Strage Bruxelles: quasi non fa più notizia. E’ solo la riprova degli errori che ci stanno portando alla sconfitta.
E’ orribile dirlo, ma ormai gli attentati con qualche decina di morti, quasi non fanno più notizia se avvengono in Europa, mentre non fanno per nulla notizia se avvengono in Turchia, Libia, Indonesia, Mali: quelli sono sotto-uomini e non meritano l’aristocratica attenzione dei media europei ed americani; fa più notizia una partita di calcio. Ma anche qui in Europa, ormai ci stiamo assuefacendo nonostante i media ci scarichino addosso valanghe di carta stampata e speciali televisivi.
E questo è decisamente peggio: serve solo a farci misurare la nostra impotenza di fronte al fenomeno con il quale, ormai, ci stiamo acconciando a convivere. In altri tempi, per un episodio del genere, sarebbero saltate teste in serie nell’intelligence e nella polizia. Qui invece non succede niente: già dopo l’11 settembre negli Usa tutti restarono al loro posto e così a Madrid nel marzo 2004 ed a Londra nel luglio 2005. Il colmo è stato il caso francese: a distanza di 11 mesi si ripetono due episodi della gravità di Charlie Hebdo e del Bataclan ed il Presidente non convoca i capi dell’intelligence per ruzzolarli dalle scale a pedate, ma si affida loro per il prosieguo, mentre inizia a blaterare frasi senza senso del tipo “siamo in guerra”.
Anche questa, diciamocelo, era una strage annunciata: venerdì era stato arrestato Salah, uno del commando della strage del 13 novembre, fra le proteste della gente del quartiere che lo difendeva. Già questo doveva mettere tutti in allarme: per di più il giovanotto si è dimostrato di stoffa molto diversa dei suoi amici che si fanno saltare in aria (e, infatti, lui si è guardato bene dal farlo) e si è dichiarato immediatamente disponibile a collaborare pur di non essere estradato in Francia. A quel punto, una reazione islamista diventava più che probabile: sia per colpire chi ha condotto l’arresto, sia come avvertimento al giovanotto che deve pensare che un attentato suicida può anche avvenire nelle carceri o in tribunale e, comunque, è piatto che va bene anche freddo. Nonostante l’evidenza del pericolo si è aspettato l’attentato per far scattare l’emergenza. Questa storia di Bruxelles è l’ennesima riprova dell’incredibile serie di errori che stiamo inanellando da 25 anni e che ci porteranno alla sconfitta contro gli Jhiadisti.
In primo luogo è il sintomo di una perfetta incapacità previsionale lo stesso fatto che esista un quartiere come Molenbeek (ed altrettanto potremmo dire di “Londonistan”): va benissimo accogliere gli immigrati islamici, ma è una bestialità concentrarli, assicurando così agli Jhiadiisti il controllo su tutti. Un minimo di razionalità dovrebbe indurre a governare questi flussi distribuendoli sul territorio. Vi ricordate come è andata negli Usa un secolo fa? Se non ci fosse stato l’aggregato di Little Italy ci sarebbe stata Cosa Nostra? In ogni caso, se un simile aggregato si forma, sarebbe doveroso che fosse adeguatamente presidiato con telecamere, informatori, posti di polizia ecc. Diversamente, succede quello che è successo: che quel rione diventa il quartier generale della Jihad in Europa, la retrovia dove si progettano ed organizzano stragi come quelle parigine. E, fossi nei panni delle autorità belghe, mi darei da fare per smantellare Molenbeek nel minor tempo possibile, pur avendo cura di non fare un pogrom contro i tanti islamici che non c’entrano nulla e si trovano ad abitare in quella zona.
In secondo luogo, questo episodio conferma, se ce ne fosse bisogno, l’assoluta inefficacia dell’azione di intelligence dei servizi occidentali. L’ho scritto e lo ripeto: è sbagliata tutta l’impostazione di fondo, dal come infiltrare le fila dell’Isis, alla questione dell’oscuramento dei siti, dalle tracce monetarie (mai seriamente seguite), al modo di individuare lo Jihadista insospettabile e risalire lungo tutta la catena. Io lascerei perdere, per ora i teatri di Libia, Siria e Califfato (dove il problema si pone in termini di politica delle alleanze con i paesi della zona, più che in termini militari) e mi concentrerei sulla difesa del territorio europeo. Capisco che i servizi vivano per farsi concorrenza ed è inimmaginabile una leale collaborazione, per cui non si farà mai l’Euro intelligence che, invece, sarebbe indispensabile. Ma, almeno, si possono costituire coordinamenti mirati per singole campagne? Si può concordare l’azione si alcuno obiettivi precisi? Va bene, le rivalità sono invincibili, ma ci stiamo accorgendo di quanto la situazione sia grave: possiamo, almeno per un momento, fare sul serio?
Il guaio è l’assenza dei governi, che hanno delegato in toto la questione ai servizi senza nessuna direttiva o controllo e proprio il fatto che non salti nessuna testa, nonostante queste catastrofi, è la conferma di questa irresponsabilità del potere politico. Una cosa è certa: se continuiamo così è sicura la sconfitta.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, attentati di bruxelles, fallimento dell’intelligence europea, isis in europa, molenbeek, perché non si fa eurointelligence, stragi di parigi, terrorismo islamico
GherardoMaffei
Credo che ci sia un equivoco di fondo che rende il fenomeno islamista, incomprensibile ai più.Vale a dire che agli occhi degli islamici l’occidente (USA-Europa non c’è differenza) è terra di abominio poiché è terra di infedeli, corrotti,ma anche di oppressori.Le stolte guerre coloniali, ultima quella contro la Libia di Gheddafi, agli occhi degli islamici, sono aggressioni intollerabili. In conclusione solo se al fanatismo islamista si contrappone uno simile, vi è speranza per noi occidentali.Quale risposta dare? Inviando altri contingenti militari, composti da mercenari, che temono la morte, vanno in missione per pagarsi il mutuo della casa, mandare i figli all’università,con il risultato che una figlia dei due marò prigionieri in India, si è pubblicamente proclamata lesbica.Ecco i risultati di ciò che per decenni l’occidente-porcilaia ha seminato:laicismo,ateismo,becero pacifismo, disarmo degli animi,democrazia partitica, omosessualità, denatalità, aborti,divorzi, femminismo, con il risultato che la nemesi storica ci sta presentando il conto. Ma si badi bene è solo l’inizio.Solo una fanatica weltschaaung (visione del mondo) basata sulla fede religiosa, composta da volontari che non temono la morte, che combattono una “guerra santa” al pari dei crociati, ha qualche speranza di vittoria.I guerrieri islamici combattono per la loro fede religiosa, per il loro popolo, non temono di farsi esplodere in mille pezzi, noi vili occidentali, pregni di coca cola, di presuntuosa superiorità basata sul nulla, saturi di falsi miti,falsi pacifismi, stiamo provando sulla nostra pelle, quello che gli islamici, provano quotidianamente sulla loro.E’ semplicemente la nemesi storica, preannunciata fin dagli anni trenta del secolo scorso , da inascoltati profeti.Noi stolti occidentali ci siamo masturbati coi libri scritti da Umberto Eco, che ha paragonato Julius Evola al mago Otelma. Altri libri, altri autori dovevamo mandare a memoria, ma si sa che ” Nemo propheta in patria” vero esimio professore?
mirko g. s.
Caro Germani, si fanno saltare in aria statisticamente quasi esclusivamente persone rimaste da giovani orfane di un genitore, solitamente il padre. Lasci stare Evola e i deliri sulle legioni di guerrieri che non temono la morte, quello è Wagner, è musica. Se un essere umano è libero di realizzarsi non si fa saltare in aria. Si fa saltare in aria chi resta senza gli occhi per piangere. Le ricordo ancora di come l’esercito degli USA sia pieno di musulmani che vanno a sparare ad altri musulmani, di come i musulmani di una tribù uccidano altri “fratelli” musulmani. I musulmani non sono purtroppo per lei e per chi la pensa come lei tutti uguali e ci sono milioni di loro che vogliono solo guadagnarsi onestamente da vivere e crescere i figli. Un’ultima cosa: non pensa che se la Chiesa avesse vent’anni fa lasciato che gli Stati promulgassero leggi sui diritti fondamentali degli omosessuali (successione ereditaria, uso della abitazione, decidere di staccare la spina) adesso non avremmo matrimoni omosessuali e uteri in affitto?
Lorenzo
Bè… Maffei potrebbe rispondere che un modo anche più sicuro di evitare matrimoni omosessuali e uteri in affitto sarebbe quello di mandare gli omosessuali dichiarati a fare 10 o 15 anni di lavori forzati. Vedi bene che nello stato islamico uteri in affitto non se ne vedono.
Mi scuso per il breve fuori tema ma quando ci vuole ci vuole.
ilBuonPeppe
L’incapacità (di governi, polizie, servizi, ecc.) è un argomento che regge per un po’, la prima volta, magari la seconda. Poi si chiama crimine.
adamenzo
e se l’isis fosse già stata infiltrata dai servizi (usa, israele, piuttosto che europei ) non per prevenire gli attentati, ma per produrli?
ed è per questo che non ne vengono mai rimossi i vertici?
la nostra “strategia della tensione” induce ad avere dei sospetti…………
Paolo Selmi
Professore buongiorno,
pausa pranzo di ieri, rainews24, esperto di turno: è colpa nostra. Dobbiamo abituarci. Cosa facciamo, dobbiamo presidiare ogni angolo di ogni città? e poi, gli aeroporti, cosa facciamo? presidiamo anche tutti gli ingressi, va bene, e poi? ci sono i pullman che entrano, le macchine, cosa facciamo? le passiamo sempre una a una sopra e sotto? quindi la colpa è nostra che non siamo abbastanza abituati…
e questo è il cosiddetto servizio pubblico sulla tv di stato, che ci propina che prevenire un crimine non è infiltrarsi, non è prevedere le mosse, ma mettere un piantone a ogni angolo e comunque non serve a nulla, quindi fateci l’abitudine.
Alla luce anche di questa mossa forse più criminale, perché tesa all’assuefazione nel lungo periodo, personalmente, concordo anch’io con il buon Peppe.
Paolo
Roberto B.
“….e che ci porteranno alla sconfitta contro gli Jhiadisti”.
Su questa affermazione io non sarei d’accordo, a meno di attribuire alla parola “sconfitta” un significato diverso da quello tradizionale.
Quando c’è una sconfitta, c’è stata una guerra, qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso; il vincitore in genere si pappa il vinto, cioè lo occupa e lo costringe ad accettare le sue regole ed il suo governo.
E’ sempre accaduto, sotto varie forme, anche dopo la II Guerra Mondiale per cui, ad esempio, dopo oltre 70 anni stiamo ancora sotto il tallone dei vincitori anglosassoni (ma i Paesi dell’Est sono stati sotto quello dei sovietici).
Nel caso in specie, è possibile immaginare davvero concretamente una Europa islamica?
Non mi pare proprio possibile.
Quindi la domanda da un milione di euro è la seguente: giacché non è pensabile un Stato Islamico Europeo, come e quando può terminare questa guerra?
E siamo proprio certi di essere in guerra? E, nel caso, chi sono i contendenti? Chi ha dichiarato guerra a chi? Un po’ troppo semplicistico dire l’Islam contro l’Occidente: manca una connotazione territoriale precisa, che certo non può essere ridotta solo al cosiddetto Stato Islamico (che non è neppure un’espressione geografica).
Non siamo mica alle Guerre Sante, dove peraltro c’era un preciso campo di battaglia: Gerusalemme.
Ho paura che la questione sia molto più complicata e grave di quella che ci viene prospettata: penso piuttosto che nel mondo globale, i problemi stanno assumendo proporzioni globali di entità e complessità tale che nessuno è davvero in grado non solo di affrontarli, ma neppure di descriverli e circoscriverli.
Se si deve affrontare un problema, da qualche parte bisogna pur iniziare a concentrare gli sforzi.
Finirà? Le guerre possono terminare solo con una pace, magari anche senza una chiara sconfitta di uno o dell’altro contendente. Ma per fare una pace, ci vogliono gli accordi e le firme di persone fisiche, reali, che prendano impegni per conto delle parti in causa.
Aldo Giannuli
se legge il mio libro capirà in che senso uso la parola sconfitta
Roberto B.
Non mancherò.
Mario Vincenzo Strano
Caro professore, scrivo soltanto a proposito del concetto che lei esprime in quel rigo”….incredibile serie di errori che stiamo inanellando da 25 anni….”. Mi permetto (volentieri) dissentire: non da 25, ma da 38 anni -io dico- noi occidentali non facciamo altro che accumulare errori su errori nei nostri “rapporti” col medioriente; precisamente dalla destabilizzazione dello regime dello shah, in Persia, nel 1977/1978. Pensa lei, infatti, che la URSS avrebbe avuto la possibilità, ed il coraggio, di “scendere” in Afghanistan, se gli USA del “buon” Carter e tutti i “progressisti” occidentali non avessero, più o meno esplicitamente, “pompato” Khomenini, prototipo di tutte le tragedie successive? E forse Saddam avrebbe potuto anche soltanto pensare di aggredire la Persia dello Shah, scatenando quell’orribile, spaventosa, indimenticabile guerra, durata 8 terribili, infami anni, contro la successiva repubblica islamica? iraniana? Da là s’è aperto il vaso di Pandora….Kwait, Guerre del Golfo, Algeria, Somalia, Libia, Siria……..
Aldo Giannuli
se è per questo possiamo dire da un secom,lo (come dico nel mio libro) a partire dalla Sykes Picot
david cardillo
Professor Giannuli, dopo gli attentati di novembre a Parigi, io e Lei avevamo avuto uno scambio di opinioni sul suo sito, nel quale io avanzavo il sospetto che tali attacchi erano stati lasciati compiere di proposito e Lei mi rispondeva che si trattava “soltanto” di imbecillità da parte dei servizi di sicurezza. A distanza di quattro mesi, La prego di permettermi, Professore, di essere noiosamente ripetitivo, perchè i miei sospetti stanno avendo conferma. Bruxelles è dallo scorso novembre che è una città militarizzata come nessuna città europea lo era stata dal 1945 ad oggi. L’allarme terrorismo è ai massimi livelli in tutta Europa fin dalla strage alla redazione di Charlie Hebdo di più di un anno fa. Non più tardi di quattro giorni fa, in occasione dell’arresto di Salah Abdelslam, le autorità belghe e francesi avevano annunciato che più attentati erano previsti contemporaneamente, e che lo stesso Salah (che in tutti questi mesi è rimasto comodo e sicuro a quattro chilometri di distanza dalla sede dell’Unione Europea) era pronto a compierli, evidentemente non da solo. E gli attentati di Parigi dello scorso novembre sono avvenuti in un paese, la Francia, che, oltre ad essere già all’erta in quanto già da poco colpita, è rinomata per avere il miglior servizio di intelligence in Europa. Ora, mi dia pure del paranoico, del complottista, del farneticante, del maniaco di cospirazioni, ma io, Professore, Le dico che TUTTI questi attentati puzzano. Puzzano molto.
andrea z.
Ho trovato in rete un articolo interessante che analizza alcune coincidenze relative agli ultimi attentati:
La strategia della tensione appaltata ai servizi israeliani?
Il rapporto tra lo Stato d’Israele e l’Unione Europea, o meglio ancora la loro comune genesi nell’humus della finanza anglofona, richiederebbe una lunga trattazione che esula dalla nostra analisi: in questa sede ci è sufficiente dire che nel primo dopoguerra la famiglia Rothschild figura sia come rappresentante degli interessi sionistici nella dichiarazione Balfour del 1917, primo passo verso la nascita dello Stato ebraico, sia come finanziatrice del movimento Paneuropa animato dal conte Richard Coudenhove-Kalergi, “padre nobile” dell’attuale Unione Europea.
Per Tel Aviv la salvaguardia dell’Unione Europea e la sua potenziale evoluzione negli agognati Stati Uniti d’Europa sono questione di sicurezza nazionale: accentrando la politica estera dei 28 membri a Bruxelles, sottraendola così alla discrezione dei parlamenti nazionali ed assoggettandola agli interessi della grande finanza transnazionale, lo Stato d’Israele ha la migliore garanzia che i suoi interessi siano tutelati, narcotizzando così le pulsioni di quegli Stati, in primis l’Italia ed in parte la Francia, naturalmente inclini, per motivi economici e di vicinato, ad una politica filo-araba. Nessun caso è più illuminante delle sanzioni all’Iran imposte agli Stati europei attraverso Bruxelles: senza le strette maglie della UE, sarebbe stato difficile ingabbiare l’Italia nella rete delle sanzioni, più probabile invece un loro netto rifiuto considerati gli stretti legami economici con Teheran…..
L’urgenza di sedare le spinte centrifughe che stanno svuotando la UE, è così sentita a Tel Aviv da indurla a mettere generosamente i propri servizi segreti a disposizione della strategia della tensione che sta martoriando l’Europa, ottenendo così un duplice risultato: da un lato, si creano nuove emergenze per frenare l’implosione dell’Unione Europea, dall’altro si alimenta l’odio verso la comunità mussulmane ed il mondo arabo, creando così un sentimento di affinità con il piccolo Stato d’Israele, “baluardo dell’Occidente” minacciato dai fedeli di Maometto…….
Nell’orbita dell’israeliano SITE Intellegent Group, ruotava anche “la mente” della strage del 13/11, quel Abdelhamid Abaaoud libero di viaggiare indisturbato tra la Francia ed la Siria, nonostante fosse tra i massimi ricercati d’Europa, e reso una “celebrità” nella galassia dell’ISIS dai macabri filmati scovati in rete dall’inafferrabile Rita Katz. Il defunto Abdelhamid Abaaoud era anche amico di quel Salah Abdeslam, pesce piccolo che sguazzava mondo del narcotraffico, che avrebbe dovuto farsi esplodere allo Stade de France il 13/11 ed è stato invece catturato il 18 marzo alla periferia di Bruxelles……
E nella strage di Bruxelles del 22 marzo, dove si nasconde lo zampino dei servizi israeliani? Come nel caso degli attentati del 13/11 occorre focalizzare l’attenzione sui locali chiusi e sottoposti ad una rigida sorveglianza (in un caso il Bataclan e nell’altro lo scalo aereo), perché lì è più facile incappare nella connivenze che hanno permesso l’attacco, che si sarebbe potuto altrimenti sventare con facilità.
Le due esplosioni che hanno sventrato la hall dell’aeroporto di Zaventem sono avvenute a fianco del banco della American Airlines: la compagnia aerea statunitense è tristemente nota alla cronache perché due suoi voli (American Airlines Flight 11 e American Airlines Flight 77) furono dirottati quel fatidico Undici Settembre per schiantarsi rispettivamente contro la Torre Nord ed il Pentagono (sebbene in quest’ultimo caso non sia stato rinvenuto nessun detrito attribuibile ad un Boeing 767). Due degli aerei dirottati, tra cui il sullodato American Airlines Flight 11, si alzarono in volo dall’aeroporto Logan di Boston, dove la sicurezza era garantita dalla società olandese ICTS International, creata e gestita da ex-personale dei servizi segreti israeliani.
Facciamo un salto temporale e torniamo all’aeroporto di Zaventem, martedì 22 marzo 2016, quando due ordigni deflagrano nei pressi del banco dell’American Airlines. Ebbene, da una veloce ricerca su internet, emerge non solo che la ICTS International garantisce tuttora la “sicurezza” della compagnia aerea statunitense, ma addirittura che la sede belga della ICTS è proprio di fronte all’aeroporto di Zaventem, dove è ubicato un “centro operativo” della società degli ex-agenti dello Shin Bet.
Scorrendo la lunga lista di attentati “islamisti” ad aeroporti o voli aerei dell’ultimo decennio, ci si imbatte quasi sempre nella ICTS International: l’attacco allo scalo aereo di Zavantem, il colpo “al cuore dell’Europa”, non fa eccezione.
http://federicodezzani.altervista.org/attacco-al-cuore-della-ue-lo-stragismo-di-stato-e-diventato-routine/
benito
la sconcertante incapacita’ occidentale di governanti, servizi segreti e classe dirigente tutta, non e’ che un segno dei tempi: il segno della ormai conclamata decadenza del dominio occidentale. Il declino si poteva evitare quando ancora non era cosi’ evidente, ora e’ tardi per fare qualcosa di efficace, e i tentativi di rimediare finiscono per essere piu’ o meno controproducenti. E questa decadenza e’ soprattutto legata alla mancanza di un disegno politico sensato e coerente, e proprio a proposito del jihadismo la domanda da farsi e’:
– siamo sicuri che i servizi segreti occidentali abbiano intenzione di contrastarlo (penso all ISIS)?
dubbi in proposito sono legittimati dai seguenti fatti:
1- USA, UK e Francia hanno ripetutamente dichiarato che Bash al Assad se ne deve andare
e guarda caso l’ISIS combatte contro il governo siriano
2- anche le pietre sanno che sauditi e Turchia armano l’ISIS. C’e’ qualche ingenuo che pensa che cio’ potrebbe avvenire se gli USA fossero davvero contrari?
3- negli ultimi tempi, vari neocons USA hanno pubblicamente dichiarato che il terrorismo islamico non e’ una minaccia per gli USA.
4- a suo tempo, sul quotidiano “LE VOUX DU NORD” compare una notizia inquietante ripresa poi in sordina anche da “LE FIGARO” e da “LE MONDE” : nel momento in cui le indagini giudiziarie su Charlie Hebdo cercano di fare luce su un aspetto cruciale, ovvero chi ha armato gli attentatori, ecco calare il segreto di stato sulle indagini. Dunque il sospetto che dietro le stragi ci siano i servizi segreti pesa non come un macigno, ma come il monte Everest. Ed ecco spiegata l’inefficienza
benito
apprendo in questo momento dalla radio, che gli attentatori di Bruxelles di ieri erano gia’ conosciuti dalla polizia. Un copione che continua a ripetersi all’indomani di ogni attentato. E’ cosi’ difficile controllare dei sospetti? O si preferisce lasciarli fare per qualche motivo?
massimo ceci
Non le viene il dubbio caro professore, che di incapacità e mancanza di coordinamento non si tratti affatto bensì di collaborazione attiva da parte di certi servizi nel compiere queste stragi?
L’errore ci sta una volta, forse la seconda ma alla terza io lo chiamo in modo diverso.
Cordiali saluti.
nnnn
Alcune personalissime considerazioni sull’articolo:
1) Se non ci fosse stato l’aggregato di Little Italy ci sarebbe stata Cosa Nostra? assolutamente si, non credo che un’organizzazione criminale di livello mondiale dipenda dall’esistenza o meno di un quartiere, seppure popoloso.
2) tracce monetarie (mai seriamente seguite): se non sono seguite volontariamente, siamo sicuri che sia per incapacità?
3) se continuiamo così è sicura la sconfitta: il terrorismo, ad esempio quello in Italia, non era nato dall’esigenza di vittoria di una parte sull’altra (rossi vs neri), quindi anche in questo case dubito che si possa ridurre il tutto a una lotta tra buoni e cattivi.
Opinioni personali quindi ampiamente criticabili.
Mattia
Nella mia ignoranza, mi permetto di dire che mi pare che manchi totalmente una visione d’insieme del fenomeno, almeno nel momento in cui la cosa viene generalmente trattata, sia da media che governi. Ci si concentra in maniera spasmodica e compulsiva sui dettagli e gli eventi singoli, sul combattimento e la migliore tattica per le battaglie, quando l’unica soluzione è quella di capire il fenomeno per vincere la guerra (che non necessariamente è la collezione di battaglie – che cmq stiamo perdendo). Questo atteggiamento fa sì che come dice giustamente il professor Giannuli, l’operazione venga delegata totalmente ai servizi segreti e diventi una questione principalmente d’intelligence. Ci rendiamo conto che ci sono persone che si fanno saltare in aria, che è vero che possiamo beccarne qualcuno mentre compra gli esplosivi o parla con un amico, ma non saremo mai al sicuro in questa maniera? Dobbiamo contemporaneamente e urgentemente lavorare per un mondo in cui non ci si senta spinti a farsi saltare in aria pur di far del male a quel qualcuno che è visto come la causa del fatto che farsi saltare in aria è l’unica opzione. Un circolo vizioso.
Aggiungo: per me l’unica speranza è quella di allearsi con i musulmani in questa guerra. Finchè trattiamo i loro Paesi, la loro cultura, e loro stessi come stiamo facendo (bombe, muri, leghe, le pen, trump, anti-islamismo) non solo non avremo il loro appoggio contro il terrorismo islamico, ma scateneremo quell’inevitabile mi-dissocio-ma-non-condanno che troppo spesso si percepisce in quartieri o Paesi di fede islamica.
Dobbiamo averli al nostro fianco, totalmente, non solo perchè è l’unica strategia per vincere (il califfato ha come unico vincolo nella recluta di personale quello della fede islamica) ma anche perchè tatticamente possedere persone che parlino l’arabo, che conoscano la cultura, che possano infiltrarsi, sono risorse estremamente preziose se non fondamentali.
leopoldotosi
questi sparano in mezzo ai civili, in metropolitana, in turchia in mezzo alle manifestazioni, per strada. Mica mettono le bombe nelle istituzioni, contro l’esercito, i politici, gli imprenditori che vendono armi, non credo abbiano le capacità, né la volontà di colpire il nervo del potere e i politici alla holland applicano la retorica del cordoglio per non sfigurare sicuri di non impegnarsi [ a quanto sembra la situazione e precipitata per caso, non che fossero certi di trovare qualcuno nel primo covo ] . Sono funzionali al sistema, sono sorpreso che gli abbiano presi vivi, colpiscono per strada un bersaglio anonimo colpevole di non eleggere rappresentanti capaci e responsabili.
Tenerone Dolcissimo
nnnn
23 marzo 2016 a 11:46 | # dice
2) tracce monetarie (mai seriamente seguite): se non sono seguite volontariamente, siamo sicuri che sia per incapacità?
***
Devo disilludere dal vedere un complotto in questo, almeno guardando all’esperienza italiana. La normativa antiriciclaggio non serve ad impedire la ripulitura del denaro ed a risalire alle fonti finanziarie di terroristi ed altri farabutti, come la casta vorrebbe fare credere.
Lo scopo è quello di tenere sottocontrollo il peculio dei contribuenti per poterli piu’ agevolmente depredare per acquistare autoblu e pagare le mignotte di regime (*)
Ma voi credete che al PD gliene frega qualcosa se un terrorista fa saltare per aria un povero stronzo come noi o se un povero stronzo come noi deve pagare il pizzo alla mafia e se viene squartato se non lo paga????
(*) COn buona pace delle anime candide che credono che Berlusconi sia l’unico puttaniere
andrea z.
Quello che stupisce di questi attentati è il fatto che manchi completamente una discussione o la proposizione di teorie alternative sui media principali.
In genere le rivendicazioni dell’ISIS e i filmati relativi a terroristi e attentati sono catturati in rete e diffusi dal sito Site Intelligence di Rita Katz, una sionista fanatica legata ai circoli neoconservatori americani più estremisti.
Solo in alcuni casi le notizie sull’ISIS sono state lanciate da Al Arabyia in inglese, subito riproposte da Haaretz e Jerusalem Post.
Una volta passate a televisioni e giornali, come le veline del vecchio Minculpop, le notizie vengono proposte agli ormai lobotomizzati ascoltatori/lettori come fossero oro colato, senza considerare l’eventuale parzialità delle fonti.
Girare ieri per i telegiornali e le trasmissioni politiche era come ascoltare un coro alpino, in cui tutti cantavano all’unisono la stessa canzone.
Preoccupa questa totale accettazione di un punto di vista unico e indiscutibile: gli attentati sono dell’ISIS come qualche tempo prima Putin aveva aggredito l’innocente governo ucraino, che in realtà aveva cacciato con un colpo di stato il precedente legittimo presidente.
Non parliamo poi degli attentati di Parigi, pieni di episodi misteriosi e sui quali Hollande per evitare figuracce ha vietato qualsiasi indagine.
http://www.maurizioblondet.it/ue-attacco-invadere-la-siria-propone-atlanti-council/
Tenerone Dolcissimo
Preoccupa questa totale accettazione di un punto di vista unico e indiscutibile:
***
E’ sicuramente colpa di Berlusconi.
Propongo di organizzare un bel girotondo sotto Palazzo Chigi per chiedere che dia le dimissioni da primo ministro.
andrea z.
Scusi, Giannuli, se intervengo ancora, ma volevo riportare un articolo sempre a proposito delle manipolazioni dei media avvenute ieri:
http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/03/23/e-falso-il-video-dellesplosione-allaeroporto-di-bruxelles/
Luca
Sono ahimè ancora una volta d’accordo con le conclusioni di Giannulli.
Anche mia moglie, che non si informa mai di politica ed in generale non segue ne TG ne giornali, si è accorta, nella scuola, di come dopo le vesti stracciate per la strage al Bataclan oggi quasi si cominci a registrare una certa assuefazione.
Ma quanta miseria e morte dovremo ancora ingoiare prima di iniziare a pretendere un straccio di reciprocità con gli stati islamici? Mi sembra che le frontiere europee siano diventate ormai una spugna pronta a disfarsi come il limes romano. Non si può più sperare solo nella grande forza omologatrice dello stile di vita occidentale che a forza di debito tutto ingloba. È davvero ora che la politica tiri fuori gli attributi, se ne ha, perché continuare a crogiolarci nel senso di colpa ci sta avvelenando inesorabilmente.
Paolo Federico
Io non ho nessuna fonte autorevole da cui assumere notizie illuminanti. Mi limito ad osservare i fatti e a ragionarci intorno e nonostante quanto affermato nell’articolo e in qualche commento, non riesco a vedere dove diavolo sarebbe la convenienza dell’isis nel perpetrare simili azioni, pertanto sono portato a pensare che l’isis sia solo un esecutore e che quindi non abbia motivazioni ma si limiti ad una funzione di agenzia.
A questo punto i mandanti non potranno che essere i creatori e finanziatori dell’isis, i quali sempre più apertamente vengono indicati Usa e Israele e indirettamente Europa da un lato e una parte molto grande del mondo arabo e islamico.
Ora, mentre le motivazioni occidentali possiamo trovarle nel terrore delle élite dominanti di vedere crollare un intero sistema e con esso il loro potere(la qual cosa spiegherebbe gli apparenti fallimenti dei controspionaggi: in qualche modo ci sono dentro fino al collo), ma la vera autentica domanda che si finge di ignorare è: dove è l’interesse di vasta parte del mondo islamico in queste stragi?
E non mi si venga a dire che queste stragi le hanno subite anche turchi e arabi perché sacrificare qualche vita umana per la grandezza dell’islam per costoro non è solo cosa giusta ma santa; eppoi non dimentichiamo i seri dubbi sull’undici settembre, evento scatenante l’attuale caos, che dovrebbe dircela lunga su cosa sono capaci di fare gli attuali uomini di potere pur di ingannare e perseguire i loro sordidi obbiettivi.
andrea z.
Se la minaccia islamica rappresenta quel grande pericolo per le autorità europee, come mai milioni di persone di fede islamica vengono invitate e incentivate a riversarsi qui da noi?
La Merkel rischia perfino la rielezione pur di far entrare nuovi immigrati.
Probabilmente perchè i governi sanno che l’immigrazione islamica genera convulsioni nel tessuto sociale, ma non rappresenta un pericolo terroristico.
Il terrorismo è probabilmente gestito dall’alto, ben dosato e propinato al pubblico in modo da creare panico, paura , ma anche odio nei confronti dei nuovi arrivati.
La cosa potrebbe sembrare assurda per l’uomo comune, ma ha un senso per quella ristretta schiera di persone al cui servizio stanno governi e servizi segreti.
Come fanno i pochi a tenere sotto controllo i molti?
Creando al loro interno divisioni, odi e favorendo il disorientamento con mosse apparentemente contraddittorie come quelle che riguardano terrorismo e immigrazione incontrollata.
Herr Lampe
Se ha tempo, le porrei una domanda: questo tipo di attentati ostacola o favorisce il processo di integrazione europea?
Non riesco a farmi un’idea.
Tenerone Dolcissimo
Azzardo una risposta io, sperando di non essere bacchettato troppo dal professore per la mia scarsa perizia.
Allora, il coro dei giornali e TV sussidiati dal denaro pubblico, per evitare altri attentati chiede più Europa. Ma attenzione e intendiamoci bene: si tratta di aumentare quella integrazione imposta dall’alto e subita da chi sta in basso cioè quell’integrazione che, se fosse proposta con referendum libero, verrebbe respinta a stragrande maggioranza e con coro di pernacchie.
Quindi, almeno in un primo momento ci ammolleranno altre integrazioni. Ovvio che queste aumenteranno la rabbia ed accelereranno l’arrivo ad un punto di rottura con possibile soppressione di questo vuoto simulacro chiamato UE.
Quindi si puo concludere che in un senso gli attentati favoriscono l’integrazione e in un altro le preparano la bara.
Saluti
Paolo Federico
In Europa c’è un solo alleato in grado di trattare alla pari con gli Usa ed è l’Inghilterra, ma nel mondo islamico non mi pare sia così. Turchia Arabia Pakistan pur in una condizione subordinata agli Usa trattano sempre con un “do ut des”, perseguendo inderogabilmente i loro interessi: nel portare queste azioni dovranno pur avere dei loro obiettivi, delle loro convenienze, dove sono?
Herr Lampe
Grazie Tenerone, però il suo commento ha esplicitato il ragionamento alla basa della mia domanda, che rimane così inevasa.
vittoria oliva
io sono convinta che stanno a pappa e ciccia coi servizi, cosa non nuova, non scordare che c’è tanto di stadio di assedio, di regimme di eccezione e questi scorrazano ovunque, con tanto di big data droni e il resto, sono conflitti tra servizi e conflitti fra potenze e la gente muore, come il solito, primi quelli che scappano da dove ci sta lo stato islamico e 14 anni di bombe in testa, non ci scordiamo che c’è una guerra di 14 anni fra le potenze occidentali, come possono mettersi d’accordo i sevizi di una europa un paese di potenze coloniali in conflitto storicamente?
Lorenzo
Non ho letto il libro e non sono un esperto di sicurezza. Dubito che con percentuali a due cifre di arabi residenti sia possibile blindare le città, ma non voglio trinciare giudizi su argomenti che non conosco, e non è neppur questo il punto. Il punto è che ho trovato estremamente riduttiva la reazione di Giannuli ai fatti di Bruxelles.
Una reazione meramente securitaria, come se il terrorismo non fosse da sempre l’arma dei poveri contro i potenti, e gli attentati la risposta a 30 anni di guerre petrolifere da parte dell’impero statunitense & satelliti allo scopo di garantirsi governi mediorientali succubi e gestione delle risorse affidata alle multinazionali occidentali (fra cui l’ENI). Vi passa per la mente che mentre le potenze imperiali bombardano lo stato islamico a quello venga la voglia di restituire il favore, e non disponendo di aerei supertecnologici e di missili teleguidati si affidi alle povere cinture esplosive e ai fucili a pompa?
Cosa disse Bin-Laden nel messaggio di rivendicazione dell’attentato alle torri gemelle? Forse che ci colpiva perché eravamo infedeli o odiava la nostra (eh, eh…) libertà ? Disse che finché l’impero avesse continuato ad appoggiare Israele e la rovina del popolo palestinese, a tenere in vita le corrotte monarchie del Golfo e a gestire ad uso proprio le ricchezze energetiche mediorientali, loro avrebbero continuato gli attentati come unico mezzo di lotta praticabile data la smisurata superiorità militare occidentale. Immediatamente tutte le emittenti dei paesi a egemonia statunitense oscurarono il comunicato, nonostante gli indici stellari di ascolto che avrebbe registrato.
La guerra non è quella che abbiamo in casa. E’ quella che facciamo agli altri – e non lo dico in senso negativo – e da cui cominciano ad arrivarci dei timidi segnali in risposta. Questo i padroni del vapore l’hanno messo in conto: sanno che il gregge si abituerà e ne approfitteranno per far passare nuove leggi securitarie. Io sospetto che queste cose le sappia anche Giannuli. Da lui mi sarei aspettato un intervento su questa falsariga. Il fatto che non sia così fa venire qualche dubbio sul presunto rivoluzionario e sui suoi rapporti coi servizi segreti da lui tanto seguiti.
Intanto il mondialismo ha una nuova spina, e la Brexit guadagna punti su punti.