Gelli, i lingotti d’oro e il Caso Moro…
Come sempre capita, a botta calda non ti ricordi di cose che sai e magari sono interessanti, poi ieri avevo interesse a spostare l’attenzione sul fenomeno P2 da un punto di vista politologico più che sul personaggio. Dopo aver visto i “coccodrilli” di giornali e Tv, mi sono accorto di quante cose siano state dimenticate e che forse può essere divertente rievocare.
Ad esempio la storia dell’oro della banca centrale Jugoslava trafugato dagli italiani che, però, non riuscivano a far arrivare in Italia, perché anche i tedeschi ci avevano messo su gli occhi e volevano predarlo (begli alleati!). Gelli era a Cattaro incaricato del recupero dell’oro ed ebbe una trovata che risolse, almeno in parte, il problema: mise i lingotti sotto le traverse di legno di un vagone, con tanto di bandiera gialla, che trasportava soldati ammalati di tifo o altre malattie contagiose. I tedeschi (che erano agli ordini di un ufficiale di nome Kurt Waldheim, futuro presidente austriaco e Segretario Generale dell’Onu) non si avvicinarono e l’oro arrivò in Italia.
Solo che non si capisce bene in che misura e sembra che se “perse per strada” un terzo, che qualcuno pensò trasferito in Argentina dallo stesso Gelli. Però circa mezzo secolo dopo, ci fu uno strano episodio: nelle fioriere di villa Wanda, la residenza di Gelli che, nel frattempo, era tornato in Italia, spuntarono numerosi lingotti, che non si capì né da dove provenissero, né perché stessero in quell’insolito nascondiglio. Facile saltare alle conclusioni: erano quelli della banca jugoslava: facile ma molto probabilmente ingannevole e che non risolve il problema del perché stessero nelle fioriere. Il fatto è che Arezzo, con Vicenza è uno dei due centri italiani per il trading dell’oro sia finanziario che fisico e che esso è il principale business della Banca dell’Etruria. Per cui potrebbe trattarsi di una partita diversa ed assai più recente, ma non doveva trattarsi di una cosa regolarissima, se era nascosto in quel modo (timore di una visita dei ladri o della GdF? Tappa intermedia di un percorso un po’ clandestino? Vai a sapere…).
Poi c’è anche la storia dei trascorsi gelliani in periodo salotino. Come si sa Gelli era con la Rsi, federale di Pistoia, però, e questo è stato accennato in diverse ricostruzioni, impegnato in un pericoloso e disinvolto triplo gioco fra fascisti e tedeschi, Alleati e partigiani (in particolare la brigata comandata da Silvano Fedi “Pippo”, poi morto in circostanze non chiarissime). Una storia complicata ed interessante su cui forse tornerò, ma questo è stato accennato in diverse ricostruzioni di questi giorni. Quella che, invece è passato senza menzione è stata la storia di Carla Costa, ausiliaria che faceva parte del servizio segreto femminile formato e guidato dal comandante David, le “volpi argentate” impiegate per missioni “dietro le linee”. Fra esse c’era Carla Costa (la “volpe argentata” per antonomasia) catturata dietro delazione il 22 ottobre 1944 nei pressi di Pistoia. La delazione venne attribuita ad un personaggio milanese. Ma, sul finire degli anni settanta, si tornò a parlare di quelle vicende nel quadro delle prime inchieste sulla P2 che era ancora un oggetto misterioso. Sembra che Carla Costa abbia iniziato a nutrire dubbi sulla reale fonte che l’aveva denunciata ed abbia iniziato ad indagare negli ambienti dei reduci della Rsi, ma la sua inchiesta privata non ebbe esito perché, l’11 ottobre 1980 venne trovata asfissiata nell’abitacolo della sua auto collegato, con un tubo di gomma, allo scappamento. Suicidio. Sul quale Giorgio Pisanò si dimostrò assai dubbioso.
Un terzo capitolo dimenticato è quello dell’Ompam, (Organizzazione Mondiale per l’Assistenza Massonica) un vasto sodalizio che Gelli stava cercando di formare, con appoggi in Italia, Argentina ed Usa. Il tentativo fallì per il susseguirsi di una serie di scandali iniziati con una inchiesta sui sequestri di persona che investì personaggi del clan dei marsigliesi, fra cui Alberto Bergamelli che, all’arresto, proclamò “siamo protetti da un grande famiglia internazionale) ed il giudice che indagava, Pierluigi Occorsio iniziò a sospettare che i proventi dei rapimenti (fra cui quello di Umberto Ortolani) finissero a finanziare la costituenda Ompam.
Il 10 luglio 1976 Vittorio Occorsio cadeva sotto una raffica esplosa dall’ordinovista Pierluigi Concutelli, (Occorsio aveva indagato anche sul Movimento Politico Ordine Nuovo che rivendicò l’attentato). L’inchiesta finì su un binario morto, salvo qualche ritorno di fiamma nel corso dell’inchiesta parlamentare guidata da Tina Anselmi. Eppure la pista meriterebbe d’esser ripresa ancora oggi: capiremmo molto di più sui “livelli superiori” alla P2 e forse scopriremmo che Brenneke non vaneggiava quando parlava di P7.
E per concludere, il caso Moro. Tutti hanno ricordato che il comitato di crisi allestito da Cossiga era costituito quasi tutto da Piduisti, ma nessuno ha ricordato la pag 20 di un aureo libretto che Adriano Sofri pubblicò nel 1991:
<<Non ricordo chi fossero gli “esperti” che, alla prima comparsa delle lettere di Moro, si affrettarono a dichiararlo affetto dalla sindrome di Stoccolma. Non so se fossero dello stesso genere dei consulenti che si disse, occupavano una stanza al Ministero della Marina Militare, durante il sequestro: consulenti ufficiosi che completavano i ranghi della P2… e che avrebbero compreso un peritus peritorum chiamato affettuosamente “Micio Micio”, all’anagrafe Licio Gelli.>>
Dunque:
a- oltre che il noto comitato del Viminale sarebbe esisto un secondo comitato di esperti presso il comando della Marina Militare
b- esso sarebbe stato parimenti composto di piduisti (29 alti ufficiali di Marina erano affiliati alla P2 ed inoltre di essa ne facevano parte anche Giovanni Pattumelli –direttore della sezione Marina del Ministero della Difesa- e Salvatore Vagnoni –direttore generale del personale della Marina-)
c- ad esso avrebbe preso parte anche Licio Gelli in persona, di cui Sofri indica anche il “nome di copertura” usato nell’occasione.
Queste notizie non sono mai state smentite. E ci chiediamo quali fossero le mansioni di questo secondo comitato e quali i rapporti con il primo, quale il ruolo che vi avrebbe ricoperto Gelli, che attività avrebbe svolto, perché non se ne è mai fatto menzione. Ricordiamo peraltro che la Marina è la più integrata nel sistema Nato delle nostre tre armi avendo base a Bagnoli il comando Nato per il Mediterraneo.
Sarebbe interessante che qualcuno riprendesse questo filo di discorso. E, per oggi, basta.
Aldo Giannuli
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GherardoMaffei
Chi osa dopo aver letto quello che ha scritto il prof.Giannuli definire Gelli un fascista? Lo era di sicuro l’eroica e sventurata ausiliaria della RSI Carla Costa. Chi conosceva come me, il settimanale “Candido” di Giorgio Pisanò e di suo fratello Paolo,sa l’acume investigativo, la cura delle fonti, di entrambi, quindi se Paolo nutriva seri dubbi sul suicidio della “Volpe Argentata” è una sicura fonte attendibile.Basterà ricordare il noto caso del frate Silvano Girotto detto “Fratello Mitra” che fu infiltrato nelle BR da una trappola organizzata dal senatore del MSI Giorgio Pisanò consentendo l’arresto di Curcio e Franceschini.Poi la ciliegina sulla torta dell’oro trafugato ai tedeschi, dimostra ampiamente quali sentimenti Gelli nutriva in cuor suo.Gelli nel dopoguerra si pose al servizio di Wall Street e della City londinese e della massoneria apolide mondiale.Fu un astuto e scaltro lestofante, anticomunista, atlantista, faccendiere e manovratore. Ma i “sinistri” lo hanno per forza collocato a fianco di Carla Costa della RSI. Provo vergogna per loro.
Aldo Giannuli
chiedo scusa per l’errore, ma era Giorgio Pisanò ad esprimere dbbi e non ilo fratello Paolo. Un lapsus
Davidem
Nutro forti dubbi che Pisanò fosse addirittura l’organizzatore dell’infiltrazione di Girotto, sebbene abbia fatto il suo lavoro con la campagna stampa adeguata frutto di sottile operazione di guerra psicologica. Ma qui entriamo in un altro argomento e si dovrebbe indagare su quale servizio avvisò Moretti (forse per fargli fare carriera?) e se fosse solo opera di carabinieri o di una più lunga manina Nota per il suo Servizio: arrestando Curcio e franceschini furono sequestrati (e sparirono) i documenti che le BR avevano rubato nelle sedi dei Comitati di Sogno…
GherardoMaffei
Davidem, la regia dell’arresto di Curcio e Franceschini fu dei carabinieri della Divisione Pastrengo i cui vertici erano aderenti alla Loggia P2. Pisanò fu utilizzato e si prestò all’operazione giornalistica sponsorizzando Frate Mitra (Silvano Girotto). Le brigate rosse lo accolsero a braccia aperte, stante i suoi trascorsi rivoluzionari in sud America, abbondantemente reclamizzati sul settimanale “Candido”.Pisanò al pari di Carla Costa, fece parte dei nuclei sabotatori della RSI infiltrati oltre le linee dei gangsters americani invasori. Egli fu un abile giornalista investigativo, acuto politico, le sue inchieste sulla strage di via Rasella (la prima strage di stato avvenuta nel novecento in Italia, che videro coinvolti i vertici del PCI e l’OVRA romana riciclatasi in democratica, i cui responsabili furono decorati ed eletti in parlamento) sulla morte di Mussolini, sul “triangolo rosso”, sul suicidio del banchiere Roberto Calvi a Londra, andrebbero riesumate e rese pubbliche. Concludo ora ricordando una sua inchiesta che manderà in bestia i “sinistri”. A lui si deve l’intervista avvenuta in Germania ove l’ingegnere tedesco che aveva progettato i famosi timers, acquistati da Freda documentò che essi erano diversi da quelli usati nell’eccidio della BNA. Ovviamente nessuno osa ricordarlo, decenni e decenni di “intossicazione”, di manipolazioni, di falsità, non devono essere portate a conoscenza degli ingenui creduloni, in buona fede per carità, ma veri sprovveduti.Di recente solo Giampaolo Pansa si è ricreduto sulle responsabilità della celebre coppia di “neri” circa Piazza Fontana.Sia ben chiaro che i “registi occulti e mandanti” di tale eccidio, manipolarono sia gli anarchici che i neofascisti, il tutto all’insegna del “destabilizzare per stabilizzare”.
Davidem
Caro Gherardo, cominciamo allora col dire che ammetti la mia correzione al tuo commento: Pisanò non si può definire l’organizzatore dell’infiltrazione di Girotto, ex legionario (quasi stessa classe di De Vuono). Io però aggiungevo il sospetto che ancora a monte ci fosse un legame con altre strutture più occulte a cui Pisanò o addirittura Girotto stesso (figlio di carabiniere, ex-detenuto, ex-legionario, breve parroco della zona del senatore Pisanò, missionario combattente (?) ma sospettato di essere un informatore tra gli italiani rifugiatisi nell’ambasciata cilena… non dimentichiamo che il nome di girotto spunta dal nulla sui giornali come potenziale mediatore nel sequestro Sossi, prima ancora che fosse ufficialmente avvicinato dalla pastrengo. E poi, suvvia, l’episodio della telefonata che salva Moretti e incastra curcio e franceschini… e il materiale scottante sui comitati di sogno che sparisce dalla loro auto e dagli atti… non è il momento di aprire una discussione lunga un km…
Aldo Giannuli
credo che la storia di Girotto sia più complessa di quel che si dice, nessuno ricorda lalettera di garanzia concessagli dal Pc cubano… un circostanza non ancora spiegata adeguatamente
Herr Lampe
So che è inelegante ripetersi ma che Msi e collegati vari abbiano fatto il lavoro sporco in Italia per conto terzi non è proprio un mistero.
Venne addirittura rivendicato pubblicamente da Evola, adducendo come motivazione quella di combattere il principale avversario, i rossi.
GherardoMaffei
E’ innegabile che importanti settori del neofascismo italiota si sono prestati al “lavoro sporco” al servizio del regime attuale in funzione anticomunista.Ma nego che tutti i neofascisti lo furono: è il solito ritornello che viene ripetuto come pappagalli o scimmie ammaestrate.Tra i neofascisti furono decine i morti ammazzati, qualche migliaio gli arrestati, per non citare i perseguitati, discriminati sui luoghi di lavoro,nelle scuole pubbliche, nelle amministrazioni statali,Non era facile negli “anni di piombo” vivere con il marchio d’infamia di fascista.Molto ma molto più comodo essere un compagno. Evola nel dopoguerra ebbe una caduta di stile, il suo anticomunismo lo accecò, arrivò pure a difendere gli USA e Israele.Fare politica vuol dire sporcarsi le mani. Vuol dire entrare in contatto coi bipedi umanoidi che sono in grande maggioranza pusillanimi, lestofanti, servi, prezzolati,arrivisti,farabutti,sempre coi vincitori mai coi vinti.Poi per fare politica serve il vile denaro.Il giovane Stalin rapinava le banche per finanziare il partito bolscevico. Mussolini fu finanziato dalla massoneria francese per fondare il “Popolo d’Italia” a sostegno dell’entrata in guerra contro Austria e Germania.Il movimento crociuncinato in Germania fu ampiamente finanziato dai proprietari delle acciaierie Krupp. Ma anche Lenin salì volentieri sul vagone ferroviario messo a disposizione dallo stato maggiore germanico.La rivoluzione bolscevica del 17 fu finanziata da una cricca di banchieri di New York.E’ manicheo, è puerile, è infantile tracciare una linea di demarcazione e collocare tutti i buoni da un parte, tutti i cattivi dall’altra. La politica è sangue,sterco,vomito. L’alternativa è entrare in un convento di clausura, farsi anacoreta e ritirarsi nel deserto, dedicarsi alla meditazione, all’ascesi.
Davidem
“La rivoluzione bolscevica del 17 fu finanziata da una cricca di banchieri di New York.”
Non confondiamo la causa con l’effetto, la prego: nelle opere di Antony Sutton troverà l’evidenza del parziale controllo finanziario di Wall Street sulle banche bolsceviche. Questo avveniva nella speranza di appropriarsi dell’immensa Russia sottraendola alle concessioni zariste verso inglesi e francesi. Gli stessi banchieri di New York pagavano cifre molto più ingenti ai Russi Bianchi sperando che questi vincessero la guerra civile (non per nulla c’erano ancora truppe americane in Siberia fino al 1920 che, ahimè, tutti dimenticano…). Qundi, come lei vede, era solo un modo di giocare su entrambi i tavoli ma sempre allo scopo di controllare il mercato russo. Lenin lasciò fare perché per anni miravano al riconoscimento politico e affaristico degli USA: non era affatto scontato che diventassero nemici…
Herr Lampe
Che tutti lo furono non l’ho affermato. Mi sono limitato a segnalare quale fosse la linea maggioritaria tra quelle fila; diciamo che le riconosco in ogni caso onestà intellettuale.
Dopodiché il suo ragionamento tiene, ma ha almeno un punto molto debole. Ma andremmo OT, ne riparleremo quando sarà più in linea col tema centrale.
(lei ha ragione, sono un maledetto pignolo. Si è – di nuovo – perso per strada un congiuntivo 😊)
Riccardo
Gelli era un fascista e punto, esattamente come lei, Maffei, che mi ricorda tanto i personaggi del film con Tognazzi. I suoi contatti con i “rossi” vanno inquadrati nella logica di salvare il salvabile in vista della certa caduta del fascismo e successivamente, in perfetto stile doppiogiochista ed opportunista proprio dell’estrema destra, porsi al servizio degli USA.
GherardoMaffei
@ Riccardo. L’immarcescibile onorevole Giuseppe Tritoni (Ugo Tognazzi) uno dei protagonisti del celebre film “Vogliamo i colonnelli” me lo ricordo per una sua mitica frase:” Al mondo solo i coglioni (testicoli) sono uguali l’uno all’altro”. Se io sono il coglione destro lei è quello sinistro!
Aldo Giannuli
be magari teniamo un tono un po più moderato… (corazziere uno)
Gaz
Land of Fires, che non è in Sud America.
Herr Lampe
Il suo livello di ermetismo dadaista sta raggiungendo vette inusitate.😉
Davidem
E già che ci siamo ricordiamo pure qualche altra chicca, diretta o indiretta…
-Durante la guerra Gelli passa presto coi servizi militari americani (CIC), come altri personaggi e amici (futuri massoni): Jordani Vesselinoff, per esempio; spia bulgara, finanziatore dei MAR di Fumagalli, probabile membro del Noto Servizio (questo lo sa meglio lei, professore), genero di Igor Markevitch. Su di lui indagò il maggiore dei cc Giraudo sul caso Moro.
-Il sospetto sulla morte di Pecorelli: una telefonata anonima suggerì di indagare su Gelli e di collegarlo alla morte del giudice occorsio. In uno dei tanti articoli sibillini su OP c’era scritto che il Generale Amen aveva trovato la prigione di Moro dalle parti del Ghetto ma non si è intervenuto per via della Loggia di Cristo in Paradiso…
-La possibile responsabilità della P2 nella strage dell’Italicus, treno su cui doveva salire Aldo Moro…
-I legami con Edgardo Sogno e il suo Golpe Bianco; non tutti sanno che i sodali di Sogno andavano dal segretario della Nato Manlio Brosio a Roberto Dotti, ex-partigiano a cui la moglie di Curcio consegnò TUTTE le schede informative sui membri delle nascenti BR dietro ordine di Corrado Simioni, fondatore della famigera scuola di lingue parigina Hyperion (protetta o eterodiretta da uno o più servizi segreti…). Un’amica di Simioni presente alle riunioni dei futuri capi BR era stata segretaria personale di Manlio Brosio.
(Lo so che sembra un casino, ma è più facile da capire di quanto sembri…)
-Le responsabilità almeno depistanti nella strage di Bologna e il sospetto che servisse a sua volta come minaccia-ricatto-depistaggio su Ustica…
Quello che mi chiedo, onestamente, è: dove sono tutti i quadernetti di Licio, i diari di Cossiga, l’archivio di Andreotti? Chi ne ha le chiavi e quante manine si sono già messe in movimento? C’è un’asta online, nel “Deepweb” dove si possono acquistare al migliore offerente?
Caruto
1) Pare che una parte dell’oro Yugoslavo sia ritornata a Tito, tramite Togliatti (Radio1, 17.12.2015, nella trasmissione mattutina condotta da Giorgio Zanchini);
2) A proposito di Pci, Pds, DS e di P2 e P7: sarebbe divertente cercare di capire quanti dei dirigenti di quella formazione del sinistra italiana hanno accettato di arruolarsi, magari per darsi un contegno internazionalista occidentale.
Aldo Giannuli
Togliatti non c’entra: l’accordo fu a livello di Stati
Caruto
Ho riferito quello che diceva Chessa in trasmissione; peraltro sottilineava una certa trasversalita’ di Gelli che si sarebbe incontrato appunto con Togliatti, presumo per la questione dell’oro (o per altri motivi?).
Mi pare di ricordare anche che Piazzesi in un suo libro parlava di una certa “promiscuita’” ambientale di Gelli, in buoni rapporti anche con Botteghe Oscure, almeno nei primi mesi-anni subito dopo la guerra.
Circa la lettura politologica, mi trovo d’accordo con chi sottolinea una certa attitudine italiana ad agire con mascherine ed accordi nell’ombra: Padellaro e altri parlano di file davanti la porta di Gelli di questuanti-aspiranti ad entrare nel giro.
Riamarrebbe da capire chi siano gli altri piduisti (pare che in tutto fossero 2500) e che carriera abbiano fatto.
La lettura delle due piramidi sovrapposte (una sulla punta dell’altra) mi pare molto calzante e farebbe capire come funziona la catena di trasmissione degli accordi presi in sedi informali sovranazionali.
Caruro
Ho letto da qualche parte l’ipotesi che l’elenco dei 900 fu fatto trovare per bruciare Gelli (mi pare che era nella borsa di sua figlia, di passaggio in un aeroporto (?)).
Quindi un’operazione per liquidare una parte di P2 e mantenerne un’altra ancora all’opera.
Altrimenti sarebbe inspiegabiile quello che successe ad Ennio Remondino e al suo Direttore di allora (mi pare Nuccio Fava) che furono liquidati in modo sbrigativo quando alla fine degli anni ’80 (quindi “a babbo morto”) fecero dei servizi televisivi sui rapporti tra la nostra cara ed affezionata CIA (Central Intellegince Agency) e la P2.
Remondino da allora non ha piu’ lavorato in Italia, pur rimanendo alla Rai.
Aldo Giannuli
sono confusi due episoi diverso: alla figlia di Gelli venne trovato (o si fece trovare) copia del field manual 21; gli elenchi furono ricavati da quel che si trovò a Castiglion Fobocchi dalla GdF
GherardoMaffei
Prof.Giannuli è cosa saggia e giusta ricordare che Palmiro Togliatti (ma anche Pietro Nenni) accolsero nelle proprie abitazioni l’ex capo dell’OVRA Guido Leto, che era in carcere a Regina Coeli. I segreti che svelò Leto sia a Togliatti che a Nenni, non sono mai stati resi pubblici. Non escludo anche la consegna di scottanti dossier;oppure rivelazioni circa la strage antifascista di piazzale Giulio Cesare avvenuta il 12 aprile 1928 a Milano.Leto era a conoscenza anche della collaborazione di Ignazio Silone con l’OVRA, al fine di proteggere il fratello Romolo ,che era stato arrestato dalla milizia ferroviaria in merito al suddetto eccidio.Ma i seri professionisti dell’OVRA (in primis l’ispettore Francesco Nudi le cui capacità investigative le ha riconosciute anche lei, in un suo libro) lo scagionarono e indirizzarono le loro indagini sui “liberogiustizieri” milanesi. Il fatto è che Leto uscì indenne dall’epurazione e continuò la sua brillante carriera nella polizia democratica, garantito dal PCI. E’ giunta l’ora di svelare tali legami di complicità tra il PCI e apparati dello stato. Se ci furono le famose “trame nere” ci furono anche le poco conosciute “trame rosse”.
Gaz
Di un altro grosso quantitativo di oro rapinato a mano armata -da Palazzo Koch e non più ritornato- ad opera di uomini in grigio verde ho ricordato io su questo blog.