Rifondare la sinistra: una proposta a Sinistra in rete, ed una idea di Stati generali della sinistra.

Sommando i voti ti tutte le liste di sinistra, dal Pd (immaginando che tutti i suoi elettori siano di sinistra, il che…) al Pci di Rizzo, alla lista del Popolo di Ingroia, alla Sinistra Rivoluzionaria di Ferrando e passando per Leu e Pap, non si arriva al 25%, sino a tempi non remoti, la stessa area era sul 40% (e non sto parlando delle europee del 2014 e dell’effimero successo di Renzi).

E’ chiaro come il sole che il boom dei 5 stelle (a cominciare dal 2013) è dovuto alla massiccia trasmigrazione degli elettori dalle formazioni di sinistra alle sue liste. Dobbiamo dedurre che il M5s è la nuova sinistra? Figuriamoci! Il M5s di Di Maio (cosa ben diversa dal M5s di Roberto Casaleggio) si dichiara, al solito, “né di destra né di sinistra” ma ha una linea schiettamente di destra. Di fatto stiamo assistendo alla replica del Pd: un partito a base di sinistra che fa una politica neoliberista (cioè di destra). Peraltro, delle prospettive del M5s, al di là dell’attuale momento di grazia, scriveremo in altra occasione.

Allo stato attuale, la sinistra è dispersa e priva di una espressione credibile: il Pd, oltre che essere un partito ad indirizzo di destra, è in aperto stato confusionale ed è destinato a sparire, Leu è stata una scheggia di quel mondo che non ha saputo differenziarsene e non ha prospettive migliori, Pap è stato un tentativo generosissimo, basato sullo slancio di alcuni gruppi di giovani, ma ha raccolto un risultato non entusiasmante (ed anche di questo diremo) ed il resto (Rizzo, Ferrando ecc) sono inutilissime mosche cocchiere, prive di qualsiasi soffio vitale. Ci vuole altro.

Io credo che occorra aprire un dibattito di largo respiro su questo esito, guardando non solo all’arco di tempo di questa campagna elettorale, di questo anno o di questa legislatura, ma all’intero arco di questi 25 anni che hanno segnato il declino strategico dell’idea di sinistra in quanto tale. In parte, questo sta già accadendo nel web, ma in un lamentevole stato di frammentazione: ognuno parla da solo (mi ci metto anche io) senza interloquire con altri.

Basti seguire il lavoro (peraltro ottimo e meritevolissimo) di “sinistra in Rete” per capirlo: una antologia di articoli e saggi, di cui diversi pregevoli) ma che cadono in uno scenario lunare in cui ognuno va per i fatti suoi e nessuno discute con un altro.

Mi permetto di dare un suggerimento ai redattori di Sinistra in Rete: organizzare il loro lavoro per sezioni (contributi teorici, analisi politiche nazionali, internazionali eccetera o quel che vi pare) e lanciare di tanto in tanto un tema di discussione o, meglio ancora, le domande di una intervista collettiva, invitando gli autori ad esprimersi in merito. Forse sarebbe un limite a questo disordinatissimo flusso di idee che non costituiscono alcun dibattito. Chissà…

Ma poi il web, che va benissimo (sia chiaro), non basta: c’è bisogno di guardarsi in faccia e di momenti di confronto collettivo non virtuali ma reali. C’è bisogno di arrivare agli “stati generali della sinistra” a livello nazionale, il che, neanche a dirlo presuppone la disponibilità di ciascuno ad abbandonare il guscio in cui si rifugia. Forse si potrebbe iniziare a livello locale, gradualmente e sarebbe un modo per farla finita con la prassi indecente degli accordi fra gruppi dirigenti di micro sette per fare una lista all’ultimo momento: una riedizione tristissima e caricaturale degli intergruppi degli anni settanta che già allora non erano una cosa eccellente.

Magari proviamo a discuterne.

Aldo Giannuli

aldo giannuli, stati generali della sinistra


Aldo Giannuli

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Comments (24)

  • Soprattutto a livello locale dove già molti gruppi di sinistra lavorano assieme se non governano assieme, dovrebbe essere relativamente facile, anche in vista delle europee/amministrative del 2019.

    Però, il punto centrale è il metodo.
    Il metodo deve
    1) dare importanza a chi partecipa e alle sue opinioni
    2) trovare un ventaglio accettabile di opzioni
    3) far capire che una direzione è meglio di un modello
    4) le idee non sono concorrenti e non si risolve con una votazione a maggioranza
    So che sembra strano ma le votazioni dovrebbero essere l’ultima risorsa, sempre. Discutere, discutere, discutere, nella giusta maniera permette di creare consenso attorno ad un progetto.
    Poi se vuole ci prendiamo un caffé…

  • Su Youtube c’è da tempo l’eccezionale imitazione di Bertinotti fatta da Corrado Guzzanti.
    Naturalmente è un po’ datata, dato che il personaggio non è più sotto i riflettori; tuttavia, il succo della presa in giro è attualissimo e geniale.
    Ogni tanto i fautori della rinascita di una “vera sinistra” farebbero bene a rivederselo.

  • Come ha scritto giustamente Il Manifesto giorni orsono, a ‘sto giro non è mancata “l’offerta” di sinistra, bensì la domanda. Si sono presentati alle elezioni
    – un soggetto liberalprogressista (PD)
    – uno socialdemocratico (LeU)
    – uno che si rifà all’esperienza della c.d. “sinistra radicale” europea
    – uno legalitario (Ingroia)
    – due che si rifanno ad esperienze classicamente comuniste (PC di Rizzo per il comunismo “non revisionista”, SR per la parte trockijsta).
    Insomma, l’offerta progressista più vasta e differenziata da anni.

    Ebbene: anche con tale varietà di offerta l’elettorato storico potenziale della sinistra… non ha mostrato segni di domanda, riversandosi nei 5s come voto non di protesta ma di indignazione e disperazione (nel senso etimologico: dis-sperare) quando non addirittura nella Lega, spaventato da immigrazione, macelleria pensionistica e macelleria fiscale.

    Quindi la sinistra ha esaurito la propria missione storica di difesa dei deboli? Non penso. Al tempo di Marx, le masse sfruttate dell’Inghilterra operaia difettavano di quella che poi venne definita coscienza di classe. Qualcuno nei decenni la creò, e creò la cultura dei diritti sociali. Rimbocchiamoci le maniche

  • Illustre Professore,
    la mia richiesta è fuori argomento, ma con speranza le chiedo comunque:
    potrebbe pubblicare nel futuro prossimo un approfondimento riguardo all’italianità?
    so che ne ha già accennato qua e là e non mi son lasciato sfuggire i suoi cenni, ma c’è bisogno di un parere chiaro da parte di uno storico della sua levatura sul sostrato storico-culturale del nostro Paese, oggi più che mai necessario in un contesto disgregato e disunito con spinte centrifughe da molte parti fomentate, io penso, da una narrazione che volutamente da molti decenni (forse già dal 1861?) evidenzia ciò che ci separa piuttosto che ciò che da sempre si unisce. pur rifuggendo io ogni nazionalismo, sono stufo di sentirmi sempre dire “i francesi sono una nazione, noi no”. c’è spazio per argomentare che lo siamo?
    Non sicuro d’esser letto, affido a lei le mie speranze

    • Visto il patologico (e preoccupante ) deleterio e insano autorazzismo italico..sarebbe un interessante tema. Anzi bisogna proprio parlarne.

      avete notato l’onnipresente termini (che io detesto ) Italioti ? italioti di qua italioti di là….lo si trova ovunque ed è usato da tantissimi…(oltretutto presuppone che tutti siano italioti tranne ovviamente chi fa uso di questo termine…che tutti usano e quindi gli italiani si danno dello scemo a vicenda ). Domanda ? perché gli italiani odiano se stessi e l’italianità ? (soprattutto a sinistra…per non dire quasi esclusivamente a sinistra …l’ideologia europeista del famoso “Vincolo di Bilancio” è nato nell’ humus dell’autorazzismo italico : la scintilla fu un illustre italico : il “grande” Guido Carli tanto brillante quanto poco amante dell’italianità ..l’esecutore (tra i tanti ) fu Andreatta che detestava profondamente l’italianità…lo sponsor ideologico fu tutta la sinistra nemica dell’identità nazionale – con tutto cio che implica— identità (mal)intesa come “spirito fascista”…) …tema interessante;-)

      • ricordiamoci che sino ai primi anni novanta..il simbolo dell’Italia cioè il (massonico) tricolore …veniva schifato da tutte le sinistre.

  • Finché la sinistra TINA continuerà a dimostrarsi accozzaglia di utili idioti asserviti agli interessi del capitalismo finanziario globalizzato, il processo di estinzione, per fortuna, procederà spedito.
    Che senso ha opporsi a Darwin?

  • C’è da chiedersi perchè in Italia la Sinistra sia quasi scomparsa, mentre altrove non solo è presente, ma ha vinto o sta per vincere (Inghilterra, Portogallo, Nuova Zelanda, San Marino).
    Penso che la Sinistra, da qualunque parte (da Leu, da Pap, o altri) dovrebbe riproporre a chi ci sta una nuova coalizione con punti programmatici chiari. Questi dovrebbero essere:

    1) Il ripristino dello Statuto dei Lavoratori.

    2) La difesa della Scuola Pubblica.

    3) Investimenti Pubblici per creare occupazione.

    4) Riduzione dell’orario di lavoro per favorire occupazione
    visto lo sviluppo delle nuove tecnologia.

    5) Un fisco con aliquote decrescenti come prevede
    la costituzione.

    Magari si potrebbe aggiungere un reddito di cittadinanza, ma vero.

    L’esempio potrebbe essere proprio ciò che è avvenuto nella Repubblica di San Marino. Lì la crisi del 2008 si è aggiunta a scandali finanziari che hanno aggravato la crisi del sistema politico, spingendo all’unità la Sinistra e spingendo all’opposizione sia la Democrazia Cristiana che il locale Partito Democratico, o comunque eredi del locale Pds. Dopo il 2008 Rifondazione Comunista si è unita alla Locale Sel dando vita a Sinitra Unita di San Marino. Nel 2016 Sinitra Unita si è unita ai socialisti di sinistra e altre forze facendo nascere Sinistra Socialista Democratica (SSD). Poi SSD ha formato una coalizione con altre due forze progressiste, la coalizione Adesso San Marino, sulla base di un programma simile a quello descritto sopra. Adesso San Marino ha vinto le elezioni del Novembre 2016 e governa da allora la piccola Repubblica.
    Perchè non farlo anche in Italia?

  • Caro Aldo, sottoscrivo in pieno il tuo suggerimento, ma non sarà certo Sinistrainrete, con le sue poverissime risorse, a poter fare qualcosa. Serve un portale culturale e informativo della sinistra, come delineava un po’ di tempo fa Stefano Azzarà qui: https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/10005-stefano-g-azzara-necessita-di-un-portale-informativo-e-culturale-nazionale-serio.html

    Riporto una frase dell’intervento di Stefano:
    <>

    Chi ha già una struttura organizzata si muova, prenda contatti, stringa accordi, progetti seriamente anche dal punto di vista tecnico e, sì, professionale. Non è possibile che, dal lato informazione, i media mainstream riescano a creare una bolla informativa che fa passare narrative senza alcuna connessione con la realtà e, dal lato analisi e cultura, ogni realtà rimanga rinchiusa nel suo piccolo recinto senza interloquire se non con se stessa.

    Sinistrainrete, che finora ha cercato di fare quello che poteva, ossia offrire ai lettori i materiali più interessanti che giravano (senza mai intersecarsi) per la rete, collaborerà, trasformandosi in un’articolazione di questo portale, a cui aggiungere, al’interno di un lavoro organizzato, le proprie briciole.
    A presto

    • Riporto di nuovo la frase di Stefano Azzarà, saltata forse per un problema di tag:

      L’attuale proliferare di blog e piccoli siti autoprodotti, che potrebbe sembrare un segno di fermento culturale – il pluralismo, la contaminazione, i Cento Fiori e bla bla vari… – è in realtà una catastrofe (e questo a cominciare dal mio). Conseguenza della rivoluzione tecnologica (che ingranando con un percorso di resistenza ha avviato una fase neo-artigianale di spontaneismo postmoderno nella quale tutti siamo potenzialmente piccoli produttori “indipendenti”), ha assecondato lo sviluppo di forme di coscienza solipsistiche, narcisistiche, “desideranti”, anarchicheggianti e ultra-individualistiche. Che di tanto in tanto vengono persino messe a valore dall’industria giornalistica o televisiva, a partire dalla loro sostanziale innocuità “anticonformistica” e dalla loro ben più reale sintonia con lo spirito dei tempi.

      • Io ci sto, ma certo se non si muovono le strutture che hanno peso e risorse (la lentezza nelle risposte dipende dal fatto che sono all’estero in viaggio)

  • Due considerazioni professore, entrambe critiche se mi consente.

    – sul 5s direi che si è sbagliato, lo.possiamo dire apertamente? Non che significhi chissà che, ma è stata una scelta errata. Dubito per inciso che con Gianroberto le cose sarebbero andate diversamente;

    – gli stati generali in assenza di mobilitazioni significative e co seguentemente di nuove figure sarebbero l’ennesima occasione di riciclaggio dei dirigenti che lei cita.

    E se sbaglio mi corigerà.

  • Uno dei problemi della sinistra è la sua divisione, basata non su divisioni ideologiche, ma sui “vanitosi” protagonismi di molti leader , che pensano o che hanno pensato di essere in possesso della “verità”, che vogliono democrazia e partecipazione all’interno dei loro partiti ma pronti a negarla agli altri quando sono chiamati alla guida dei partiti stessi. O che lasciano il partito da cui provenivano per fondarne un altro a loro immagine e somiglianza, con risultati, nella stragrande maggioranza dei casi, ridicoli, per poi scomparire completamente nell’anonimato.
    Ma essi hanno la colpa di questa situazione in cui una sinistra non è presente in parlamento, dove la loro responsabilità è stata quella di pensare alle loro carriere, alle loro ambizione e anche ai privilegi che la politica offre e di aver “cancellato” anche la speranza, ripeto anche solo la speranza, di un cambiamento politico economico sociale. Speriamo che ci sia una possibilità di ricomposizione ma con dirigenti completamente nuovi.

    • Mario, io invece penso che il problema della Sinistra sia quello di non rispettare la pluralità delle opinioni, la diversità degli interessi e delle idee. Fondare un nuovo partito è necessario quando quello vecchio si è trasformato in un partito di destra irriformabile al suo interno, che ha massacrato i lavoratori e che ha soppresso la dialettica interna (e che, con la riforma costituzionale, voleva sopprimere anche quella esterna).
      Quello che manca in Italia, non solo a sinistra (ma in particolare qui) è la svalorizzazione del conflitto ideale e sociale, l’acquiescienza sotto i capi, i dirigenti, qualunque cosa facciano. Questo ci ha portati e ci porta al disastro, non lo spirito di scissione, perchè è dal conflitto delle opinioni che nasce il nuovo (Gobetti docet).

      • Aggiungo che è un diritto dei militanti, della base, degli elettori, avere un partito per determinare la politica nazionale, come dice la Costituzione. Proprio per sottrarsi dal dominio di capi ormai falliti. E’ questa la democrazia.
        E definire “ridicole” le minoranze non è certo esercizio di democrazia.
        Faccio parte di un milione e centomila elettori che non si sentono “ridicoli” ma sentono di esprimere valori e interessi oggi conculcati.

    • «Groupthink è il termine con cui, nella letteratura scientifica, si indica una patologia del sistema di pensiero esibito dai membri di un gruppo sociale quando questi cercano di minimizzare i conflitti e raggiungere il consenso senza un adeguato ricorso alla messa a punto, analisi e valutazione critica delle idee.» (wikipedia)

      Gli stereotipi contro la frammentazione mirano al controllo delle opinioni sulla base di suggerimenti offerti da quella minoranza che gestisce i canali di massa.

      Sono decenni che sussiste una campagna di influenza ed omologazione che avvantaggia interessi particolari e promuove una gestione verticistica tramite mandato imperativo:

      Chi ha interessi economici consistenti è certamente più avverso al rischio di “imprevisti” ed il pluralismo è certo più difficile da “prevedere”.

      «Factions and separated powers raise transaction costs of mobilizing political support beyond what interest groups can pay if they rely on private, non-governmental means. Macey even graphs the quantity of legislation on a standard supply-demand curve, where the demand is the interest groups’ desire for laws and the supply is the legislation’s provision. Separation of powers shifts the supply curve left, raising the price and decreasing the quantity of legislation.» (wikipedia)

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