Puigdemont e Catalogna: tocca difendere anche gli imbecilli.

Se ci fosse stato bisogno di citare un esempio del generale naufragio della politica nella nostra epoca, questa storia dell’indipendenza catalana sarebbe un caso perfetto. I poveri catalani non c’entrano nulla, ma i loro “dirigenti” sono degli imbecilli al limite della criminalità.

Non pretendo che, in tempi come questi, i politici abbiano una visione strategica del loro agire, ma almeno prevedere la mossa immediatamente successiva dell’avversario dovrebbe essere il minimo.

Prima bestialità compiuta: il referendum di parte. Per la verità, il referendum indetto unilateralmente da uno dei soggetti dello scontro è sempre esistito e si chiama plebiscito, ma esige una condizione imprescindibile: avere la forza militare per imporne il risultato, diversamente, l’antagonista non riconoscerà il risultato. Cosa si aspettavano i dirigenti indipendentisti, che Madrid avrebbe riconosciuto il risultato e lasciata libera la Catalogna?

La reazione di Rajoi è stata quanto di più prevedibile si potessi immaginare: ha ignorato il referendum (che, peraltro, aveva il punto debole di una partecipazione non maggioritaria), poi ha messo in moto la procedura dell’art 155 della Costituzione, come richiedevano i suoi alleati Ciudadanos, quindi c’è stato l’intervento della magistratura che ha disposto l’arresto dei ministri catalani e dello stesso President che, peraltro, ha pensato bene di andare in gita a Bruxelles dove, ovviamente, non ha combinato niente: la Ue continua a ritenere la questione catalana interna alla Spagna rifiutando anche un semplice ruolo di mediazione (il che dice, una volta di più, che la Ue è un morto che cammina perché ancora non ha preso atto della sua morte). E, naturalmente, non ha ottenuto l’asilo politico ed è sfumato anche il suo sogno delirante del governo in esilio.

In questa insipienza, che ha mandato allo sbaraglio il popolo catalano e rischia di compromettere per chissà quanto tempo il progetto di indipendenza, c’entrano diversi fattori: le caratteristiche personali del ceto politico indipendentista, capeggiato da un borghesotto narcisista che nella scatola cranica ha solo una famigliola di farfalle, la struttura debole del partito indipendentista, l’assenza di qualsivoglia pensiero strategico ma, soprattutto, la fascinazione delle rivoluzioni di velluto, arancioni o come vi pare (e sul tema torneremo a scrivere), per cui si era immaginato di poter mettere in questione la sovranità di Madrid con un happening giovanile ed una festa in piazza.

Ebbene signori, mettiamoci in testa che quando si tocca la sovranità, la parola passa ai cannoni, salvo rare eccezioni in cui si danno particolarissime condizioni (e ne parleremo) che però vanno preparate politicamente per tempo. Questo è il prodotto di quella solenne stupidaggine che è la non violenza, ideale infantile di boy scout troppo cresciuti. La non violenza è incompatibile con la politica. I catalani, però, non erano (e non sono) assolutamente preparati né organizzativamente, né psicologicamente ad uno scontro militare. Al massimo (e la cosa non è auspicabile) una piccola minoranza potrebbe partire con forme di terrorismo urbano di modello basco, peraltro votato alla sconfitta.

Vediamo cosa potrebbero fare ora. In primo luogo c’è lo scontro elettorale del 21 dicembre che diventerà il vero referendum sull’indipendenza ed, ovviamente, le ipotesi sono due: che vincano gli unionisti (nel qual caso, per almeno venti anni, di indipendenza non se ne parla più) o che vincano gli indipendentisti. Questa seconda ipotesi ha due variabili: che gli indipendentisti siano guidati agli stessi leader ora imprigionati (ma c’è da dubitare che la loro candidatura possa essere accettata, anche perché non è da escludere un processo per direttissima con condanna sommaria) o loro delfini, o che vinca un leader più moderato che si rimangi la proclamazione di indipendenza e cerchi di trattare con Madrid. Se vince l’ala indipendentista dura siamo di nuovo alla situazione precedente, perché ai vincitori non resterebbe che mantenere la proclamazione di indipendenza e Rajoi applicherebbe di nuovo l’art 155 e saremmo allo stallo. Se, invece, vincessero i moderati, sarebbe comunque una sconfitta politica, perché i vincitori dovrebbero rimangiarsi la proclamazione dell’indipendenza che sarebbe l’ammissione di aver sbagliato, implicherebbe una vittoria di Madrid che avrebbe avuto ragione di applicare l’art 155 e che non avrebbe nessuna intenzione di trattare su niente, salvo qualche insignificante concessione in materia fiscale o culturale.

Dunque, con il semplice gioco elettorale gli indipendentisti non ne escono, ma, escluso il ricorso alla lotta armata, cosa potrebbero fare? Come forme di lotta di massa non violenta potrebbero ricorrere allo sciopero generale a tempo indeterminato o allo sciopero fiscale, che, però, presuppongono una compattezza che non sappiamo se c’è.

La reazione di Madrid sarebbe quella di cercare di spezzare il fronte, in primo luogo con la repressione selettiva: arrestando e colpendo alcuni attivisti o anche solo a caso, facendo del terrorismo psicologico. Se poi questo non funzionasse, potremmo aspettarci una sorta di moderna edizione dello stato d’assedio: occupare le centrali elettrica e/o dell’acqua e sospendere l’erogazione sino a quando lo sciopero non cessi.

L’unica possibilità di resistere i catalani l’avrebbero se si sviluppasse un movimento di appoggio, prima di tutto in Spagna (e qui toccherebbe a quegli smidollati della sinistra madrilena, cominciando da Podems e Izquierda unida, dato che non basterebbero baschi e minoranze nazionali) e poi in Europa, per imporre alla Ue di agire come soggetto mediatore. E qui c’è un altro rischio: se la sinistra europea dovesse restare sorda, lasceremmo questo terreno solo agli altri indipendentismi (scozzesi, corsi, baschi francesi, fiamminghi e valloni, forse sardi, veneti e bavaresi) cui potrebbero unirsi anche alcune delle formazioni di destra anti Ue, più per opportunismo che per convinzione (Ukip, Afd, Lega ecc). Brutto affare: sarebbe lo scontro fra un blocco prevalentemente di destra e quello della “festung Europa”, con la sinistra fuori gioco.

Forse è il caso che iniziamo a pensarci da adesso iniziando con una campagna per la liberazione dei “prigionieri politici, a cominciare da Puigdemont: anche gli imbecilli hanno diritto alla libertà.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (10)

  • Puigdemont non è un imbecille, ma un vigliacco. Se avesse armato i mozzos con armi anticarro e antiaeree, difeso Barcellona casa per casa, oggi sarebbe l’eroe della Catalogna e anche dell’Europa. Sarebbe il fulgido esempio di chi si è battuto contro la dittatura europea della UE che si appresta a sommergerci di tasse dopo le nostre elezioni della primavera 2018 e lo ha anche detto. Il bello è che il popolo italiano sa questo ma non ci crede che dovrà tirare la cinghia per i lauti stipendi degli eurocrati. Puigdemont un’occasione perduta per la libertà dell’Europa.

  • Strana storia quella dell’indipendentismo catalano odierno. Il presidente della Comunità catalana che ha dichiarato l’indipendenza, osannato dalla gran parte della sinistra nostrana, si rifugia in Belgio protetto da un ministro fiammingo che nutre simpatie di estrema destra ed è vicino ai movimenti neonazisti. Grande confusione sotto il cielo.Meno male che a Benevento Maroni la questione l’aveva spiegata molto bene. L’Europa così com’è non va. Bisogna unire le zone forti europee anche in chiave trasnazionale, per poter reggere efficacemente la concorrenza internazionale. Naturalmente tra queste zone forti, insieme alla Lombardia, al Veneto, alla Baviera, alla regione del Reno-Westfalia, alla zona fiamminga, alla zona basca, c’è di diritto anche la Catalogna. Prima i compagni, alquanto sprovveduti in merito, ne prenderanno atto, meglio sarà. C’è ancora chi crede di lavorare per la rivoluzione nazionale e/o proletaria e non si accorge di lavorare solo per il reazionario capitale europeo……PS. Mi ero dimenticato di dire che Maroni aveva anche detto che per le zone deboli, tipo mezzoggiorno d’Italia era previsto solo una forma di assistenzialismo statale che permettesse una pura sopravvivenza delle persone colà residenti. Quello che negli USA, ai tempi di Regan, venne definito come, ” assistenzialismo compassionevole “, fatto solo per tenere buoni i poveri, tanto da non fargli venire in testa l’idea di ribellarsi.

  • Commento molto interessante. Secondo me è proprio così. Come sempre la sinistra reazionaria stolta fa venire il vomito.(Ma non è la stessa sinistra che promuove le sanzioni a Putin per via delle faccenda Ucraina contro gli indipendentisti filo russ del Donbass e a favore dei nazisti ukraini ? ) . Questo dell’unire tutte le zone economicamente forti è un progetto che stanno “cercando” di portare avanti ..progetto ordoliberistamarcantilista ..perché sanno benissimo che quello dell’Unione Europea è totalmente fallito. L’Unione Europea è un morto che cammina: stanno cercando di far nascere un altro mostro peggiore del precedente—->> unire a mo di Frankenstein tutte le zone con un denominatore comune: la prosperità economica e frammentare tutto il resto. Ovvio che la sinistra puttana…va a zig zag solidarizzando qua e la per il peggio. Non dimentichiamoci che la sinistra è dalla parte del Capitale ed attualmente è la prostituta mondiale (è cosi ovunque : in dall’Europa agli Stati Uniti )..una bagascia infame senza dignità-

    “….” assistenzialismo compassionevole “, fatto solo per tenere buoni i poveri, tanto da non fargli venire in testa l’idea di ribellarsi….” (Mario Fragnito ).

    Paolo: questa frase la ha teorizzata Von Hayek…l’ideologo di quella ideologia economica criminale chiamata Liberalismo. La hanno fatta propria un po tutti…compresa l’attuale figlia troia ideologica ,chiamata appunto “sinistra” figlia infame del defunto comunismo. Non ne hanno azzeccata una: da uno sbaglio all’altro.

    Bisogna pensare a qualcosa di nuovo per il futuro …e combattere sti stolti. Anche perché ci aspetta un futuro doloroso (ne son praticamente certo….) che ci “costringerà” ad lottare per soluzioni nuove…il dolore fa rinsavire e ragionar bene (succede sempre cosi ) …e il dolore arriverà prima o poi….

    • “….” assistenzialismo compassionevole “, fatto solo per tenere buoni i poveri, tanto da non fargli venire in testa l’idea di ribellarsi….” (Mario Fragnito ).

      Paolo: questa frase la ha teorizzata Von Hayek…l’ideologo di quella ideologia economica criminale chiamata Liberalismo
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      In termini di assistenza sociale equivale poi quasi in modo perfetto al “reddito di cittadinanza” elaborato …da quell’altro movimento/bagascia al servizio e in funzione non certamente del popolo: il M5s (Di Maio non per nulla è andato negli Stati Uniti a giurare fedeltà……non dico altro..che mi scappano termini osceni..ed io ho già la caratteristica di scrivere male e in modo non proprio elegante ..non vorrei esagerare…non gli scrivo —con grande sforzo– ma cercate di immaginarvi i termini più osceni rivolti a quest’altra bagascia politica chiamata M5Stalle….) …

  • Professore , come mai secondo lei il Belgio non ha ancora adempiuto agli obblighi comunitari che gli impongono di consegnare Pigdemont? Intanto in Argentina c’ è chi ha gravi intossicazioni alimentari.

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