I problemi davanti al M5s: proviamo ad alzare lo sguardo sul campo
Lasciamo per un attimo da parte l’interminabile telenovela della giunta romana, alziamo lo sguardo sul campo da gioco e facciamo il punto.
Sin qui il movimento 5 stelle ha avuto un successo clamoroso e senza precedenti (nonostante qualche incidente di percorso come le europee del 2014): ha conquistato una quota molto consistente di elettorato, l’ha mantenuta per 4 anni ed oggi è uno dei due partiti che possono competere per il governo. Chapeau!
Questo successo si è basato essenzialmente su una ragione di fondo: il M5s ha svelato la finta alternativa fra due forze sostanzialmente omogenee come il Pd e Forza Italia, entrambe espressioni di una casta impresentabile, ed ha posto più in generale il problema della pessima qualità delle nostre classi dirigenti.
E questo ha fatto confluire le simpatie di settori molto diversi di elettorato delusi dei rispettivi partiti (dalla Lega all’Idv, dal Pd all’ex An, a Rifondazione e Sel ). Una confluenza varia tenuta insieme dalla magia della protesta e dalla furbizia di non dichiararsi né di destra né di sinistra per non scontentare nessuno, ma senza il cemento di una cultura politica nuova che fondesse le diverse anime. Diciamolo, il M5s ha avuto sponsor efficacissimi come Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e, il più grande di tutti, Matteo Renzi. Senza la loro illuminata opera di governanti, Grillo e Casaleggio, da soli, non ce la avrebbero mai fatta.
Detto questo, i problemi veri iniziano ora. Il M5s ha fatto diverse battaglie di opposizione molto apprezzabili, come quella sul job act, la “riforma” costituzionale o quella della Banca d’Italia, e di questo non gli si dà atto quanto meriterebbe, però, fare opposizione è una cosa e governare è un’altra e non è affatto automatico che, quando gli altri cadono, tu sia pronto ad esser l’alternativa.
Costituirsi in alternativa di governo richiede molte altre cose: la fantasia per non calcare sempre le stesse strade fallimentari e inventarne di nuove, la conoscenza di un mondo che cambia velocemente, la capacità tecnica di prospettare alternative concrete ed articolate e non vuoti slogan, la visione organica dei problemi con una visuale a 360°, l’individuazione del nemico con cui scontrarsi e i possibili alleati da trovare, una squadra affiatata e capace, una organizzazione vasta e diffusa in grado di reggere il consenso.
Tutte cose che, diciamocelo, il M5s oggi non ha. Guardate che, con la scissione del Pd è iniziato (solo iniziato, ma continuerà) il processo di ridefinizione dell’offerta politica ed il M5s deve modificare la sua offerta, renderla ancora più appetibile e “positiva” se non vuole essere scavalcato dai fatti.
Il movimento ha avuto ragione nel denunciare l’impresentabilità delle classi dirigenti attuali, ma non ne ha ancora costruita una di ricambio. Tutto si è risolto in un processo a chi ha governato che, alla fine, ha rigettato la stessa idea di gruppo dirigente, sostituito da un casuale succedersi di “cittadini qualunque” nei posti istituzionali a disposizione. Allora su questo capiamoci: chi pensa che la signora Maria di Voghera possa fare il ministro degli Esteri non ha capito niente. Quel posto (come tutti gli altri dall’Economia alla Giustizia, dai Lavori Pubblici all’Istruzione ecc.) richiede una preparazione specifica. Mettere un incompetente in un posto particolarmente importante e delicato può produrre disastri inimmaginabili ( e guardate a Trump). Il crimine maggiore compiuto da Pd, Forza Italia, Lega eccetera è stato quello di aver distrutto la stessa idea di competenza, con i loro governi zeppi di personaggi esperti solo nel far carriera.
Pensate al problema del debito pubblico: di fronte al disastro combinato in questi decenni, chiunque è legittimato a pensare “Ma questo lo saprei fare anche io che, in più, sono una persona onesta che non fa la cresta sulla spesa”. Noi dobbiamo riscoprire il valore della competenza e del merito, questa è la principale battaglia culturale da fare. E qui sento di dover prevenire l’obiezione di alcuni: ma il movimento serve a fissare la politica, poi i ministeri li affidiamo ad degli esperti delle materie, incaricati di eseguire i progetti politici del movimento. Perfetto! Così viene fuori un “governo Monti in carta 5 stelle”.
In primo luogo, anche per formulare un progetto e controllare quello che fanno i “tecnici”, occorre avere un livello di formazione adeguato. In secondo luogo, chi segue la politica da almeno tre mesi sa che il diavolio nasconde la coda nei particolari, per cui, spesso un progetto riformista coraggiosissimo, poi viene affossato dal comma c dell’articolo 33 che stabilisce il “combinato disposto” con quanto stabilito dalla legge 167 , che rovescia il senso del tutto in tre righe. La Dc fu maestra insuperata di questa arte. Dunque, certi ruoli (come quelli di ministro o di assessore) sono per loro natura politici e tali devono restare. Gli esperti servono, ma come consulenti, la responsabilità politica deve restare a chi è eletto.
Dunque, il problema è quello di formare una classe dirigente espressa dal movimento.
Ma, per costruire, formare, selezionale una classe dirigente degna di questo nome, bisogna avere un’organizzazione in grado di farlo. Mi rendo conto (e ne riparleremo) che il rigetto per i politicanti e le loro liturgie induce ad una certa diffidenza verso il principio di organizzazione, ma è un errore. Certo, l’organizzazione in quanto tale contiene il rischio della burocratizzazione che bisogna combattere come la peste, ma questo non significa che si possa fare a meno dell’organizzazione, anche perché l’esperienza insegna che non c’è peggior burocrate del burocrate spontaneista.
Dunque, l’organizzazione ci vuole e il web non la può sostituire. Pensiamo solo al lavoro di formazione: personalmente ho collaborato con Roberto Casaleggio nel corso per spiegare i sistemi elettorali e sono sempre convinto che sia stata una bella esperienza, anzi, Roberto aveva immaginato di fare altri cicli secondo un programma che, purtroppo, non fece in tempo a formulare. Quindi, non sono affatto insensibile all’uso delle nuove tecnologie anche a fini formativi, ma non si può pretendere l’impossibile ed il web non è uno strumento sufficiente per una formazione di livello più avanzato. E’ la stessa ragione per cui, nell’università mi batto contro la “didattica on line” che è una delle più solenni boiate degli ultimi anni. Quella on line è una formazione “low cost” e, in quanto tale, non può dare più di tanto.
Voi vi fareste operare da un medico che ha preso la laurea per corrispondenza o vi fareste difendere da un avvocato che ha studiato sulle dispense in edicola? E cosa vi fa pensare che la politica o l’economia siano cose più elementari della medicina o del diritto?
Il vero punto debole del M5s è proprio l’assenza di organizzazione. In particolare per quanto attiene alla selezione dei candidati. Il metodo on line fu una trovata della vulcanica fantasia di Roberto, di fronte allo scioglimento anticipato delle camere, che prese il M5s alla sprovvista. E la cosa, bisogna riconoscere, funzionò abbastanza, anche se poi un quarto degli eletti è finito espulso (diciamolo: a volte, per futilissimi motivi). E la cosa funzionò perché nuova ed inattesa, per cui nessuno era in condizione di preparare una scalata alle liste. Ma, adesso la cosa si sa e chissà quanti avvocati di mafiosi, infiltrati dei più diversi servizi segreti, politici in disarmo che vogliono piazzare il figlio o il nipote eccetera, si staranno già preparando da tempo ed il voto on line è facilissimo da controllare, preparare e truccare. O pensate che basti inviare un certificato penale in ordine? Attenti, perché, in queste condizioni non so che M5s uscirà dalle prossime elezioni, nelle quali, per di più, ci sarà il voto di preferenza.
Il M5s, non ha una organizzazione sul territorio (salvo piccoli nuclei sproporzionati alla massa elettorale che riceve) e rischia di soccombere di fronte ad una clientela ben organizzata. Dunque, occhio a chi si candida e non facciamo affidamento sui casting e sui certificati penali. Ma di questo e d’altro diremo ancora…
Aldo Giannuli
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ilBuonPeppe
Manca una linea politica, manca un progetto di società, manca un programma organico, manca una classe dirigente, manca un’organizzazione. Cioè manca tutto quello che serve per fare un partito politico. E la cosa più grave è che mancano per una precisa volontà.
Questa era la mia critica alla vigilia del primo V-day (è passato qualche anno) ed è ancora così. Purtroppo.
Riccardo M
Perfetto. Come smontare in quattro righe tutto il wishful thinking di Giannuli. Il quale ritorna saltuariamente a desiderare che il 5S diventi qualcosa che non è, né potrà mai essere, perchè non è un movimento o partito nato e pensato per governare, in questo bisogna essere chiari.
Allora ditelo
Legittimo desiderare di delegare la partecipazione a persone competenti, ma mentre porgiamo l’altra guancia al paradigma dei notabili che non possono limitarsi al “low-cost” non dimentichiamo che la stagnazione odierna dovrebbe essere dissipata impedendo che un sistema oligarchico “distragga” la cittadinanza dall’acquisizione di conoscenze che possano giovare al benessere individuale (e collettivo) anche se non approfondite fino a livello accademico.
L’astensione al 50% sembrerebbe indicare una sorta di “learned helplessness” (incapacità appresa) che è quanto di più lontano dai benefici “dell’empowement delle comunità”.
“Low cost” è un prezzo ancora troppo alto quando si parla di diritti inalienabili: non si nasce italiani per essere turlupinati da “privilegiati” ma per il «pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
Il M5S degli esordi era senz’altro partecipato da attivisti che riconoscevano queste priorità e fornivano materiale didattico nei meetup: questo aspetto non andrebbe perso.
Il tanfo delle liste chiuse sarebbe un fenomeno ben noto a tutti dunque nel valutate la credibilità degli allarmismi sul voto di preferenza (diffusi negli ultimi decenni mentre un noto partito a vocazione maggioritaria faceva allegramente le primarie) va rilevato che le “indebite ingerenze” genericamente temute possano essere ostacolate solo diminuendo l’astensione (cosa in cui le primarie rese “necessarie” dai maggioritari non riescono)
Mentre l’astensione alle elezioni legittimanti si aggira oramai intorno al 50% (o più nelle regionali) nelle primarie generalmente sopravanza di molto tali valori (e sottolineo che è possibile calcolarli facilmente)
Giusto per ricordare il latte passato sotto i ponti segnalo le innovazioni del progetto (di attivisti m5s) parelon che presupponeva progettualmente una corrispondente diffusione territoriale con “cittadini incaricati alla verifica fisica degli utenti, e per la consegna dei token fisici di sicurezza”.
Circa le questioni perimenti alle “associazioni non riconosciute” secondo un parere tecnico-giuridico “low cost” sarebbe possibile costituirle in modo che ai soci non sia negato l’accesso alla lista degli iscritti.
Allora ditelo
Ah, dimenticavo.
Si spera che il M5S non sia compiacente verso le distorsioni dei maggioritari (e leggi non puramente proporzionali) che tuttora inquinano questo paese.
La democrazia di massa prevede l’istituzionalizzazione dell confronto politico e riconosce il pluralismo politico come condizione naturale delle società democratiche.
I maggioritari sono forme di censura dissimulata forieri di malcontento sociale (proprio perché ostacolano il pluralismo rappresentativo nelle istituzioni).
È vero che la sovranità popolare sia un ideale astratto dal quale non è possibile derivare una volontà univoca (come se fosse un “programma”): è proprio per questo si è affermata la necessità di una sede istituzionale ove si pervenisse ad un consenso sovraordinato rispetto alle “parti” (idealmente il consenso più ampio possibile).
Il referendum abrogativo (che ultimamente è incorso in interpretazioni restrittive) serviva da monito e da impegno verso un approccio quanto il più possibile lontano da una deriva autoreferenziale che si vuole celare dietro l’artificio della governabilità (non rappresentativa)
Giuseppe Gatto
Analisi impeccabile, nel mio piccolo lo vado ribadendo da tempo – sia agli amici Cinque Stelle del mio Paese sia sul Forum del Movimento (beccandomi insulti di ogni tipo…) – che senza organizzazione e senza una adeguata cultura politica il momentaneo voto di protesta che capitalizzano rischia di sciogliersi come neve al sole… Io per esempio, marxista deluso orfano di Rifondazione che sogno una Podemos italiana, appena qualcosa del genere dovesse spuntare all’orizzonte (Sinistra Italiana?), lascerei Di Battista e compagni…
Roberto B.
Ma non si avvede che tutte queste finte sinistre hanno un solo scopo e un identico programma: sopravvivere a se stesse e mantenersi al potere?
Cosa trova di tanto vantaggioso per i ceti popolari nella politica di Podemos?
Infine, non sia ipocrita con se stesso: qualsiasi cosa facesse il M5S, qualsiasi organizzazione si desse (snaturandosi) anche allineandosi completamente alle sue rampogne, lei non sarebbe mai un grillino, perchè è il progetto di fondo del Movimento che proprio non le va a genio.
mirko g. s.
“il M5s ha svelato la finta alternativa fra due forze sostanzialmente omogenee come il Pd e Forza Italia, entrambe espressioni di una casta impresentabile”, non è vero in quanto la disaffezione degli elettori dimostra che anche senza il M5S ci eravamo rotti e di brutto.
mirko g. s.
“Diciamolo, il M5s ha avuto sponsor efficacissimi come Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e, il più grande di tutti, Matteo Renzi.” L’unico sponsor secondo me era Silvione, il grosso il M5S lo aveva già iniziato a fare ai tempi del primo V-day.
mirko g. s.
“il più grande di tutti, Matteo Renzi. Senza la loro illuminata opera di governanti, Grillo e Casaleggio, da soli, non ce la avrebbero mai fatta.” Renzi secondo me è stato molto meno efficace di quanto si pensi in quanto è stato un eccellente demagogo, la sua comunicazione secondo me ha avuto l’effetto di mitigare e di molto i danni di immagine legati alle sue scellerate riforme. Ricordiamoci che il 40% al referendum è cmq tanto e lo ha fatto tutto da solo, dovendo anche riparare agli errori di quella incapace della Boschi. Che Grillo e Casaleggio non sarebbero riusciti a fare lo stesso risultato è secondo me errato in quanto il grosso lo hanno fatto proprio in tempi non sospetti, come ho detto nel commento precedente.
Petrus Aloisius
Caro Aldo,
ragione e sentimento si sono rimesse insieme !
Costituirsi in alternativa di governo richiede molte altre cose: la fantasia per non calcare sempre le stesse strade fallimentari e inventarne di nuove, la conoscenza di un mondo che cambia velocemente, la capacità tecnica di prospettare alternative concrete ed articolate e non vuoti slogan, la visione organica dei problemi con una visuale a 360°, l’individuazione del nemico con cui scontrarsi e i possibili alleati da trovare, una squadra affiatata e capace, una organizzazione vasta e diffusa in grado di reggere il consenso.
Tutte cose che, diciamocelo, il M5s oggi non ha.
Posso suggerire di rivolgersi alla Madonna di Lourdes per rimediare a queste piccole mancanze nei mesi che mancano alle elezioni?
Aldo S. Giannuli
ho l’impressione che abbia idee poco chiare su quel che penso, magari ne parleremo la prima volta che ci si vede se, per una volta, tieni fede alla tua promessa di venire a Milano o zone cicrconvicine.
Tutti uguali questi grillini….
Cristiano
Pefettamente d’accordo con lei sul fatto che bisogna formare una classe dirigente espressa dal basso. Ma, visto che il Movimento 5 stelle si presenta come alternativa al capitalismo e al comunismo, non sarebbe opportuno prima progettare questo nuovo modello di societá? La societá attuale è stata creata da tecnici specializzati quali erano i chicago boys, noi ci affidiamo a Di Maio?
Gaz
Meglio le Chicago Girls.
Si fidi.
Ho fatto il militare tre anni a cuneo!
foriato
Non sono riuscito a trovarla nella cover postmorten di Virgin Rays &Folks, caspita…
https://www.youtube.com/watch?v=OlKaVFqxERk
Gaz
Whaooo ! Era da tanto che non l’ascoltavo. 🙂
Cristiano
Al tempo del suo soggiorno, a Cuneo i libri di Naomi Klein non erano ancora in vendita. Puo rimediare acquistandoli on -line.
Gaz
@Cristiano.
Cristiano non ci siamo. No, no, no!
il cuneo non ha nulla a che fare con la Granda.
possibile che debba spiegare pure le battute del Principe?
P.s. Se dalle colline dell’Illinois avvista le Chicago Girls non scenda a spron battuto, vi arriva esausto ed esanime. Poi nu gna fa !
Quindi, se si trova al cospetto della Naomi … si fidi di quello che ho cercato di trasmetterle.
Capish a me !!
Cristiano
Ma Ganz! Ganz! Ganzetto mio!..nun nasconda i suoi concetti dietro l’ermetismo per avere più “carisma e sintomatico mistero”
Ha paura di risultate banale? Su, si esprima senza scomodare Trismegisto….
giorgio sirchia
Sono confuso..
prima malediciamo i professionisti della politica…causa principe dell’allontanamento dlla politica dai cittadini (alla Renzi o alla Hillary Clinton), gente che è stata in politica per decenni, produttrice di disastri, servi dei poteri forti e allergici alla democrazia….ora me ne si esce con la necessità di avere dei professionisti della politica, gente che conosce i meccanismi istituzionali ecc… Dunque: I politici di professione (alla Dalema), No! Allora cittadini impreparati ma onesti, No! Allora mettiamo dei Tecnici superspecializzati, No! sarebbe un altro Monti. Mi permetta una battuta di colore: Ma chi minchia ci dobbiamo mettere al Governo?
Vi ricordo che attualmente abbiamo Alfano (dico, ALFANO!) al ministero degli esteri e la Lorenzin (la LORENZIN!) alla sanità, giusto per citarne alcuni …mi vorreste dire che un Di Battista o un Di Maio sarebbero peggio?? Ma daiiiii……Guardate Alfano, un peones diventato ministro..ha avuto l’abilità politica di occupare 3 ministeri fondamentali come Interni, Giustizia ed ora Esteri..un vero professionista della politica, nessuno lo può negare…sarebbero questi i “professionisti”? Mister Giannulli, questa volta mi ha proprio confuso le idee! Al che toriamo al punto di partenza…meglio un incompetente onesto alla Di battista che un incompetente ma “professionista della politica” come quel simpaticone di Alfano!
Aldo S. Giannuli
mi ha suggerito di scrivere un pezzo sulla questione
Gaz
@giorgio sirchia.
Comprendo che lei possa pensare che Virgin Rays sia una folk singer, in grado di mettere in ombra Joan Baez, ma dovrebbe pur ammettere che la sindacatura capitolina con annessi&connesi ha serie probabilità di diventare un modello politico e amministrativo partitico.
Abbiamo avuto ingegneri alla Disgrazia e inGiustizia e magistrati di non alto grado ai Lavoretti pubbici …
Se si va a sciare un minimo di preparazione atletica occorre, idem per giocare a calcetto … idem un’orchestra.
Se i ministri vengono presi dal supermercato col 3×1, il capo di gabinetto la fa da padrone, persino rispetto all’inutile ministro.
Come si prepara una clASse dirigente?Di sicuro non come (non) stanno facendo i Cinque.
Volga gli occhi alla Francia, all’iNGHILterra, alla Curlandia, ma anche alla prima repubblica.
Per carità di Patria le risparmio la critica sulle ultime supreme nequizie sul divieto di critica interna ai Cinque sugli amministratori locali da parte dei parlamentari …
Cristiano
Sig. Sirchia credo ci sia differenza tra allevamento e selezione. Lei ha menzionato politici allevati in batteria: Lorenzin, Alfano, D’Alema. Cittadini selezionati da altri cittadini in base alle loro competenze è altra cosa.
mirko g. s.
Io aggiungerei il caso di presidenti come Ronald Reagan, il caso più emblematico secondo me.
Gaz
ACME NEWS
Governo.Allora Ditelo ha sciolto la riserva. Ecco la lista dei ministri
Il presidente del Consiglio incaricato Allora Ditelo ha sciolto la riserva e ha presentato al Capo dello Stato Aldo MAria Giannuli la lista dei ministri. Il giuramento del nuovo governo si svolgerà domani al Quirinale alle 10.00. Lo ha comunicato, il segretario generale del Quirinale Gaz y Gaz.
Ecco la lista dei ministri del nuovo governo: Esteri, Foriato. Interni, Andrea Z. Giustizia, il Buon Beppe. Difesa, Anita. Economia, Virgin Rays. Sviluppo economico, Benito. Politiche agricole, Paolo Selmi. Ambiente, Paolo. Infrastrutture e trasporti, Alessandro Curioni. Lavoro, Agnoletto Ugo. Istruzione,Roberto B.. Beni culturali e turismo,Ercole. Salute, Deciomeridio.
foriato
In conformità dei poteri oltreterreni conferitemi da Questo Sito Sovrano, si propone l’ampliamento cautelativo del Consiglio con la creazione dei seguenti ministeri: Herr Lampe, Urbanità e buone maniere; Lorenzo, Pari opportunità; Fortebraccio, Gioventù minghiapittita e semplificazione normativa; Tenerone Dolcissimo, senza portafoglio.
Gaz
Imprimatur.
Paolo Selmi
Professore buongiorno!
Sono reduce da una lezione, tenuta l’altra sera dal prof. Escobar, proprio nel mio paesino, nell’ambito del Filosofarti di Gallarate. Parlava di populismo, tecnocrazia e neoliberismo, e ha riempito la sala consiliare come non mai (anzi, per il filosofarti dell’anno prossimo, aspettiamo una tua lezione!). Populismo come categoria inquadrata secondo criteri definiti e che può coprire l’intero arco istituzionale, oggi, della politica italiana, salvo qualche eccezione con percentuali di voto minime: dal M5S, dal V-day, dall’illusione della democrazia diretta, fino alle recenti vicende romane, a un PD dove l’ex-capo, candidato a ritornare tale, va in California a “studiare” (uè, ma allora ha letto il tuo lavoro di tre giorni fa!) e pontifica sul suo blog con argomenti che dimostrano ancor più nettamente la sua ignoranza, oltre che il suo populismo. Che dire poi del centrodestra, passato dal populismo del cavaliere a quello del barbetta con la felpa “mil-ano”.
Abbiamo poi, nel corso del dibattito successivo, cercato di delineare alcuni “anticorpi” a questa deriva populistica, e ciò che è emerso sia dal prof. che dalla sala è riassumibile in queste parole:
– partecipazione, e non delega, che richiama ed è a sua volta alimentata da un
– conflitto, inteso in maniera sempre più organizzata e stimolante, a sua volta, una
– educazione e formazione sempre maggiori.
In questo senso, la casalinga di Lenin che “deve imparare a governare lo Stato”, non è populismo, è quanto realmente accaduto sia nella leva leninista del decennio immediatamente successivo alla Rivoluzione d’Ottobre, sia da noi con la Resistenza. Quella leva democratica, fatta di gente comune che ha studiato, in scuole di formazione oggi inesistenti (o inefficaci), i meccanismi della partecipazione democratica, il linguaggio con cui esprimere democraticamente il conflitto sociale, rifletterlo nelle istituzioni, viste come “casa loro”, per usare un’espressione oggi riferita perlopiù ai partiti tra un piatto che vola e l’altro, abitarle attivamente per realizzare, nel concreto, quei principi di democrazia rappresentativa che sono gli unici, ora come allora, in grado garantire il complesso funzionamento di tutti i meccanismi della macchina civica. Scontrarsi e addivenire a una sintesi, costruttiva, fra persone di differenti estrazioni e classi, accomunate fino ad allora da anni di lotta armata al nazifascismo: lotta di popolo, contenente già i primi embrioni di quell’esercizio democratico successivo (il riferimento è alle repubbliche partigiane e non solo). Parlo per esperienza diretta, perché anche mio nonno, con la V elementare, fece quel percorso sia nel partito che nel sindacato. E come lui centinaia di migliaia di altri in Emilia. Ma non fu un caso isolato: anche qui, accadde lo stesso, nelle grandi fabbriche e nei piccoli paesi. Occorre quindi distinguere fra tecnocrazia e necessità di formazione: non sono la stessa cosa. Chi, nei commenti precedenti lo ha invece notato, restituisce la cifra di come questo pensiero unico, che accomuna quasi tutto l’arco istituzionale nella sua deriva populistica, abbia talmente plasmato la coscienza dei cittadini da far passare l’idea che il “sapere” sia SOLO quello dei “tecnici”, al punto che, per opposizione, si preferisce mandare al governo una casalinga si, ma direttamente coi bigodini in testa e la comare al telefono a parlare dello scandalo del momento. E’ il meccanismo stesso che genera questa falsa opposizione, per cui poi si distinguono i “ragionevoli” contro i “populisti”, a essere esso stesso populistico.
Buona giornata!
Paolo
Alessandro Pisan
Pur essendo io iscritto al M5S non posso che confermare praticamente tutte le sue analisi, un po’ seccante a ragionar col cuore ma certamente le sue critiche sempre puntuali e mai pretestuose sono un ottimo spunto per il miglioramento.
Nella mia ottusa e personale visione del mondo ho sempre pensato che il politico migliore fosse quello che non fa assolutamente nulla (niente nuove tasse, niente nuova burocrazia, niente nuove guerre, niente nuove olimpiadi, niente nuove mazzette, niente nuove depenalizzazioni condoni ecc….) e anche se mi rendo conto benissimo che prima o poi il fare sia necessario rispetto al non fare ho sempre pensato che “il fare” in fin dei conti non fosse difficile (basta approvare le leggi proposte di chi ti smazzetta di più come avviene normalmente nelle plutocrazie mascherate da democrazie come l’Italia).
Ho la netta e pessimistica impressione che i bravissimi e preparatissimi attuali tecnici e politici siano completamente in vendita e, appartenendo al gruppo di quelli che non si possono permettere di corrompere per mancanza di fondi, preferirei che l’intera classe dirigente attuale sparisse.
Il problema della quasi totale mancanza di organizzazione rimane, ma come risolverlo?
Insomma tutti siamo d’accordo che bisogna scegliere una classe dirigente ma nessuno ha mai detto in modo preciso come fare (mi pare che pure i criteri siano assai discutibili e insufficienti non solo nel m5s ma pure negli altri partiti);
faccio notare che nel sistema Italia non esiste il recall quindi se un politico o un intero gruppo di politici riesce con l’inganno (false promesse, falso curriculum, votazioni interne e nazionali truccate, falso tutto) a farsi eleggere e poi diviene inviso al 100% della popolazione non c’è modo di rimuoverlo e bisogna aspettare le successive elezioni in cui l’inviso controllerà tutti i media e la stessa legge elettorale.
Insomma tutti chiedono che la selezione sia perfetta ma non esiste un metodo che garantisca la perfezione e una volta scelti (gli umani cambiano e spesso in peggio) la scelta è immutabile…
Mi piacerebbe proprio un link a “selezionare dirigenti for dummies”
p.s. secondo me il PD si sta solo rifacendo il trucco per accalappiare più voti (un “nuovo” partito è sempre utile per raccogliere i discordanti in fuga, permette di dare la colpa all’altro anche se materialmente è composto di legislatori che sono esattamente identici a quelli da cui si separano quindi identica offerta col vestitino nuovo).
Allora ditelo
Non esiste il recall perché esiste il divieto di mandato imperativo ma esistono i referendum abrogativi che vengono “sottoutilizzati” in Italia e sono del tutto assenti nell’ordinamento comunitario (e nessuno si muove per creare consenso a riguardo).
il recall richiederebbe verosimilmente l’uninominale maggioritario che nacque come modo per attenuare la democrazia (e tale rimane): Sarebbe il caso di considerare una durata inferiore delle legislature.
http://www.ncsl.org/research/elections-and-campaigns/recall-of-state-officials.aspx
Allora ditelo
sull’uso dell’uninominale per favorire interessi elitari.
http://www.historyandpolicy.org/policy-papers/papers/electoral-reform-dilemmas-are-single-member-constituencies-out-of-date
Mario Vitale
Concordo con Lei Professore, come spesso accade. Quanto da Lei evidenziato è uno dei motivi per cui sono molto in dubbio se votare nuovamente per M5S (ovviamente l’alternativa è ritornare nell’astensione, vista l’offerta politica).
Io credo che se il movimento volesse portare una novità importante questa non dovrebbe essere il rifiuto totale del professionista della politica, piuttosto il rinnovamento delle persone e quindi delle idee, che si potrebbe realizzare portando nelle stanze del potere persone che sì, si sappiano muovere, ma che non fossero le solite facce, gli uomini per tutte le stagioni che periodicamente si riciclano (tipo i cimoli, scaroni e compagnia cantante, tutti rigorosamente in minuscolo). Insomma, per me sarebbe importante che il movimento iniziasse già ora, invece che occuparsi di accreditare Di Maio come possibile premier, a scegliere personalità che possano occupare posizioni chiave esprimendo ciò che il movimento sta portando avanti in termini di nuove idee.
Marcello Romagnoli
Sinceramente non riesco a capire il suo interesse per un movimento che non è certamente di sinistra, ma è molto più vicino a ciò che viene definito neoliberiste e quindi molto distante dai valori appunto della sinistra. L’odio che continuamente riversa sulla politica e sullo stato porta con sé la richiesta della sua riduzione, del suo dimagrimento che lascia completamente campo al privato e alla legge del più forte, ovvero del più ricco a scapito degli interessi sociali più ampi. Siccome vorrei capire, mi piacerebbe un suo parere.
Gaz
Articolo da leggere alla luce del precedente.