceslao, è sempre un piacere sentirla.
In attesa delle ulteriori analisi del professore, giusto per curiosità, e per quanto riguarda la “natura plurinazionale” della nazione spagnola, allego articolo 1º della Costituzione di Cadice promulgata il 19 marzo 1812, anche conosciuta come ‘La Pepa’:
La Nazione spagnola è l’insieme di tutti gli spagnoli di entrambi gli emisferi.
(La Nación española es la reunión de todos los españoles de ambos hemisferios).
Distinti saluti.
Venceslao di Spilimbergo
Buonasera Esimio signor Foriato
La ringrazio per il breve commento con cui ha voluto onorare il mio scritto di due giorni fa. È un vero piacere poterla leggere nuovamente, alla pari degli altri Esimi ospiti di questo sito. Articolo bellissimo e molto interessante quello da Lei riportato: in esso appare evidente la visione “Imperiale” (e pertanto necessariamente plurinazionale) che non solamente la aristocrazia di origine medievale ma anche le emergenti classi borghesi della Spagna di inizio 1800 avevano fatta propria… e su cui si muovevano per immaginare il futuro del loro Paese. In particolare appare significativo il richiamo esplicito ai domini coloniali Americani (“…de ambos hemisferios…”). Purtroppo non potevano/ non volevano comprendere come oramai l’intera loro costruzione globale fosse imminente a collassare a causa sia di motivi socio- economici interni, sia di fattori internazionali (espansionismo Britannico e Statunitense).
Ringraziandola nuovamente per la sua cortesia nonché per l’interessante contributo, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata
foriato
Egregio don Venceslao, alla luce del suo gentile commento, con il dovuto rispetto, e se permette l’indiscrezione, sembra che si sia alzato troppo poco conservatore quel mattino… Per un momento mi è parso di avvertire certo eco antimperialista nelle sue parole, come quando Lenin arringava dalle pagine di Prosveschenie in difesa del diritto all’autodeterminazione delle nazioni, certo che con stile assai diverso…
Com’è noto, la Costituzione di Cadice si inserisce nel contesto storico delle invasioni napoleoniche, di cui in Italia hanno anche avuto qualche notizia, diversa dalla nostra, ma notizia insomma. Dunque, fu promulgata su uno sfondo di confronto tra imperi: lo spagnolo (che sta per declinare), il francese (che risulta momentaneamente rafforzato) e l’inglese (che aiutò, e soprattutto si aiutarono, in Trafalgar). Quello statunitense, da Lei tanto caro, in quei tempi invece non era che un bel pratone che cominciava a dare i suoi primi frutti convenientemente annaffiato col sangue di indiani, negri schiavi, più qualche mexicano civilmente esortato ad abbandonare le terre dove abitava da millenni…
Si tratta, comunque, di una costituzione di chiara ispirazione liberale che introduce, tra altre novità, la separazione dei poteri, e nella quale —per quanto ne so— viene utilizzato per la prima volta nella nostra storia l’idea di nazione in senso moderno (per designare un nuovo soggetto politico collegato ma diverso da termini come popoli o ‘gentes’) e nella quale si fa risiedere la sovranità che prima apparteneva al re.
NB: Proprio in nome del rigore storico, mi vedo costretto a sottolineare che la clausola (…de ambos hemiferios…) comprende non solo i “domini coloniali Americani “, ma anche le Filippine (incorporate alla Corona nel secolo XVI, poco dopo l’epopea di Magallanes ed Elcano), più qualche enclave in Europa ed Africa.
Venceslao di Spilimbergo
Buonasera Esimio signor Forlato
La ringrazio per il suo nuovo scritto di ieri, come sempre molto interessante. Bolscevico io? Ohibò, sarei il primo a meravigliarmene. Ringraziandola per quello che, per il suo punto di vista, ritengo sia una sorta di complimento mi permetta però di rassicurarla, se così si può dire: anche se il signor Lenin ha il mio personale rispetto (ma non la mi approvazione) per quanto riuscì a fare in una situazione oltremodo complicata, le posso garantire che mai potrei sentirmi partecipe alle idee di quel determinato campo politico… ben chiarendo comunque che, in quanto Conservatore, sono anche io convintamente anti- imperialista; e se personalmente considero preziosissima l’idea dello stato- nazione (unico contesto possibile in cui può sussistere un sistema Democratico, a prescindere dalla sua ideologia di riferimento), dal altro lato non condanno l’aspirazione dei Paesi a diventare e/o rimanere degli Imperi (che per loro natura non possono non essere plurinazionali). Io sono tendenzialmente favorevole all’autodeterminazione dei popoli, in quanto sono un Liberale e sono un sostenitore al diritto alla Libertà; però sono anche un realista… e in quanto tale sono pragmatico, tendente al cinismo più spinto (come sir W. Churchill del resto). Questo cosa comporta? Che, nell’interesse della mia Nazione, non tutte le richieste di autodeterminazione siano per se stesse da incoraggiare e/o da favorire. So che può apparire crudele come ragionamento (ed eticamente de facto lo è)… ma in geopolitica, materia cara a noi Conservatori, contano e devono contare solo ed esclusivamente gli interessi del proprio Paese, niente altro. E se essi sono contrari ai nostri sogni o a quelli altrui, per quanto nobili, ebbene questi ultimi vanno sacrificati per quella che una volta si sarebbe chiamata la “ragion di Stato” (vedasi al riguardo il principe di Metternich che, pur amando sinceramente l’Italia e la sua cultura, per interesse del suo Impero fece di tutto per impedirci di avere una Patria indipendente). Riguardo alla cosiddetta “Costituzione di Cadice”, come anche Lei riconosce, è stato il tentativo, da parte di una fazione politica composta da aristocratici e borghesi, di trasformare profondamente il reame Spagnolo di inizi Ottocento in quanto credevano che, così agendo, avrebbe permesso al loro Paese di riprendersi dalla decadenza, salvando la sua dignità dinnanzi ai suoi rivali Europei e allo stesso tempo l’impero. Impero su cui incombeva sia la minaccia Britannica, interessata a strappare definitivamente l’Oceano Atlantico a Madrid, sia la minaccia degli USA… i quali erano un Impero (in piena crescita già allora) che, espandendosi sempre più a ovest, stavano agendo a sostenere le rivolte nel Reame della Nuova Spagna (oggi conosciuto con il nome di Messico) in funzione di controllare o direttamente o indirettamente quei territori e, mediante essi, raggiungere l’Oceano Pacifico e con esso uno sbocco marittimo al riparo alla presenza di Londra. Inutile ricordare, come ha giustamente fatto Lei, che un simile piano non poteva non prevedere l’eliminazione della presenza “Pellerossa” nell’area centrale Nordamericana, sia in quanto elemento di disturbo alle comunicazioni tra le due sponde del Paese, sia in quanto potenziali strumenti di ingerenza/ destabilizzazione interna per mano di Stati stranieri (vedasi anche in questo caso Londra). Della serie, si parlava prima di “ragion di Stato” e della preminenza di essa sui diritti degli altri popoli… Ahimè gli Imperi si fanno sul sangue, si reggono sul sudore e si lasciano alle spalle le lacrime delle popolazioni dominate; non c’è altro modo. Una volta che un Paese ambisce a elevarsi al di sopra degli altri (e quindi a essere più libero degli altri) questa è l’unica strada. Non per nulla non lo aveva detto chiaramente anche Tacito che la Pace “Imperiale” non è altro che un gigantesco, strapieno, silenzioso cimitero?
Ringraziandola nuovamente per la sua squisita cortesia, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata
P.S.
Assolutamente, mai dimenticarsi le colonie orientali! Errore mio, assolutamente imperdonabile e di cui mi assumo la responsabilità. Grazie per averlo ricordato.
Tenerone Dolcissimo
Piu’ modestamente a me interessa capire cosa è passato nella capoccia di Rajoy. Se non avesse piantato quel casino e menato mazzate anche sui vecchi in carrozzella, avrebbe votato la metà della gente che ha effettivamente votato e la mozione indipendentista avrebbe corso il serio rischio di essere bocciata e, ammesso che avrebbe vinto, la vittoria le avrebbe arriso per un soffio.
Probabilmente tutto sarebbe finito a tarallucci e vino e fra gli sbadigli e nemmeno un commentatore attento alle minuzie come Giannuli avrebbe dedicato un rigo all’argomento.
C’è del metodo in quella follia -e, quindi, Rajoy persegue un disegno lucido- oppure Quos vult Iupiter perdere dementat prius???
Ah, saperlo!!!
PS C’è anche la possibilità che Rajoy sia stato corrotto dagli indipendentisti catalani e sotto sotto faccia il loro gioco. Non a caso sono complottista.
Tenerone Dolcissimo
PS C’è anche la possibilità che Rajoy sia stato corrotto dagli indipendentisti catalani e sotto sotto faccia il loro gioco. Non a caso sono complottista.
foriato
Nessun complotto. Rajoy ha fatto sempre il suo gioco e La Generalitat il proprio, come recita il proverbio: Cada uno en su casa y dios en la de todos…
https://es.wikipedia.org/wiki/Caso_G%C3%BCrtel
https://es.wikipedia.org/wiki/Caso_3%25
tonino b
Magnifico Prof.,
ben tornato.
credo di poter dire, a nome di molti, che ci hai fatto preoccupare…!
Coraggio (Svetonio) ci serve anche il tuo prezioso lavoro per capire e decidere con più consapevolezza…!
cari saluti
tonino basile – roma
Roberto B.
Bentornato prof. Alla buonora!
Si rimetta presto e bene: per caso, visto quello che ha passato, questo guaio le è servito almeno a calare un po’ di peso? Naturalmente non ci voleva, ma volendo cercare l’aspetto positivo in qualsiasi accidente …
Entrando nel merito della questione spagnola, che anch’io seguo con interesse particolare perchè ho molta simpatia ed affinità con i nostri cugini spagnoli, non essendo coinvolto personalmente non mi esprimo sulle ragioni degli uni e degli altri.
Pero, per come ragiono io da estraneo, penso anzitutto che questo episodio è un’altro colpo a questa Europa raffazzonata e tenuta insieme con lo sputo; fatte le debite proporzioni, mi fa venire in mente la dissoluzione dell’Impero Romano, iniziata dalle periferie e dalle piccole realtà locali per poi estendersi a tutto l’Impero.
Chiaramente è un caso molto diverso, comunque la secessione catalana non mi trova favorevole. Ogni divisione è una sconfitta, non un successo, specie in casi come questo in cui quella nazione è tale fin dai tempi di Traiano.
Stesse però attento Filippo VI; se non si deciderà a entrare con entrambe i piedi nella questione, cominciando anzitutto a scaricare Rajoy primo responsabile di questo bel guaio, perderà presto la corona.
Non possono certo pensare di ignorare quel milione di persone che si sono scomodate e hanno partecipato al referendum, sia pure incostituzionale e sbagliato nei modi e, forse, nel merito: qualcosa, e forse più di qualcosa, dovrà cedere. Mi pare invece che lasci ancora fare a Rajoy, che mostra di voler approfittare della situazione mostrando muscoli che non ha: ma ora non c’è Franco e la sua dittatura, pensano forse di poter arrivare a sfilare nelle Ramblas con i carri armati?
Aldo S. Giannuli
nonostante la dieta ospedaliera ed il resti, neanche un chilo!
Paolo
leggo adesso…vedo che l’altro post ha i commenti chiusi. Colgo l’occasione per augurarLe buona guarigione e salute. Nell’altro post sul suo ricovero ospedaliero ove elogia il personale medico e infermieristico..ha descritto perfettamente la mia stessa esperienza: ottimi in tutto. Lo dico perché nonostante credo di avere circa 25 anni e passa meno di Lei come età..6 mesi fa ho avuto un infarto (il cuore è sano..si è ostruita l’arteria principale causa colesterolo e fumo e per poco non ci lasciavo le penne )…ovviamente ne sono uscito indenne nel senso che mi son ripreso (ho due stent di metallo dentro due vene ) perfettamente proprio due giorni fa mi hanno dichiarato guarito e idoneo anche a praticare qualsiasi sport non agonistico , corsa, pesi, ginnastica di ogni tipo, bicicletta ..previo non fumare e non mangiare disordinatamente. Contrariamente a Lei ho perso 25 kilogrammi (causa fondamentale dell’infarto )..e son sovrappeso di soli 3 kili..deve far la dieta e passeggiare almeno un ora al giorno…è impossibile che non dimagrisca.Ancora auguri di guarigione totale e……dimagrimento !!!
Gaz
@ Paolo
Mi felicito con te per aver superato i problemi di salute.
Però una notazione devo farla.
Lo scorso anno è toccata a me essere in ospedale con febbri alte e altissime, che come improvvise sono comparse, altrettanto sono andate via. Ogni medico che mi ha visitato ha formulato una diagnosi diversa, ma nessuna riscontrava tutti i sintomi propri di ciascuna.
Poi è toccato a te.
Dopo al Professor Giannuli.
Non sono un clinico, per cui posso pormi solo il problema in termini vaghi: avere e manifestare certe idee è un fattore predisponente, quasi un castigo, non saprei di qual natura?
Paolo
@gaz
il mio male è stato ben identificato: stravizi alimentari, vita disordinata, e 30 sigarette al giorno…in questi ultimi 3 anni sono aumentato di peso in modo abnorme (+30 circa ) …il colesterolo (come il calcare nei tubi ) ha ostruito completamente una vena ed un altra semi ostruita…+ le 30 sigarette (che restringono le vene )..e mi è arrivato il conto tutto in una volta: infarto !!! …ma non posso incazzarmi con nessuno…era ovvio che prima o poi mi doveva arrivare qualcosa. Pero non tutti i mali vengono per nuocere: ho smesso di botto con le sigarette (dal giorno dell’infarto ) e fatto rigorosamente la dieta prescritta (cioè un quinto di cio che mangiavo prima: ingoiavo il mondo in modo compulsivo…tutto cio che mi capitava sotto tiro commestibile finiva nello stomaco come una asino perennemente affamato…. ) . Adesso sto facendo sport come mi è stato consigliato…ma per i primi 4 mesi post infarto ho fatto semplicemente la dieta e camminato circa un ora ogni giorno ed ho perso 20 kili (senza far sport )…quindi funziona!!!!!….Se si fa solo dieta …non so sino a che punto possa funzionare….bisogna camminare anche…
ciao
Paolo
Il Prof. Giannulli…è troppo sovrappeso e deve o dovrebbe assolutissimamente trovare un ora di tempo per camminare o fare cyclette o fare mezzora di cyclette a casa e mezzora di camminata divisa nella giornata. Probabilmente il tempo per farlo non lo ha con tutti gli immaginabili impegni…ma se vuole risultati lo deve trovare. Questa è la mia opinione .
Io da quando mi son liberato da tutta quella robaccia di kili in più e da quelle stramaledette sigarette mi sento molto ma molto meglio…mi sembra di essere una altra persona. Ciao.
Paolo
avere e manifestare certe idee è un fattore predisponente, quasi un castigo, non saprei di qual natura? (Gaz )
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perché fumavo e mangiavo cosi tanto più tanti altri stravizi inutili ??? la risposta potrebbe essere anche nel quesito posto da te….perché tanti in un modo o in un altro si autocondannano provocandosi un autocastigo ??? io me la sono andata a cercare….infatti non mi devo lamentare. Infatti non mi lamento.Però è vero che si innestano comportamenti autodistruttivi …e si continua pur sapendo che son autodistruttivi …e bisognerebbe capire perchè. ciao
foriato
(Essendomi impossibile esprimere al suo posto quanto sono d’accordo sul pezzo http://aldogiannuli.it/costituzione-spagnola/ , provo a sfogarmi qua. Chiedo scusa).
Appunto, professore! Così funziona la cosa nella repubblichina di Spagnitán…
Aggiungere, semmai, che attivare l’art. 155 comporterebbe, in questo caso, a detta del professore Pérez Royo, “un’assoluta mostruosità giuridica” senza precedenti, ma costituirebbe, peraltro, un esperimento tanto innovativo di esternalizzazione mafiosa sconosciuto por estos pagos (si prenda ad esempio, come se la Camorra affidasse l’outsourcing alla ‘Ndrangheta), quanto innatuabile per la stabilità del sistema finanziario paesano, o capitalismo di compari, che fa pensare meno a ‘Il Padrino’ e più a ‘Padre Padrone’ scambiando agnellino costituzionale per fisarmonica scoppiettante di fabbricazione basca…
https://www.youtube.com/watch?v=8LspK996nEU
Gaz
Pusillibus.
Durante il referendum sull’indipendenza della Scozia un noto esponente leghista era presente in quel luogo. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Qual è stata la posizione della Lega sulla questione Catalana?
Ci può essere un nesso tra le due questioni ?