Se le scatole sono quadrate, perché le pizze sono rotonde?

Pubblico un divertente (ed istruttivo,… molto istruttivo) racconto del mio amico Alessandro Curioni, esperto delle tematiche di hackeraggio ecc,  che ha recentemente pubblicato “Come pesci nella rete” ed Mimesis, che vi consiglio vivamente e che recensirò prossimamente.

Lo avevano aspettato a casa, anzi di fronte alla porta. Come nella migliore tradizione si erano palesati alle sei del mattino e proprio perché si trattava di una consuetudine, aveva fatto in modo di rientrare alle nove. Troppo prevedibili, come al solito. Non aveva alcuna intenzione di evitare l’arresto, ma almeno sarebbe uscito di casa vestito decentemente. Quando scese dall’ascensore e si trovò faccia a faccia con due dell’antiterrorismo, incappucciati e armati fino ai denti, gli scappò una risata. Notoriamente, I tizi non erano dotati di un grande senso dell’umorismo e non apprezzarono, tanto che per poco non gli slogarono una spalla per ammanettarlo. Adesso si stava baloccando con l’idea di concedersi una bella vacanza. Sentiva la nostalgia di Parigi e si immaginava a passeggio su Boulevard Saint Germain e a bere un caffè in Place Saint André Des Arts. Le sue divagazioni furono interrotte dall’ingresso nel piccolo ufficio di quello che probabilmente doveva essere il procuratore. Era giovane, sicuramente uno di quelli rampanti e determinati a farcela, altrimenti un caso come il suo non lo avrebbe mai ottenuto. Si trattava del tipo di indagine che si affida a qualcuno per fargli fare carriera oppure, se non era abbastanza furbo, per stroncargliela ancora prima che iniziasse.  Lo invidiava, ma soltanto perché doveva avere passato da poco i trenta, per il resto preferiva trovarsi da quella parte del tavolo.
“Buongiorno. Sono il procuratore Giuseppe Di Roccia.” Entrò con un grosso fascicolo sottobraccio e parlò con l’arroganza del potere distribuita uniformemente tra le sillabe.

Non riuscì a resistere e inclinò la bocca in un leggero sorriso. In fondo amava la presunzione dei giovani, avrebbe voluto fosse ancora sua.
“Buongiorno.” Rispose sollevando un singolo sopracciglio, atto non banale, del quale nessuno comprendeva la spaventosa difficoltà. In effetti la viveva come un sfida con sé stesso, un modo per dimostrare che aveva un controllo assoluto di sé  e di quello che lo circondava.
Il giovane procuratore si accomodò sulla poltroncina, ignorandone deliberatamente l’assoluta scomodità. Finse di sfogliare con interesse il fascicolo, poi alzò lo sguardo verso il suo indagato. “Bene. Immagino che sappia di essere in una situazione molto precaria.”

La pausa, che doveva essere a effetto, gli consentì di intervenire. “Non lo immagino, ma sono certo che abbia intenzione di spiegarmelo.” Pur volendo essere provocatorio, si rese immediatamente conto di avere sprecato energie, perché il procuratore era già in modalità Qui comando io.
“Se guardo questo fascicolo mi domando per quale ragione sto perdendo tempo e non la sbatto in galera e poi butto via la chiave.”
“Forse perché in un paese democratico esistono i giusti processi?” Continuava a sprecare energie, doveva iniziare a comportarsi in modo razionale. Giurò che sarebbe stata l’ultima volta.
Di Roccia lo degnò di un sorriso sardonico. “Per quelli come lei, che si comportano con assoluto disprezzo della democrazia, appellarsi al giusto processo suona veramente come un’insolenza.”
“Grazie a questa sintonia, credo che riusciremo a capirci molto rapidamente… Non pensa?” Anche spergiuro… Stava decisamente invecchiando.
“Mi ascolti con molta attenzione, perché si trova pericolosamente vicino a farmi perdere la pazienza. Abbiamo tutte le prove che ci servono per condannarla per almeno dieci reati diversi di cui nove sono crimini informatici, uno, devo dire il più affascinante, è quello di attentato alla Costituzione.” Il procuratore si sporse verso il suo interlocutore. “Tuttavia potrebbe collaborare, nel qual caso, la situazione… Come dire… Si stempererebbe.”
“Se mi sta proponendo un accordo, vorrei sapere fino a dove può spingersi?”
“Diciamo che, se mi fornisce le informazioni che mi aspetto, resta la violazione di sistema informatico e la diffusione di virus. Qualche attenuante la inventiamo. Tre anni, così in galera non ci entra neppure.” Il procuratore si appoggiò allo schienale della poltroncina, fissandolo, compiaciuto della sua generosità.

Giovanni D’Amato, consulente per la sicurezza informatica dei servizi segreti, tornò a pensare a Parigi, poi si stupì di sé stesso, prendendo una decisione che non aveva alcuna giustificazione logica. Anni dopo si disse che in fondo quel Di Roccia gli stava simpatico, anche se finì per deluderlo profondamente.
“Senta. La sua offerta è generosa, ma non mi interessa, per la semplice ragione che tra meno di due ore sarò fuori da questo ufficio. Non la sto prendendo in giro. Non mi fraintenda, ma temo che non abbia alcuna possibilità di trattenermi. La notizia del mio arresto sta risalendo la catena del potere, credo anche velocemente. Una volta arrivata in cima, un ordine farà il percorso inverso e si paleserà dalla porta alle mie spalle sotto forma di un agente che richiederà la sua presenza altrove. Poi tornerà in questo ufficio annunciandomi che posso andare.”

Sarà stato il tono rilassato e quasi umile o un’improvvisa illuminazione, ma l’effetto che ebbe sul procuratore fu chiaramente visibile dal suo linguaggio del corpo: una mano passata tra i capelli e poi sopra la bocca, una deglutizione fin troppo evidente, una postura improvvisamente più rigida. Era preoccupato che nelle parole del suo indagato ci fosse un fondo di verità.
“Per ammazzare il tempo, le garantisco soltanto quello, potrei raccontarle una storia.” Riprese D’Amato. “La consideri un racconto fantastico, quasi una fiaba, anche se il termine è improprio.”
“Potrei considerarlo un’anticipazione di quello che mi giurerà quando scoprirà che nessuno verrà a salvarla.” Azzardò Di Roccia.

D’Amato sorrise, accavallò le gambe, si poggiò le mani in grembo e iniziò a narrare.

In un paese lontano, ma non troppo, la vita procedeva tranquilla. Il governo s’incensava, l’opposizione strepitava, il parlamento si agitava, spesso senza costrutto, i cittadini erano perennemente incazzati e i servizi segreti… Beh, loro spiavano. Gli anni passavano gioiosi e nulla MUTAVA, poi arrivò la magia della Grande Rete e tante cose iniziarono a cambiare. Il governo twittava, l’opposizione  bloggava, il parlamento postava, spesso a sproposito, i cittadini chattavano, sempre perennemente incazzati e i servizi segreti… Beh, continuavano a spiare. Allen, Il capo dello SpIA (Servizi per Informazioni Attendibili), era una persona molto gentile e anche lungimirante, quindi comprese subito che la Rete era una grande fonte di informazioni, SPECIALMENTE perché tutti, ma proprio tutti, si mettevano in piazza. Miliardi di persone affidavano a Internet i dettagli della loro vita e iniziavano a utilizzare il sistema nei modi più insoliti. In milioni compravano e vendevano ogni tipo di bene e servizio, tanto che molte aziende si specializzarono nella profilazione degli utenti, in modo che la pubblicità giusta arrivasse alla persona giusta, nel momento giusto. Altrettanti facevano in modo di essere geolocalizzati, così da potersi muovere senza conoscere i percorsi per andare da un luogo all’altro e per usufruire di servizi sempre più esotici, come ritrovare la propria auto nel caso si dimenticasse dove era parcheggiata. Allen superò lo stupore per come veniva utilizzata la Rete. Il suo pragmatismo gli impedì di perdersi in congetture sui misteri del comportamento umano. Tutto questo lo rendeva veramente felice e per molte ragioni. In primo luogo i suoi uomini avrebbero potuto migliorare enormemente la qualità della loro vita senza appostamenti e pedinamenti, avrebbe potuto garantire la massima flessibilità d’orario. A questo si aggiungeva un risparmio IN unA percentuale A doppia cifra sui costi: niente indennità per le professioni usuranti, questo grazie allo smart working, taglio secco agli informatori, che sarebbero diventati obsoleti, drastica riduzione delle spese di trasferta (per esempio se il bersaglio è geolocalizzato vai a colpo sicuro). Fu così che lanciò il grande progetto di riqualificazione professionale SpIA 2.0, per trasformare il suo personale in una truppa di hacker provetti. Ci furono le inevitabili resistenze al cambiamento. I più anziani sostenevano che il mestiere non era più quello di una volta. Un tale si presentò nel suo ufficio lamentandosi che adesso suo moglie pretendeva di andare all’IKEA una volta AL mese, di fare weekend fuori porta, ma soprattutto dicendogli che non aveva più alcuna buona ragione per stare FUORI a dormire e per non partecipare alle riunioni di condominio. Non c’è rosa senza spine, Allen lo sapeva, ma continuò imperterrito. E da principio i fatti gli diedero ragione. L’ambiente era più rilassato, i dipendenti più giovani sembravano contenti e i costi scesero vorticosamente, ma… Come tutti sanno, a questo punto della storia c’è sempre una congiunzione avversativa che rovina il lieto fine.  Lentamente le informazioni da molte, diventarono tantissime e alla fine inevitabilmente troppe. I suoi dipendenti passarono dallo smart working all’only working, i costi ripresero a crescere vorticosamente per la necessità di assumere nuovo personale e aggiornare sulle evoluzioni tecnologiche quello già in staff. Fare la spia era tornato ad essere un lavoro usurante. Allen si lambiccava il cervello alla ricerca di una soluzione arrivando perfino a concepire lo spionaggio on demand. Contrariamente a quanto molti pensano dei servizi, quando lavorano normalmente, non esiste un mandante: i dati si raccolgono tutti e il compito della buona spia è trasformarli in informazioni da rendere disponibili agli autorizzati. Il resto è mancato rispetto del codice deontologico.

La rivoluzione dell’on demand avrebbe messo in discussione questo pilastro etico e morale, che Allen considerava un caposaldo, ma a volte nella vita si deve scegliere se bere o affogare. Nell’ora più buia ecco, come in ogni vera favola,  la svolta che favorisce il nostro eroe. A livello globale nasceva il cloud computing, che concentrava nelle mani di un numero molto ristretto di operatori una quantità di informazioni senza precedenti: pochi enormi obiettivi sui quali concentrarsi. Su scala nazionale, invece, Allen assistette a una straordinaria fuga in avanti, che gli appareve come un miracolo. Dalla Grande Rete nacque una strana e nuova creatura, che affermò la sua leadership sfruttando la possibilità, inconcepibile fino a dieci anni prima, di una vera democrazia diretta. Al grido di saremo il più grande parlamento che la storia abbia mai visto, divenne la prima forza politica in campo, dimostrando che Internet consentiva una vera partecipazione diretta dei cittadini. Questo attraverso la piattaforma informatica battezzata Agorà, nome scelto non a caso, dal movimento che, dopo alcuni anni sotto il simbolo del Sole e della Luna, aveva fatto un rebranding ribattezzandosi Nuova Atene. Allen era entusiasta del sistema informatico. In milioni si iscrissero e per partecipare dovevano fornire un’anagrafica completa, rendersi sempre geolocalizzabili e permettere che tutte le attività svolte sui sistemi fossero tracciate. Era bellissimo. Una settimana dopo il lancio dell’iniziativa, Allen aveva organizzato una squadra di tre dei suoi uomini per analizzare il sistema. Dal punto di vista tecnico aveva alcune debolezze, ma era decisamente ben presidiato, così utilizzò una delle aziende legate ai servizi, specializzata in manutenzione di computer e smartphone. L’operazione fu abbastanza semplice. In una prima fase la società strinse un accordo con il movimento per fornire assistenza agli iscritti a prezzi molto competitivi. In un secondo tempo fece infettare con un virus informatico una trentina di dispositivi elettronici di membri del movimento che, quando furono portati in manutenzione, vennero ricondizionati adeguatamente. Da quel momento ognuna di quelle macchine rappresentò un punto di accesso per i suoi uomini. Nel giro di venti giorni la piattaforma fu monitorata e analizzata. Essendo basata su un sistema Open Source, i programmatori di Allen svilupparono alcuni miglioramenti alle funzionalità che, però, avevano l’effetto collaterale di introdurre vulnerabilità tali all’interno del sistema da permettere di bypassare le misure di sicurezza. Quando le migliorie furono rese disponibili, i solerti amministratori della piattaforma le installarono senza esitare. Allen e i suoi stapparono una bottiglia di spumante per festeggiare: da quel momento avrebbero avuto completo accesso a tutte le informazioni contenute nei database. Allen annunciò che il passo successivo sarebbe stato quello di creare una specie di cruscotto, che consentisse una consultazione rapida dei flussi di informazione più significativi. Avrebbe voluto vedere in tempo reale il consenso sui disegni di legge, gli spostamenti fisici dei personaggi più in vista e più attivi, un allarme istantaneo nel caso di dibattiti particolarmente accesi tra esponenti del movimento sulle chat riservate. Tutto questo tanto per cominciare. Alla fine era contento sia per lo scenario internazionale, che stava concentrando tutte le informazioni nelle mani di pochi, sia per quello nazionale. Poteva andare meglio? Certamente. La buona notizia giunse meno di un anno dopo, quando anche gli altri partiti politici, terrorizzati da un’evidente perdita di consenso, decisero di sfidare il movimento sul suo stesso terreno e ognuno lanciò la sua piattaforma democratica. La fretta e il fatto che Agorà fosse una specie di standard di settore li spinse ad adottare in massa la stessa identica soluzione tecnologica. Questa volta Allen e i suoi passarono al Dom Perignon, stappandone sette bottiglie in meno di due mesi: tutto il tempo necessario a ogni partito per lanciare in Rete il guanto della sfida al movimento. Felice: Allen aveva tutto dalla vita. Il flusso di informazioni era perfetto, gestito a monte dalle forze politiche, era ordinato, preciso e in tempo reale. I suoi uomini tornarono allo smart working e gli venne affibbiato il nomignolo di Deus Ex Machina, con una particolare accezione del senso originale del termine. Con tanto ben di Dio a disposizione, gli fu facile chiudere un paio di accordi internazionali per avere un accesso privilegiato ai grandi operatori del cloud computing…

“Procuratore. C’è una telefonata per lei.” Di Roccia si riscosse. Era rimasto affascinato dal talento di affabulatore di D’Amato. Il poliziotto si avvicinò con un cellulare in mano. Il procuratore fissò intensamente il consulente dei servizi segreti e prese l’apparecchio che gli veniva offerto. In totale il risultato fu 3 a 2 per i “si” sui “ma”. Questa la sequenza delle marcature: “si”, “ma…”, “si”, “ma…”, “si”.

Chiuse la comunicazione, fissò il suo interlocutore, poi parlò: “Aveva ragione. Può andare, ma almeno mi dica come va a finire.”
D’Amato si alzò e sorrise: “Ovviamente tutti vissero felici e contenti.” Adesso aveva altro a cui pensare: c’era un caffè che lo aspettava in Place Saint André Des Arts. Questo era il vero smart working.

Alessandro Curioni

alessandro curioni, come pesci nella rete


Aldo Giannuli

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Comments (51)

  • Complimenti sia per la scrittura che per il contenuto. Verrebbe da dire la frase dei titoli di coda dei film: “Ogni riferimento a fatti, cose o persone…” A proposito di film, ogni tanto passano in TV “Nemico pubblico” con Gene Hackman che fa la spia, ogni volta lo guardo sempre volentieri… ma mi rendo conto che in meno di vent’anni è già cambiato tutto, e a livelli inimmaginabili. Complimenti ancora.

    • Ciccillo delle Triglie

      Fa piacere che anche Lei il 24 maggio corrente anno abbia concordato con analisi che si fanno gia’ almeno da una quindicina d’anni.Chiaramente le analisi alle quali mi riferisco sono piu’ approfondite e non parlano in maniera generica di “Stati” ma si riferiscono a specifici “Governi” che emanano studi-agenda su quanto sia importante rinchiudere l’agone politico nella rete.Addirittura, pero’, leggo che secondo Lei nelle cosiddette primavere il ruolo dei social networks è stato fatto credere fondamentale quando in realta’ essere marginale…mi scusi ma è probabile che Lei non abbia afferrato il carattere “sedimentario” delle nuove proteste di piazza come le pri
      mavere arabe e questo non le permette ,quindi, di comprendere che in tali contesti la funzione dei social network è fondamentale ed è quella di creare uno “scudo cognitivo” affinchè la protesta “cresca indisturbata”. Ogni categoria di persone ha il suo ruolo come prevede il “funzionalismo” d’ordinanza e gli “operatori sintetici” sguinzagliati sui social, sono propio la pietra d’angolo delle nuove rivoluzioni digitali.
      Siamo proprio sicuri che la “democrazia digitale diretta” non possa trasformarsi in un problema di “sicurezza nazionale”?

      • Se è per quello anche io queste cose le dico da tempo, tanto che NON uso i social network… né mi sono MAI iscritto; sto inoltre sviluppando una vertenza contro facebook per diffamazione. Ma tant’é…

        Lei dice:”Siamo proprio sicuri che la “democrazia digitale diretta” non possa trasformarsi in un problema di “sicurezza nazionale”?”

        La “democrazia digitale” è un’idiozia.
        Non c’è nulla di democratico nell’utilizzo di uno strumento gestito da una corporation che gestisce “big data” messi a disposizione delle intelligence.
        Se Facebook non vendesse queste informazioni non sarebbe stata quotata in borsa. Né potrebbe generare profitti per Zack e soci.

        Quanto alle primavere arabe, casca male.
        Furono le condizioni economiche di una gioventù proletaria a sollevare la primavera araba. Una disoccupazione insostenibile per un’area del mondo, il Maghreb, in cui si registra la più alta percentuale di giovani sulla popolazione totale .
        Le segnalo la testimonianza di un giovane laureato tunisino:
        https://pclromagna.wordpress.com/2011/02/11/riflessioni-sulla-tunisia/

        Nei quartieri proletari di: Tunisi, del Cairo, di Algeri, la molla furono i coordinamenti reali e non quelli virtuali a creare le condizioni per la sollevazione.
        L’assenza di un Partito rivoluzionario ha invece castrato il processo rivoluzionario.
        E il Partito che serve per creare un “problema di sicurezza nazionale”, non internet!

        Se ci si “organizza” su internet non hanno nemmeno bisogno di una rete di infiltrati, ti paralizzano in partenza. Per dirla con De André in questo caso la classe dominante potrà gridare: “Facile per noi ladroni. entrare nei templi che rigurgitan salmi. di schiavi e dei loro padroni. senza finire legati agli altari. sgozzati come animali.”

        “Senza il partito, al di fuori del partito, aggirando il partito, con un surrogato di partito, la rivoluzione proletaria non può vincere” (L. Trotsky)

        Un saluto

        • A supporto della mia tesi segnalo anche un’informativa dello Stato:
          http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=56491109

          Qual è il ruolo svolto da Internet nelle rivolte- Le grandi manifestazioni in Tunisia e in Egitto si sono svolte il venerdì, il giorno della preghiera. Il network della moschea, o del bazar, conta assai più dì Facebook, Google o delle email. La funzione di Internet è stata un`altra: informare all`estero su quanto stava avvenendo e dunque aumentare la pressione internazionale su Mubarak e Ben Ali, come sta avvenendo ora in Bahrein.

          MORALE? FACEBOOK HA ALLARMATO LA NATO.
          La NATO ha castrato una sollevazione del proletariato arabo. L’islamismo si è fatto Stato finanziato dall’imperialismo… agli storici di domani spetterà il compito di capirne le dinamiche. Nella speranza che non facciano tutti la fine di Regeni!

        • Ciccillo delle Triglie

          Guardi…basare analisi di fenomeni complessi su testimonianze che si trovano su internet ,la cui attendibilità-veridicita’ non si appalesa cosi in automatico, a meno che non tiriamo in mezzo il famoso oro colato,è un atteggiamento pari pari a quello che Lei stesso critica in chi “avrebbe creduto” al ruolo determinante dei social nelle primavere arabe….Che facciamo due pesi e due misure? Per questo alle generalizzazione del tipo “si crede”, “si dice” , “ti hanno fatto credere”,vanno contrapposti concetti tecnici come “funzionalismo”, “scudo cognitivo”,”sedimentazione della folla” e in ultimo ma non meno importante il determinante ruolo della “humint online”…mai sentito parlarne? A parte la citazione della Algeria dove non è avvenuta nessuna rivoluzione primaverile, la sua analisi coincide con quella main stream dei media occidentali e cioe’: le primavere arabe sono state rivoluzioni spontanee del proletariato che si è ribellato ai dittatori cattivoni…che guarda caso sono pure poco graditi a ben precisi governi.
          Che poi ci debbano essere coordinamenti reali per fare una rivoluzione questa è una ovvieta’…ma se un momento tecnico-tattico ben preciso(il coordinamento vis a vis) lo confondiamo con tutto il processo ecco che abbiamo un bias cognitivo.
          Poi Lei sottolinea : “Se ci si “organizza” su internet non hanno nemmeno bisogno di una rete di infiltrati, ti paralizzano in partenza”…ma come? Allora l’organizzazione di movimenti rivoluzionari su internet è un must-strategico…e i social non fanno parte forse di internet.Lei ,quindi, dovremmo dedurre che si è contraddetto?

          • 1- Ho detto che non ci si organizza su internet. Cosa non le è chiaro?
            2- Aree coinvolte: https://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_araba#/media/File:Arab_Spring_map.svg
            3- Non mi affido alle testimonianze ma le prendo come fonti orali.
            4- Le ho citato un’informativa di Stato
            5- Se si fida del web non è affar mio. Probabilmente io e lei abbiamo visioni politiche incompatibili.
            Io lotto per una società socialista e ho la certezza che non si arriverà a questo obiettivo passando dai social. Non erano lo strumento adatto i social-forum… figuriamoci i social network (sic!).

          • Ciccillo delle Triglie

            1- Ho parlato di quello che in gergo si chiama “scudo cognitivo” ed è attivita’ di humint on line a supporto delle primavere arabe…Cosa non le è chiaro invece a Lei?
            2- Legga meglio i link che Lei stesso posta dato che alla sezione stati coinvolti non c’è l’Algeria…probabilmente nessuno,tranne Lei, si è accorto che in Algeria c’è stata una primavera araba,neanche gli algerini stessi.
            3- E’ il gioco delle tre carte per caso?
            4- Lei non ha citato nessuna “informativa di stato” ma ha linkato un articolo di un quotidiano nazionale presente nella rassegna stampa del sito.
            5- Anche Lei pare fidarsi molto del web dato che mi ha continuamente postato link presi da dove? Dal paese delle meraviglie forse?

            Saluti

          • 1-Ignoro a cosa si riferisce quando parla di: “scudo cognitivo”. Mi vuole può inviarmi un rimando bibliografico.

            2- Rispetto all’Algeria ci sono state proteste. Le proteste hanno coinvolto tutta l’africa settentrionale. Cito l’Algeria per distrazione ma anche perché in Algeria esiste una forte tradizione operaia. E un Partito il PT (ex-lambertista) capace di eleggere 24 deputati. Non escludo che in quel paese l’intelligence abbia lavorato in funzione preventiva.

            3- non gioco a carte

            4- La Stampa appartiene al gruppo Exor e per me lo Stato è un comitato d’affari della borghesia. Il fatto che il governo lo inserisca in rassegna lo rende una fonte governativa.

            5- Non mi fido del web. Vaglio le fonti. E continuo a pensare che archivi e biblioteche siano lo strumento migliore. Tenga conto che quando militavo nel PCL, nel 2011 organizzammo un’iniziativa con un dirigente tunisino (fonte diretta).

      • @Ciccillo delle Triglie
        Dopo aver letto l’articolo “Internet rende liberi…”, non sembra che parli di nessuna protesta, cito a memoria, sedimentosa e creatora, col aiuto dei social networks, di una pelta (a mezza luna, siamo in Medio Oriente) conoscitiva ed antisommosse… Comunque risulta altamente improbabile che alcun analista abbia potuto approfondire quindici anni fa, quanto meno, sugli effetti concreti (parliamo di analisi non di profezie) prodotti da un fenomeno concreto (facebook) sconosciuto a quell’epoca.

        In ogni caso: è proprio sicuro che quella, per il momento ideale, “democrazia digitale diretta” non possa trasformarsi in “democrazia soltanto digitale”, cioè “arbitraria ma digitale” dal latino digitus (in spagnolo, a dedo)?

        • Ciccillo delle Triglie

          Evidentemente Lei non conosce Paul Virilio che analizzava gia’ nel 1999 le dinamiche di relazione tra potere e tecnologia o B. J. Fogg che gia’ a meta’ degli anni novanta teorizzava e formalizzava presso la Stanford un nuovo ramo di indagine scientifica che ha come oggetto l’irruzione, nella societa’ civile e politica, del computer come mezzo “persuasivo” e di “controllo sociale”.
          Dovrebbe approfondire di piu’ gli studi che sono stati fatti in ambito di cibernetica altrimenti poi capita come nel suo commento e cioe’ di liquidare semplicisticamente il tutto come “profezie”.

          P.S. @ Tro-tsko : Lei afferma di non essere iscritto a facebook…come mai sta sviluppando una vertenza per diffamazione contro questo social se non ha mai avuto contatti con esso? Ci puo’ approfondire questa faccenda,spiegarci meglio?
          Grazie

          • Ciccillo cosa vuole che le dica…capita che gente di merda parli di te alle tue spalle diffamandoti.
            Un conto è se lo fa al bar, un altro se lo scrive.
            L’invidia è una brutta bestia. Poi dicono che sono i comunisti ad essere invidiosi 😉

          • @Ciccillo delle Triglie

            La ringrazio sinceramente l’annunziazione di “nuovo-ramo-di-indagine-scientifica-che-ha-come-oggetto-l’irruzione-nella-società-civile-politica-del-computer-come-mezzo-persuasivo-e-di-controllo-sociale”, uff. Meno chiaro resta invece se si tratta di piccola introduzione a questo “nuovo ramo” del sapere o del medesimo nome del ramo (di gergo fiorito a quanto pare) e che forse viene dal tronco (controllo sociale, persuasione) di quello che Machiavelli chiamava, col permesso di Virilio & cia, l’Arte dello Stato. Oppure tutto è stato una sorta di gambetto, assai goffo da parte sua, di menare il can per l’aia e non venire al dunque, insomma, allora, secondo Lei & humint online (coordinati vis a vis): è proprio sicuro che quella, per il momento ideale, “democrazia digitale diretta” non possa trasformarsi in “democrazia soltanto digitale”, cioè “arbitraria ma digitale” dal latino digitus (in spagnolo, a dedo)?

          • Ciccillo delle Triglie

            Non rigiriamo le frittelle caro “foriato” che ha un nick ,se permette l’anagramma,abbastanza “fiorato” anche Lei…dicevamo ,quindi, a proposito di frittelle e cani menati per l’aia che Lei ha obiettato che potessero esserci studi di 15-20 fa su determinati argomenti ma,ricevuta adeguata risposta, fa finta maldestramente di trovarsi di fronte a un “non venire al dunque” ,scomodando addirittura Machiavelli…famosi i suoi scritti sul rapporto tra potere e tecnologia, vero?
            Ho capito che è interessato alla bo-tanica, ma cerchi di non sviare dall’argomento, che è il computer come strumento di controllo sociale…non si perda quindi per campi e foreste ma rimanga appollaiato sul ramo in questione.
            Sono convinto che al prossimo commento si impegnerà maggiormente a non andare fuori tema…ah a proposito di gambetto…se Lei fa aperture di cavallo saltellando tra il nero e il bianco piu’ di una volta(in apertura non si muove mai lo stesso pezzo due volte consecutivamente) e senza occupare le caselle-argomento centrali è gia’ in una condizione precaria.Ha pensato di lasciare la lettura di Machiavelli per dedicarsi magari ad un libro di Scacchi for Dummies?

          • @Ciccillo delle Triglie

            Parolaio Ciccillo, foriato è come chiamiamo dove io abito a chi viene da fuori. Si tratta pertanto di un nick meramente indicativo niente allusivo come avrebbe capito un ciuchino qualunque addirittura un ciuchillino infoiato come Lei ed i pezzi della sua scacchiera.

            Quanto al resto continua a non rispondere alla mia domanda nemmeno a quella che Lei si autoformulava nel primo commento di questo post, quindi, procediamo per ordine e prima di rispondermi, tenti di coordinarsi vis a vis con se stesso e poi, se a Lei pare e vista la sua manifesta incapacità di parlare senza buttare paroline ogni poco, possiamo riprendere l’argomento del racconto, chi controlla D’Amato e cosa controlla invero D’Amato. Intanto, e come dice il proverbio, ‘a burro muerto, cebada al rabo’ che vi traduco volentieri: a ciccillo morto, orzo al culo, in bocca al ciuccio!

            Nota bene: A proposito di paroline, in Spagna vis a vis si chiama il permesso speciale dato ai reclusi per avere rapporti sessuali in prigione. Nel suo caso non ci sarà problema, se la fa da solo. Si prega di non spruzzare.

            @Trotsko

            Lascia perdere, per intendersi con questi sapientoni infarinati di cibernetica (letteralmente, l’arte di obbedire) bisogna studiarci vernacolo per ciuchini, arri!

          • Ciccillo delle Triglie

            Querido foriatito non te poner grueso che no das miedo a nadie y tampoco,tan pijo de un foriatito, con tus tonterias y jerga de castellano-embustero-medieval, eres capaz de donar al blog canela fina…tradotto in idioma italiano-tanito non fai impressione a nessuno…neanche con tonterias y modismos de calle che dudo tu conozca en verdad…la calle entiendo foriatito-cholito-todopoderoso. Non ti ho risposto perche’ te ne vai per los cerros di Ubeda e manco il gato a l’agua sei stato capace di llevarte…la democrazia digitale diretta è stata concepita in 3d non certo su carta…a proposito di sesso nelle carceri che mi vuoi comunicare che te ne intendi parecchio? Del tuo D’amato o D’odiato no mi importa un duro o un pepino come preferisci…
            Foriatito foriatito donde te lo pones ahora el dito?

  • Un racconto di fantasia avvincente. Vi ho colto però che il cognome dell’esperto in informatica dei servizi segreti, è quello di un personaggio realmente esistito, nonché capo dei servizi segreti del Viminale. Per inciso era un noto gourmet, dal palato fine, collaboratore di un noto rotocalco di sinistra, ove teneva una rubrica dedicata ai buongustai. Aveva acquisito punti agli occhi dei gangsters invasori statunitensi, collaborando con essi fin dalla occupazione della capitale.Esordì nel dopoguerra, in una brillante carriera, arrestando l’ideologo Julius Evola, accusandolo di essere l’ispiratore di alcuni attentati dimostrativi, avvenuti a Roma.Non esitò a far trasportare alla sbarra, da due infermieri in barella l’ideologo, nonostante fosse un grande invalido di guerra. Era chiaramente un reato d’opinione, Evola difeso da un noto avvocato liberale, fu assolto, mentre fioccarono le condanne per i giovani adepti, di tale sodalizio definito come una “conventicola di esaltati”. Non si mettono le manette alle idee evidentemente, ma agli uomini pensanti si. Volevo provocatoriamente firmare il mio contributo con il “nom des plumes” di Flavio Messala, ma lei esimio professore già una volta mi aveva ripreso, non si era dimenticato da buon esperto in “trame nere” chi in realtà fosse costui. Au revoir.

    • Alessandro Curioni

      Un lettore molto attento è sempre una grande soddisfazione per chi scrive. In effetti ogni nome e ogni cognome in questo racconto ha dei suoi “riferimenti”, pur trattandosi di personaggi di fantasia. Un gioco che ho trovato divertente realizzare per stuzzicare la curiosità dei lettori. Così D’Amato si chiamava Federico Umberto e non Giovanni, ma non a caso il protagonista porta questo nome di battesimo.

    • Gentile Gherardo, come direbbe la Carrà (Raffaella) Lei è proprio una scatola a sorpresa, Messala l’amico di BenHur! Che aitante corporatura… benché troppo pacchiano. Cosa ne dice invece di Marcus Licinius Crassus? Nobile, eroico e gagliardo come Lei? A proposito di palato fine, cosa gli piace di più, ostriche o lumache?
      https://www.youtube.com/watch?v=CCbLVNtNHJk

      • @foriato. Non ho nulla in comune coi personaggi del film,ma nemmeno con gli invertiti.Lo considero un vizio turpe e una scelta errata fatto salvo qualche caso sporadico, molto raro in natura,stimolata e incrementata dal clima attuale di totale decadenza.Flavio Messala è il “nom des plumes” usato dall’autore dell’opuscolo scritto su incarico del generale Aloia, dal titolo eloquente:”Le mani rosse sulle forze armate”. Ma soprattutto fu il fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo. Sta a lei scoprire chi fosse in vita costui. Studi,legga, si documenti, meno corride più archivi e biblioteche, poi forse potrà tentare di polemizzare con lo scrivente.Come osa accostare me e Flavio Messala coi sodomiti? Todos caballeros por la Falange!

        • be per la verità Flavio Messalla erano due persone.
          E sempre per la verità, non mi pare che foriato volesse accostare lei agli omosessuali (non ci scorgo allusioni) che lei chiama spregiativamente “sodomiti”.

        • Caballerote Maffei, è proprio un amore! Detto da un altro caballero eterosessuale praticante occasionale, no todo va a ser follar…
          https://www.youtube.com/watch?v=JD275yqJmDY

          Non ho mai messo in discussione la sua possente mascolinità, las dudas ofenden! Anzi, apprezzo in quante vale il suo verbo maschilone e la sua tonante volontà di stile. Che como OSO accostare Lei con Flavio ed i sodomiti tutti insieme? Mi scusi l’errore e l’orrore, ma credevo parlassimo di nick. Comunque se vi sembra troppo intimo pure minaccioso per la vostra virilità posso acostarla con Flavio da soli “y cada uno meta la mano en su pecho, y no se ponga a juzgar lo blanco por negro y lo negro por blanco; que cada uno es como Dios le hizo, y aun peor muchas veces” (II, 4), che diceva Sancho al bachiller Sansón Carrasco, il che mi sembra anche un nick appunto per Lei, se non fosse per la Sua condizione di uomo scienziato di segnata vocazione di studio, quasi lampedusiano… ecco già! Sansone Salina (S.S.), cosa ne dice?

          In attesa di solita e gentilissima risposta, collego aggiornamento di inno in codice di Falange che di sicurissimo Lei conosca, al mio bravissimo Gherardo con tanto amore della sua Mariannina:
          yo te daré
          te daré principone
          te daré una cosa
          una cosa que yo solo sé: ¡café!*
          https://www.youtube.com/watch?v=OYeTRB-NxlM

          *A chi non sono scienziati in segnate cavolate: Camaradas, Arriba Falange Española.

      • Grazie, mi permetto un’altra domanda.
        A costo di fare la figura del cretino (sai la novità) confesso che la natura del titolo mi sfugge. Credo di aver intuito (assai argutamente) che ci si riferisce alle scatole delle pizze – e ok – ma non mi è comunque chiaro il senso.
        Potrebbe illuminarmi?

          • Alessandro Curioni

            Ci sono cose che nulla potrà mai cambiare. Le pizze resteranno rotonde, anche se sarebbe più logico prendessero la forma della scatola quadrata (più facile da trasportare, meno ingombrante, più capiente). Nel breve racconto ci sono cose che non cambiano, anche se forse potrebbero e magari dovrebbero farlo

          • Dankeschön. Una risposta molto schopenhaueriana, se posso permettermi.

            Attendo il seguito…

            (ho appena scoperto l’esistenza di un dibattito molto vivo sulla quaestio. Forse non sarebbe così logica come appare una concordanza sulle forme, ma si posteri, etc etc)

  • Professore Giannuli, come promotore di questo sito e come moderatore in questa fastidiosa controversia, mi permetta una domandina alquanto compromettente: Lei, quando parla Ciccillo, capisce cosa vuol dire? Alcuni dei presenti?

      • Ciccillo delle Triglie

        Sig Aldo no per i fondelli piuttosto per i fornelli…comunque Sig. Giannuli non gli dica a foriatito che Lei si diverte che poi si ingelosisce e incomincia a parlare quello spagnolo che esiste solo sui libri…si chiama cholizzazione ahahahah soprattutto quando chiama a raccolta gli altri per esprimere pareri…ma che cerchi foriatito supporto? Hai bisogno del branco? Foriatito como eres tierno y yo que te creia tan cholo ahahahah

      • …ma fondelli così gonfi che si direbbe talmente infondati (sempre dal punto di vista di una dinamica attendibilità-veridicità, sottintendiamoci)… Comunque grazie, me ne resto più tranquillo…

        • Ciccillo delle Triglie

          Ohhh chiquitito te has tranquilizado ahora?! Que bieeen…te habias puesto nervioso verdad?! Has llamado los amiguitos ? Te han hecho la manzanilla tuya? Que tiernoo…ponte tranquilo ahora y regresa a decir las tonterias de todos los dias…que como me haces reir a carcajadas tu ahahahahahahah nadie ahahhahahah

          • Mi sa che si è spiegato un po’ meglio di quando ragliava in ciccilliano ma si è sentito lo stesso. Suvvia..!..

          • Ciccillo delle Triglie

            Sig. Aldo gli stia vicino a quel chivita di un foriatito, ha bisogno di molto sostegno perche’ forse con una dieta priva di pescao non ha potuto assorbire molto fosforo…comunque se ci viene a trovare a Bari gli apriamo due fasolari cosi si ripiglia…basta che al mercato del pesce non si porta il libro di machiavelli o si mette a parlare quello spagnolo da pupetto che secondo me poi lo pigliano a totani in faccia ahahahhaah

          • però, se quando vengio io a Bari mi fate trovare un piatto di fasolari e di noci di mare aperti, mica mi offendo

          • Ciccillo delle Triglie

            Come no Sig. Aldo, fasolari e noci come antipasto come minimo…ci mancherebbi. Come primo invece raviolo nero ripieno di cicoria e cernia e sopra una bella concassè di calamaretti spillo ahhh c’i deic’h? Sui secondi invece come si dsuol dire: la rash’e com vue’ la fash’e e l’alic’h comu ue’ li frisc’h…altro che sardine atlantiche…quel maraccio con concentrazione salina bassissima…nuje a ddo’ tinim’e lu mar’e bell e saporit’e…e obama sempre due cozz’ ce le deve spaccare…ca cudd’ nu picch’e tropp’ u guapp’ de cartun’e fash’e…ahahahahahah

            P.S.
            Se poi viene pure foriatito a lui gli facciamo trovare il pulpo all’asturiana rivisitata chiaramente in chiave slavo-appula ahahahhahaah

          • Accetto volentieri l’invito, è sempre bello sedersi a tavola in buona compagnia… Ma nel posto dove mangeremo, ammetteranno ciuchini? Glielo dico perché forse non lo sa, però il nostro amorevole Ciccillo, anche conosciuto come Sanciccillino Panza, ragazzone “dabbene ma di ben poco sale in zucca” e noto “scudiero cognitivo”, ovunque lui vada, si fa sempre accompagnare dal suo carissimo Rucio. Si conobbero facendo tandem durante un corso Eramus e da allora sono diventati inseparabili: Rucio gli insegnava lo spagnolo e Sanci raglio moderno, un esperimento pedagogico, a giudicare dai risultati, più che soddisfacente. Tengalo a mente e così, oltre a godersi della splendida cucina barese, pratichiamo un po’ di tutto, italiano, spagnolo, vernacolo, ahahaha, ecc…

          • …ma il dopo pranzo invece, se possibile, solo in ciccilliano, il che mi pare, per quanto ho sentito finora, rumorino ideale per schiacciare un pisolino o “funzionalismo d’ordinanza digestiva susseguente a proceszzzzzzzzz…” Lo vede, professore? Non falla!

          • Ciccillo delle Triglie

            Foriatito foriatito a l’erasmus vanno i pijos come te ahahahhaah…certo che non ne azzecchi una, piu’ che un buon profilatore fai la figura del buon profitterol…ahora es cierto que estas flipao con el medioevo iberico…a caso eres tambien aficionado de amadigi di gaula? No porque’ si es asi eres de verdad un caso raro ahahahahah
            Ma vedrai che con una bella cura di fegato di pescatrice,pixin in asturias..ricordatelo cosi la prossima volta fai bella figura, riuscirai anche tu a comprendere le scuderie cognitive sulle quali ti sei prontamente attivato a minimizzare.

            P.S.
            Al ristorante dove andremo, per essere accettato oltre ad essere in grado di scolarti una dietro l’altra 25 peroni ghiacciate,devi conoscere almeno 4 dialetti pugliesi…ma non ti preoccupare a te ti raccomando io ahahahah basta che non te vieni vestito como el cid ahahahah

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