L’imbarazzante caso Napolitano
Che Napolitano sia stato il peggiore degli 11 Presidenti della Repubblica è cosa che abbiamo già scritto, ma ora si tratta di andare un po’ oltre e giudicare i suoi comportamenti sotto un profilo strettamente giuridico dato che che il M5s si appresta a chiederne la messa in stato d’accusa. Dunque, entriamo nel merito. Non c’è dubbio che Napolitano stia abusando, molto più di Cossiga, del suo potere di esternazione: non passa giorno che non inviti maggioranza parlamentare e governo a far qualcosa (approvare l’indulto, una nuova legge elettorale di cui prescrive il carattere bipolare e non proporzionale, approvare la legge che penalizza il negazionismo storico, approvare la legge di stabilità e in che tempi ed in che modi, riformare la giustizia, intervenire sulla normativa in materia di immigrazione ecc. ecc.), inoltre non si contano i “messaggi ufficiosi alla azione” sotto forma di comunicati del Quirinale o dichiarazioni stampa più o meno informali.
In particolare in materia di “canone storico”, il Presidente si sente obbligato ad emanare istruzioni in tema di strategia della tensione, di bilancio di 150 anni di unità nazionale, di antifascismo e questione del negazionismo, di storia delle relazioni internazionali della Prima Repubblica, anche se, di questa funzione pedagogica del Capo dello Stato non si rinviene traccia nel testo costituzionale. Persino i risultati elettorali sono vivacemente commentati da una autorità che, non fosse altro per il suo ruolo super partes, sarebbe meglio tacesse in proposito (“Non sento alcun botto”… ricordate?)
Questa, incontinentia exprimendi non è l’innocua manifestazione di affezione logorroica senile, ma ha una palese funzione politica. A partire dall’insediamento del governo Monti, Napolitano si è comportato esattamente come il Presidente della Repubblica francese: una sorta di super Presidente del Consiglio, con un’ unica variazione di rilievo: nel caso francese il Capo dello Stato presiede il Consiglio dei Ministri (art. 32 Costituzione della repubblica francese), qui non ci siamo ancora arrivati. Ma ci stiamo avvicinando, come dimostra il fatto che il Presidente ha preso a riunire presso di sé i capigruppo della maggioranza. Una cosa che nessun suo predecessore aveva mai fatto.
In diverse occasioni il Presidente ha esplicitamente legato la sua permanenza al Quirinale a precise condizioni quali l’approvazione delle riforme costituzionali e, di conseguenza, la permanenza in carica del Governo Letta e la sopravvivenza della legislatura almeno sino al 2015. Sin qui, per la verità, non avevamo mai visto un Presidente condizionare la sua permanenza alla sopravvivenza di un determinato governo. E questo sia perché, legando la sua sorte a quella di un governo o di una maggioranza, il Presidente cessa la sua funzione arbitrale, sia perché, l’eventuale crisi di governo minaccerebbe di trasformarsi in una crisi istituzionale senza precedenti, sommando le dimissioni del Capo dello Stato a quelle del Presidente della Repubblica. E’ vero che il Presidente del Senato assumerebbe ipso facto le funzioni di Capo dello Stato, ma, se si rendesse necessario farlo, il Presidente provvisorio avrebbe il potere di sciogliere le Camere? E non stiamo parlando di fantascienza: ad aprile il partito di maggioranza non è stato in grado di compattarsi su un nome (persino su quello del suo fondatore sono mancati 101 voti) ed, alla fine, si è dovuti ripiegare sulla rielezione dell’uscente.
E, dunque, queste continue esternazioni (sostenute dalla minaccia intermittente di una crisi istituzionale senza precedenti) hanno la funzione di dettare l’agenda al governo ed alla maggioranza parlamentare. E già queste segnala una tacita trasformazione della forma di governo attraverso l’alterazione dei rapporti funzionali fra i vari soggetti costituzionali.
Quel che è ulteriormente sottolineato dal ruolo del Capo dello Stato quale rappresentante internazionale del paese. In passato ci sono stati Presidenti che hanno perseguito di fatto indirizzi di politica internazionale diversi da quelli del governo: su questo piano, Gronchi fu sicuramente più in sintonia con l’Eni che con il governo, Saragat ebbe una sua politica iper atlantica spesso confliggente con quella dell’allora ministro degli Esteri Moro e di Cossiga potremmo dire cose analoghe. Ma con Napolitano è accaduto qualcosa di più: in particolare con il manifestarsi della crisi del nostro debito sovrano, il Presidente ha assunto una funzione di vero ed unico punto di riferimento della diplomazia internazionale (si pensi alla famosa telefonata della Merkel che, a rigore, avrebbe dovuto esser fatta all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi). Va detto, però, che nell’eccezionalità della situazione incideva in modo determinante l’assoluta impresentabilità internazionale di Berlusconi (anche io, al posto della Merkel, non avrei telefonato a Palazzo Chigi ma al Quirinale). Dunque, non tutto può essere fatto risalire alla volontà di Giorgio Napolitano, occorrendo tener presente le dinamiche oggettive in atto. Questo, tuttavia, non toglie che delle trasformazioni istituzionali si siano determinate e questo anche grazie al persistere della prassi di Napolitano anche dopo la caduta del governo Berlusconi. Anzi, con Monti, la proiezione internazionale del Capo dello stato si è accentuata ancor più, per culminare nel viaggio a Berlino nel giorno stesso delle elezioni politiche (altro episodio senza precedenti) della cui inopportunità c’è poco da dire e dei cui contenuti, peraltro, abbiamo saputo poco o nulla.
Qui si segnala una sostanziale trasformazione del ruolo del Capo dello Stato da garante della Costituzione in garante dei trattati internazionali sottoscritti dal paese (in primis quelli relativi all’adesione all’Euro) e del suo debito pubblico. In questo senso il Presidente finisce per avere una funzione a due facce: una di rappresentanza del paese verso l’Estero (come è giusto che sia) ma l’altra di rappresentante della comunità internazionale, ed in particolare quella europea verso l’Italia. Il processo di trasformazione istituzionale diventa più chiaro se i comportamenti del Presidente vengono letti insieme all’introduzione in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio, Così come acquista un senso ancora più preciso il processo di revisione costituzionale avviato proprio su ispirazione del Presidente e con una prassi assolutamente non conforme al dettato costituzionale. Il punto non sta tanto nel merito delle riforme prospettate (abolizione del bicameralismo perfetto e riduzione dei parlamentari) che, in sé, sono misure correttive dell’architettura costituzionale assai condivisibili. La questione è essenzialmente procedurale.
Il punto è che si parla di occasionale “deroga” alle procedure di revisione previste dall’art 138, introdotta da una revisione compiuta attraverso le procedure del 138. Ma la Costituzione non prevede alcuna possibilità di deroga: si può riformare l’art 138 e, da quel momento in poi eventuali revisioni seguirebbero le nuove modalità, ma non è possibile fare una legge che dica “Per questa volta seguiamo un percorso diverso”. In una Costituzione rigida non esiste il concetto di emergenza per il quale si può derogare occasionalmente da essa.
Ma allora, perché inventarsi una procedura ad hoc così discutibile piuttosto che riformare l’art. 138? Perché la prassi adottata è semplicemente incostituzionalizzabile. Per riassorbire in Costituzione la procedura in questione, occorrerebbe modificare l’art 138 in questo modo: “Il progetto di revisione costituzionale è affidato ad un comitato di saggi scelti fuori dal Parlamento e di nomina governativa, la cui lista sia successivamente approvata dal Parlamento. A tale comitato spetta la redazione definitiva ed inemendabile della riforma da sottoporre all’approvazione delle Camere”. Neanche nella Costituzione del Burkina Faso è dato leggere una cosa del genere.
Ed ecco, allora, lo stravagante escamotage della “deroga” che, tutto sommato, ha allungato i tempi richiedendo un primo processo di revisione per poi procedere al successivo di merito.
Sarebbe bastato procedere direttamente alla revisione sui due punti in questione (bicameralismo e numero parlamentari) e la legge costituzionale sarebbe già in linea di arrivo. La cosa acquista senso dove si comprenda che il succo della questione non è nel merito delle attuali riforme ma nel metodo con cui esse vengono introdotte, e che costituisce un precedente destinato ad aprire la porta a ben altre modifiche della carta costituzionale.
A rendere la cosa ancor più prossima ad una aperta rottura costituzionale è la circostanza che vede il promotore nel Presidente della Repubblica che, avendo giurato di osservarla fedelmente, spetterebbe semmai, il compito di difensore d’ufficio della Costituzione vigente ed in particolare delle sue norme di tutela.
A tutto questo occorre aggiungere che anche nell’esercizio delle sue attribuzioni sussidiarie, Napolitano ha manifestato una certa irritualità. E’ il caso del modo in cui ha usato il potere di grazia nel caso del colonnello Joseph Romano condannato per il rapimento di Abu Omar. Poco dopo il suo primo insediamento, Napolitano aveva fatto sapere che, per criteri di opportunità, non avrebbe concesso la grazia in caso di condanne troppo recenti, per evitare di far sembrare l’atto una sorta di quarto grado di giudizio. Ma dal momento della sentenza passata in giudicato a quello della Grazia a Romano erano passati meno di sei mesi. La deroga al principio generale veniva giustificata con l’opportunità di adottare un principio che si sarebbe invocato per la vicenda dei nostri marò arrestati in India. Peraltro, solo dieci giorni prima della decisione presidenziale, la grazia era stata sollecitata dal Presidente Usa Barak Obama. Non è chiaro per quale motivo l’India avrebbe dovuto far proprio un criterio di clemenza usato dall’Italia per un condannato statunitense, ma è chiaro che il Presidente intende il potere di grazia come un atto eminentemente politico e, in questo caso, di politica estera.
Una riprova all’incontrario è la vicenda Sofri: come si ricorderà, il Presidente Ciampi aveva concesso la grazia all’ex dirigente di Lotta Continua, ma l’allora Guardasigilli Castelli aveva rifiutato la controfirma. Ne era sorto un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale che aveva dato ragione al Presidente ritenendo che la controfirma ministeriale non fosse un elemento necessario per la concessione della grazia. Nel frattempo, tuttavia, Ciampi aveva terminato il settennato. E’ certamente vero che la concessione delle misure di clemenza sono un potere della persona che ricopre la carica pro tempore e non dell’istituzione in quanto tale, per cui non c’era alcun automatismo e Napolitano era libero di scegliere, ma un minimo di far play istituzionale nei confronti del suo predecessore avrebbe consigliato di dar corso alla grazia che, invece, non è stata più concessa. E’ palese che questa tacita sconfessione dell’operato di Ciampi era determinata non da criteri di clemenza, ma da valutazioni di ordine strettamente politico nelle quali non è difficile scorgere sia i problematici rapporti fra potere politico e potere giudiziario, sia le antiche ruggini fra il gruppo dirigente comunista e Sofri nelle varie stagioni della sua vita.
Anche nella nomina dei senatori a vita è palmare che si sia trattato di precise scelte politiche pensate a supporto di una particolare formula di governo. Non sono certamente in dubbio gli alti meriti, ad esempio, di Carlo Rubbia, Renzo Piano e Claudio Abbado ma che siano stati scelti tutti in una precisa area politica -come poi ha dimostrato il loro conseguente comportamento di voto- è un fatto. Ad esempio, si poteva pensare anche a Dario Fo-che è un Premio Nobel come Rubbia- ma abbiamo il sospetto che a questo proposito abbia pesato la sua vicinanza al M5s e, pertanto, il suo più che probabile voto contrario al governo Letta.
Anche nella nomina del giudice costituzionale Giuliano Amato sorge lo stesso dubbio, considerando che mai era accaduto che nella Corte entrasse un ex Presidente del Consiglio.
Dunque, l’insieme della prassi di Napolitano suggerisce l’immagine di un Capo dello Stato che persegue un preciso indirizzo politico con tutti i mezzi a sua disposizione. Ma può il Presidente della Repubblica avere un indirizzo politico? Si badi, non un indirizzo costituzionale, che rientra perfettamente nelle sue funzioni arbitrali, ma un indirizzo propriamente politico. Una prassi così debordante dei poteri presidenziali non altera i rapporti di forza fra le diverse istituzioni, causando quindi un sostanziale mutamento della forma di governo? Fu precisamente sulla base di queste considerazioni che l’allora Pds chiese la messa in stato d’accusa dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che, per la verità, si era spinto assai meno su questa strada di quanto non abbia fatto il suo attuale successore. Ma si sa che il Pd non eccede in coerenza. Una volta si sarebbe detto “opportunisti senza principi”.
Veniamo ora alla situazione attuale.
Il M5s ipotizza una messa in stato d’accusa che Forza Italia sembra voler votare. Nel plenum delle Camere riunite Fi (128 seggi complessivi) e M5s (156) dispongono di 284 seggi su 951 totali, ma potrebbero aggregare la Lega (36 seggi) e la pattuglia dei fuorusciti del M5s e forse qualche parlamentare delle forze politiche minori, sfiorando i 340 seggi. E questo senza calcolare come possa essere risolta la questione dei 148 seggi di Pd e Sel ottenuti con il premio di maggioranza. Peraltro occorre considerare che la votazione per la messa in stato d’accusa del Presidente si svolge a scrutinio segreto e le sorprese sono sempre possibili. Ma lasciamo da parte le ipotesi più lontane. Ricordiamo che Leone si dimise al semplice annuncio della richiesta di messa in stato d’accusa da parte del Pci ed anche nel caso di Cossiga non si giunse al voto per l’accavallarsi delle elezioni politiche e delle sue dimissioni. Insomma, sulla messa in stato d’accusa di un Capo dello Stato non si è mai arrivati a votare e si capisce il motivo: anche se “assolto” un Capo dello Stato difficilmente può restare al suo posto se una parte rilevante del Parlamento lo sfiducia così apertamente, perché la sua funzione arbitrale è ovviamente finita.
Vero è che si può cercare di bloccare la procedura nell’esame istruttorio, ma immaginiamo che alla fine si voti e ci siano circa 300 voti favorevoli alla messa in stato d’accusa: questo significherebbe che l’opposizione non riconosce il Capo dello Stato come arbitro super partes, mentre il suo salvataggio sarebbe dipeso dai soli voti della maggioranza, confermando quindi l’immagine del Presidente come capo di una maggioranza parlamentare. Per di più, in termini di voti popolari, Fi e M5s rappresentano grosso modo il 50% o poco più e questo è un Parlamento politicamente delegittimato dalla sentenza della Corte.
Infine, lo stesso Napolitano ha condizionato la sua permanenza in carica al buon esito della riforma costituzionale che, a questo punto, con il passaggio di Fi all’opposizione, appare del tutto improbabile, quantomeno al Senato. Sappiamo che tutto è possibile e che non è la faccia quello che manca, ma non sarebbe il caso di trarne le conseguenze e prima ancora che sopraggiunga una crisi di governo che, sommandosi a quella del Quirinale, determini uno tsunami istituzionale senza precedenti?
Aldo Giannuli
aldo giannuli, cossiga, dimissioni napolitano, giorgio napolitano, messa in stato d'accusa presidente della repubblica, presidente della repubblica
adamo
più chiaro di così?
Gianni Fossati
seguo da tempo- non mi pare venga fatto altrettanto da dirigenti dei partiti Extraparlamentari. Alla fine anche la richiesta di empeachmente viene fatta da destra e non da noi
Vincenzo Cucinotta
Caro Aldo,
complimenti pe ril magnifico articolo.
Mi sono permesso di segnalarlo sul mio blog.
Avrei qualche piccola obiezione da farti, ma si tratta di dettagli.
L’unica osservazione che ti vorrei proporre è che la mia opinione è che l’impeachment sia un’arma spuntata. Per come si è comportato ultimamente, a Napolitano non importa nulla di essere sfiduciato da metà meno uno dei parlamentari, ormai ha deciso di portare avanti il suo progetto ad ogni e qualsiasi costo e non si fermerà finchè lo potrà.
Damiano Binetti
Vorrei trovare qualcosa da eccepire prof.
Ma non hai messo nemmeno una virgola fuoriposto…
Analisi perfetta!
Grazie per la lezione.
Saluti
leopoldo
berlusconi e grillo dopo il voto di ieri, si rendono conto che stanno perdendo il voto di protesta sopprattutto perche alla gente non basta più l’esuberismo dei ganassa, che conclude poco. Renzi ha raccolto un consenso anche tra gli scritti il doppio registro né è la prova, e il suo programma è legibile, vedremo cosa riuscirà a realizzare. berlusconi e grillo proveranno qualsiasi via per conservare il loro elettorato, anche affossare il paese. Se poi riescono pure a togliersi qualche soddisfazione come sfiduciare napolitano ( non che non se lo meriti). La partita è aperta.
antonella
Carissimo professore, più si va avanti, più ho la netta impressione che in Italia la Costituzione venga considerata così obsoleta da volerla mandare in soffitta. Il tutto a vantaggio di un potere massonico, che sta determinando la nascita di confraternite con norme che dovranno sostituire quelle attuali. Il presidente è garante all’interno di questo potere e nello stesso tempo, come lei ha detto, è garante a tutti gli effetti della Merkel e di un’Europa che sobilla gli stati, per far cadere attraverso proteste di piazza, i governanti sfavorevoli e sostituirli con altri favorevoli. I diritti degli Stati cancellati, come le forme di una democrazia che non serve e d è da ostacolo per la costruzione di un nuovo ordine mondiale, nel quale alla fine prevarranno gli interessi di,finanza, banche e massoneria. Una massoneria che attualmente sta compiendo la sua rivoluzione, per affermare una volta per tutte il suo potere all’interno degli Stati.
giandavide
mah mi sembra comunque una situazione spinosa: se napolitano si dimette le possibilità sono due: o si elegge altro presidente o grasso scioglie le camere e si torna a votare. eleggere altro presidente significa o trovarne uno allo stesso scarso livello di napolitano (eletto con voti pd, fi e ncd) dato che le altre opzioni mi sembrano risibili (pd e m5s? rodota? mi sembra che il treno sia già passato. oppure dovrei confidare in un presidente eletto con voti m5s e forza italia+alfano? altre maggioranze non ce ne sono).
se si torna alle urne o si torna alle urne con questa legge incostituzionale, oppure con una legge nuova, che potrebbe anche essere proporzionale se ci si attiene alle indicazioni della consulta, ma non è da escudere che sia maggioritaria e a doppio turno. nei primi due casi avremo una situazione del tutto simile all’attuale, con un parlamento grossomodo diviso in tre blocchi e mezzo, e la necessità dell’accordo di almeno 2 di questi blocchi; nel terzo caso avremo una legge che potrebbe fare schifo e casomai un renzi che fa lacchezzi alla costituzione degni del peggior berlusconi grazie a maggioranze bulgare. perchè se renzi con questi sistemi elettorali non può arrivare da nessuna parte ed è una minaccia poco preoccupante, con un sistema a doppio turno sarebbe enormemente avvantaggiato: nonostante non sia la prima scelta per la maggiorparte degli elettori di centrodestra potrebbe essere facilmente la seconda. e anche alcuni elettori di centrosinistra potrebbero essere costretti a votare renzi se il suo avversario risulta agghiacciante. quindi direi di andarci con i piedi di piombo, dato che andando in questa direzione mi sembra che si rasenti un atteggiamento occhettiano, dato che si rischia di spalancare le porte ai barbari che vogliono stravolgere la nostra costituzione (cosa che letta e napolitano, vista la loro debolezza, non sono certoin grado di fare)
SantiNumi
Eccellente e obiettiva (e agghiacciante) analisi.
L’appunto che riservo, dato il taglio consueto in cui provo a contribuire, è relativo alla “garanzia sul debito pubblico”.
Trovo questa affermazione assolutamente fuorviante: la garanzia è sul debito “estero”, che è in gran parte PRIVATO.
Se non si comprende la differenza non si capisce l’eversione in atto del PdR che ha acconsentito ad inserire in Costituzione il pareggio di bilancio o ad aderire a trattati internazionali che prescrivono normative CONTRARIE alle norme FONDAMENTALI del dettato costituzionale (con la scusa di una lettura “sui generis” della Art.11).
La spesa pubblica G, che vuole essere compressa prociclicamente imponendo le normative €uropee, trova la sua “retorica propagandista” nella demonizzazione del deficit di bilancio, che è strutturale e NECESSARIO per perseguire la linea programmatica *** come voluta dai Padri costituenti ***.
L’idea di Democrazia compiuta che si evince da una SISTEMICA lettura del dettato costituzionale trova nella moderna concezione NON individualistico-liberista-del-privato-cittadino ma in quella di un individuo che, come nodo di una rete di relazioni, è parte inestricabile del contesto sociale e trova TRAMITE il suo LAVORO/funzione il diritto/dovere a partecipare alla vita politica.
Ne consegue che solo una Stato che persegue la PIENA OCCUPAZIONE può auspicare ad una democrazia compiuta. Piena occupazione che può essere perseguita, come capirono negli anni ’30 Keynes e Kalecky, SOLAMENTE TRAMITE L’INTERVENTO PUBBLICO A DEFICIT!
Se non si capisce questo concetto, non si può capire il significato profondo dell’Art. 1.
Questo era assolutamente chiaro ai Padri costituenti (sicuramente all’ineguagliabile Lelio Basso e un po’ meno a Calamandrei, di impostazione giuridica più “classica”).
Napolitano, “il comunista preferito di Kissinger (=Rockfeller, =Trilateral, =Commissione €uropea, =F. A. von Hayek e ‘oltre’)”, garantisce per l’Italia il processo di restaurazione neoclassica, ante ’29, oligarchico finanziaria, nel processo di vassallizzazione (in macroregioni) nella costruzione mondialista ottenuta tramite il libero circolare dei capitali nei mercati globalizzati e l’asservimento dei lovoratori/sudditi tramite “vincoli esterni” tecnici (come l’€uro a livello monetario).
Questo è anche parte del senso dell’assorbimento del diritto anglosassone “ad usum imperii” (specialmente a livello internazionale).
Siamo di fronte a EVERSIONE ed ALTO TRADIMENTO. (A mio parere siamo anche difronte a favoreggiamento di organizzazioni criminali che compiono crimini contro l’umanità – con quest’ipotesi si comprenderebbe anche come mai il MES prevede l’immunità ai PRIVATI che ne sono responsabili).
Le “riforme strutturali” che vogliono golpisti, collaborazionisti (e imbecilli) sono una CONTRORIFORMA pre illuminista con l’aggravante del fattore tecnologico.
Grazie per la possibilità di inserire questi appunti analitici.
SantiNumi
p.s.
“concezione NON individualistico-liberista-del-privato-cittadino” che vede contrapposti individuo e Stato. Con la PIENA partecipazine politica alla Cosa pubblica, Stato e cittadini (visti in questo caso nell’insieme della loro socialità) tendono a “coincidere” con lo Stato stesso.
Tutta la retorica (o il livore fomentato) che va a screditare Istituzioni, Stato e tutto ciò che è PUBBLICO (come il debito!!!) è funzionale alla propaganda antidemocratica, reazionaria e sovversiva.
(Capito cari attivisti a 5 Stelle che vogliono i “tagli della spesa pubblica improduttiva” e sono livorosi verso la corruzione, i partiti, i servizi pubblici che non funzionano…?)
salvo lombardo
napolitano è cosi fortemente attaccato alla poltrona
egr.prof,è possibile che l attaccamento feroce alla poltrona,cancelli il bene comune,il buonsenso e la dignita umana?
aldogiannuli
lombardo: certo che è possibie ed è successo molte altre volte
salvo lombardo
egr.prof,è possibile che l attaccamento feroce alla poltrona,cancelli il bene comune,il buonsenso e la dignita umana?
salvo lombardo
il vero problema,da noi,è la rappresentanza,quella vera,non quella dettata dai porcellum,o dai mezzi porcellum etc.bisogna abolire le elezioni e passare alla rappresentanza ,designata e proporzionata numericamente, di tutte le categorie,che compongono la nostra nazione
Giannuli e l’imbarazzante caso Napolitano...
[…] […]
Rosario
Bellissima analisi. Mi viene da pensare che il presidente, giunto ormai al termine della sua vita, si stia divertendo un po’a togliersi certi suoi sfizi riguardo al potere, visto che da “migliorista” per anni ne era stato tenuto lontano.
Mirko G. S.
Capito, ma a concedere che Napolitano è un delinquente, che Monti ha candidamente spiegato che il suo Governo ha perseguito con consapevolezza e volontà degli effetti la distruzione dell’economia “perchè così si costruiscono più rapidamente gli Stati Uniti d’Europa” (sticazzi), che la spesa corrente è una cosa e la spesa in investimenti è ben altro affare, resta che il livello di corruzione, o se si vuole, di “mazzettocrazia” sia iperbolico esattamente come l’evasione fiscale, che i servizi pubblici sono erogati nella misura strettamente necessaria ad arricchire gli amici degli amici, che le spese degli Enti locali sono totalmente fuori controllo, che sono oramai decenni che non esiste più un politico che prenda una decisione per l’interesse (anche) dello Stato.
Per chi non se ne è accorto, l’incremento tributario esplosivo degli ultimi mesi è semplicemente il superamento di un’imposizione fiscale principalmente diretta a favore di un modello fiscale totalmente indiretto… senza però abrogare le imposte dirette, non ancora del tutto abrogate per mancata attuazione (ci sono ancora i dipendenti pubblici che non possono nascondersi e quelli privati che però in buona parte evadono con fuori-busta e finti part-time). Questo perchè di fatto le imposte sul reddito ormai con 200 miliardi di evasione non le paga più un cristiano allora ogni anno si rende necessario inasprire quelle indirette che però colpiscono più dolorosamente i redditi più bassi. Questo in Germania, Francia, Inghilterra, USA, negli altri Paesi civili semplicemente NON SUCCEDE. Volete continuare a parlare di propaganda? La storia ed i dati di fatto non sono propaganda purtroppo.
marco moschetta
Tutto vero e condivisibile.
Ma non e’ stato proprio il miope e pervicace allontanamento dai parametri di Maastricht (contenimento del debito) a far saltare un sistema costituzionale obsoleto?
Scalfari e’ patetico quando si mette le pattine e si presenta dal suo vecchio amico che ad una cert’ora dice a Cloe di buttare la pasta. Ma se la politica – e quindi i detentori del potere reale – nn sn nemmeno in grado di votare un presidente che vogliamo rimproverare a Napoleonitano? Che fa di tutto per non far saltare il banco? Trasformaee l’Italia in un altra Argentina farebbe stare meglio qualcuno?
AP
“… (anche io, al posto della Merkel, non avrei telefonato a Palazzo Chigi ma al Quirinale) …”
E un Presidente della Repubblica Italiana avrebbe risposto:
“E’ un piacere sentirla mia cara terastipigia, ma lei ha sbagliato numero di telefono”
SantiNumi
@marco moschetta
Trasformare l’Italia come l’Argentina è interesse di coloro i quali hanno voluto agganciare la valuta argentina al dollaro USA o hanno voluto agganciare la Lira Italiana al Marco tedesco tramite l’€uro.
Ha interessi chiunque vuole spostare enormi capitali e non rischiare il deprezzamento da svalutazione: l’alta finanza e la grande industria.
NON E’ VERO che l’Italia non ha rispettato i parametri di Maastricht: proprio perché ha “fatto troppo bene i compiti” che stiamo perdendo il sistema industriale: chi non ha rispettato i parametri, barando, è stata proprio la Germania che, nonostante avesse quei “parametri” cuciti su misura per lei, ha fatto politiche mercantiliste svalutando ulteriormente i salari.
Infatti, come qualche commentatore luogocomunista continua ad insistere, il sindacato alemanno è “famoso” per essere CORROTTO e per “farsela” col padrone. Ricordo lo scandolo della vicenda a “luci rosse” di Hartz: lo stesso che ha fatto quelle riforma all’inizio degli anni 2000 che ha devastato tutto il mercato del lavoro dei servizi teutonico.
Esatto: colui che ha reso i prodotti tedeschi più competitivi “cinesizzando” i lavoratori tedeschi è proprio colui che è famoso per la dubbia moralità.
Infatti la Germania non ha ripettato il 2% del target di inflazione. Sorpreso?
Il debito pubblico è un problema solamente a causa della moneta unica che lo rende insostenibile (visto che deprime l’economia) e, soprattutto a causa del DIVORZIO TRA TESORO e BANCA CENTRALE che non permette di far finanziare agevolmente LO STATO SOVRANO obbligandoci a finanziare ai tassi di usura forniti dal MERCATO (=Grandi Banche d’Affari).
Noi siamo in mano allo straniero perché non abbiamo una Banca Centrale SOVRANA e che risponda alla volontà parlamentare: al volere del POPOLO SOVRANO.
SantiNumi
Basta leggere interventori che insistono con corruzzZZZzione e che VILIPENDIANO il POPOLO ITALIANO.
Per questo ci sono già il Fatto Quotidiano e beppegrillo.it
Basta qualunquismo! C’è da vergognarsi in un momento come questo: lo straniero sta distruggendo il nostro MERAVIGLIOSO Paese e bisogna assistere a questo demenziale autolesionismo e “collaborazionismo di fatto” che questo sì non ha eguali in Europa.
Ma abbiate un po’ di dignità!
giandavide
@santinumi. L’ho gia detto ma non mi faccio probkemi a ripeterlo. I fascisti sono per loro natura poco sensibili al problema della corruzione, anche perché hanno spesso e volentieri un parente/amico/camerata che ruba. Ma questo blog e frequentato da gente di sinistra, CHE AL CONTRARIO VOSTRO VIVE ONESTAMENRE E NON HA SANTI IN PARADISO. quindi ke tue stronzate dille a quel branco di ladri dei toi camerati, e gia che cu sei ricordagli che le tasse che evadete ve le pago anch’io. Quindi ringraziatemi e andate where you belong
SantiNumi
Per una corretta informazione:
Monti ha messo il pilota automatico per la deindustrializzazione italiana semplicemente perché era l’unico modo per non far saltare subito il banco e non aver reazioni imprevedibili: come in Grecia.
Dato il CAMBIO FISSO come VINCOLO ESTERNO (l’Euro!), l’unico modo per aggiustare la bilancia dei pagamenti compromessa dall’invasione di prodotti e capitali teutonici sarebbe stato per QUALSIASI capo di governo comprimere la domanda interna tramite l’imposizione fiscale e la deflazione salariale. Monti non avrebbe potuto fare altro!
Nessuna manovra diversa ci è concessa a causa dell’Euro che non è una moneta sovrana e ci mette nelle mani di forze sovranazionali.
Per chi vuole capire: non è VERO che è l’AUSTERITY il poblema (che dovremmo accettare perché siamo brutti, cattivi e corrotti). Il problema è che DATO UN REGIME DI CAMBI FISSI l’unico sistema per riequilibrare la partite correnti è comprimere la domanda interna (non potendo reagire agli shock svalutando).
Quando Monti dichiara pubblicamente (e non solo lui, v. Prodi “amico” dei pentastellati) che è stato fatto tutto apposta per accellerare la costruzione degli USE si riferisce all’Euro!!!
Se si comprime la domanda interna appositamente e e viene mutilata la spesa pubblica si va in recessione e, sostendendola prociclicamente, si distrugge capacità produttiva: CI SI DEINDUSTRIALIZZA (non è che si ferma, non c’è più: compresi le competenze e il know how).
Tutto queste disposizioni “tecniche” che vanno a ingabbiare l’intervento pubblico della Stato SOVRANO sono CONTRO LA COSTITUZIONE che vede nel LAVORO UN DIRITTO PRIMIGENIO e fonte di DEMOCRAZIA e SOVRANITA’ POPOLARE.
Chiunque può approfondire questo tema, ci sono TONNELLATE di dati quantitativi scientificamente FALSIFICABILI (come vuole il buon Popper) e decenni di PACIFICA documentazione scientifica: NON SONO OPINIONI.
Vincenzo Cucinotta
@Mirko
Secondo me, un problema di evasione fiscale c’è, come c’è un problema di corruzione e di criminalità organizzata.
Il punto però è che nell’ideologia contemporanea abbiamo capovolto l’ordine dei valori.
A tutti interessa come queste illegalità contribuiscono a peggiorare il bilancio statale, mentre a me, guarda un po’, interessa combattere questi fenomeni di per sè, come manifestazioni di un clima di illegalità che è in definitiva incompatibile con la democrazia.
Tuttavia, si tratta di un altro genere di problema che andrebbe affrontato per motivazioni sue proprie, e nello stesso tempo bisognerebbe riaffermare la sovranità nazionale nel predisporre tutti gli strumenti necessari per sconfiggere una crisi così devastante come quella attuale. Se è necessario stampare moneta, se ne stamperà quanto occorre, e pazienza per le conseguenze inflazionistiche, avremo solo spostato un po’ di risorse da chi le ha a chi non le ha, una semplice ridistribuzione del reddito.
Se non realizziamo che il denaro è solo uno strumento di politica economica, e lo consideriamo invece come il valore sommo, non ne usciremo vivi, soccomberemo sotto il peso di un’idelogia distruttiva, quella del denaro uber alles.
marco moschetta
Santi Numi ma lei non conosce i parametri di Maastricht!
L’Italia entrò sulla base di un “impegno ad un aggiustamento al rapporto debito/pil 60%” – cosa che nessuno dei governi ha provato a fare, continuando a sperperare risorse, aumentare tasse e impegnandosi solo in una “devolution” che ha creato tanti potentatelli (e centri di spreco) regionali.
La Germania ci ha provato e quando è iniziata la crisi ha potuto utilizzare un minimo di leva keynesiana (portando il debito dal 60% al 80%) per ridurne gli effetti. Ed ha fatto le riforme strutturali, da noi manco una licenza taxi in +.
giandavide
@vincenzo
il problema non è solo stampare moneta, ma soprattutto a chi finiscono questi soldi. la bce, concedendo prestiti alle banche a un tasso minore dell’inflazione, ha stampato moneta, ma è finita alle banche. la diminuzione dei tassi di interesse comporta la disponibilità per le banche di fondi a basso costo da reinvestire sui titoli di stato, e si sta pensando a una riduzione ancora piùprossima allo zero. ma sono sempre soldi che finiscono alle banche. cos’èche dovrebbe impedire che in caso di fuoriuscita dall’euro i soldi stampati non finiscano alle banche? su questo punto l’ideologia bagnaina mostra tutte le sue falle dato che chiunque mostrasse sospetti verso l’illuminata dirigenza bancaria italiana veniva ricoperto di insulti e possibilmente bannato. se si considera che la corruzione italiana è arrivata ai grandi livelli dei salotti bancari (gli stessi su cui siedono i rappresentanti delle fondazioni nominati dai partiti) è difficile pensare a rinnovamenti autarchici gestiti in modo decente. meglio pensare a soluzioni veramente alternative, come il bitcoin, che oggi come oggi sarebbe (a meno di non vivere in california) l’unico strumento disponibile per ridurre l’impatto della mediazione bancaria sulle nostre vite, e sulla quale c’è stata enorme disattenzione: solo ora il senato americano e la banca nazionale cinese stanno iniziando a legiferare in materia, mentre da noi non si sa nemmeno cosa sia, nemmeno a sinistra, nonostante venga fuori dal sistema di crittazione adottato da inventati e dal torrent usato per la condivisione dei files.
per il resto: ma due parole su questa manifestazione dei forconi, con tanto di caschi tolti in segno di cameratismo? a me sembra un segnale preoccupante, specie se si considera chi è mariano e chi gli sta dietro.
Mirko G. S.
No, caro SantiNumi, non si riferiva all’Euro, si riferiva proprio alla consegna di porzioni di sovranità ad un organismo centrale unitario.
@ Vincenzo Cucinotta:
crimine, corruzione ed evasione sono tutti connessi in quanto fenomeni permessi o addiritura promossi dallo Stato inteso come classe dirigente. Evasori e criminali votano… i corrotti sono i complici nella spartizione del denaro pubblico che non viene destinato ai servizi e a quello che serve o servirebbe.
@ marco moschetta: quoto in pieno.
SantiNumi
@marco moschetta
Lei le riforme strutturali se le merita. Complimenti.
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Per il resto: tra chi lega base monetaria con inflazione (famosi i giapponesi e gli americani per aver inflazione a 2 cifre), tra zucche vuote fasciopiddine che non sanno dove stia di casa la “sinistra” e propongono criptovalute che DEFLAZIONANO come vogliono i NEOLIBERISTI e in particolare la scuola austriaca (ma del resto sono i nipotini del baffetto pittore).
Cosa aspettarsi da una “sinistra” che ci ha portato in UE a ancora sostiene l’€uro? Evidentemente il fascismo è diventato di sinistra.
Anche la Storia si dimenticherà di questa subcultura per la sola vergogna.
SantiNumi
@Mirko G. S.
Hai ragione te: l’€uro non c’entra nulla con le cessioni di sovranità. Le Banche centrali, le politiche valutarie e le politiche fiscali non hanno nulla a vedere con la SOVRANITA’. Bravo: 10 e lode.
Pierluigi Tarantini
Caro Aldo,
la Democrazia è una cosa seria e va difesa.
Talvolta, tuttavia, la democrazia ha bisogno di essere difesa perfino da se stessa.
Va quindi bene il dialogo aperto a tutti però, qualche volta, ad esempio quando si incoccia in un disturbatore che qualunque sia il tema della discussione propina in maniera ossessiva gli stessi slogan fuori tema misti ad insulti, credo sia necessario mandare il disturbatore a fare commenti da altre parti.
Diversamente il rischio è che gli insultati finiscano per divertirsi a sbeffeggiare le evidenti inadeguatezze dello starnazzante mandando però il dibattito in vacca.
E poi, anche la povera sintassi, seviziata nei commenti dello starnazzante, non merita anch’essa un minimo di tutela?
SantiNumi
Gli unici insulti se li prendono gli operai quando qualcuno propone le riforme di Wolfgang Schäuble.
Prima di sbeffeggiare qualcuno su questi temi, caro nipotino di von Hayek, sarebbe necessario applicarsi e studiare.
E magari, possibilmente, essere uomini liberi.
giandavide
aldo, sollecito anch’io nella stessa direzione di pierluigi: permettere sempre alla stessa persona di insultare liberamente e mandare in vacca ogni discussione denota scarso interesse per la discussione stessa. e se è cosa risaputa che il poveretto sia poco interessato alle discussioni che avvengono qua e non trovi di meglio che dare di schiavo o di von hayek a chicchessia, io trovo antidemocratica la sua presenza: non solo non ci sono contenuti ma solo insulti, ma è evidente che l’effetto dei troll è trasportare la discussione sul fatto che tarantini è uno schiavo e io che sono un piddino eccetera: è questo il fine delle discussioni di questo blog? indagare sulla natura di schiavi dei suoi commentatori? in tal caso il commento di santuinumi ci può stare. se il fine del blog è altro da questo, commenti del genere non dovrebbero trovarvi posto. e ricordo che potrei scrivere molte cose censurabili ma non lo faccio per rispetto. nonostante questo non vorrei rimanere l’unico fesso che rispetta gli altri e si prende gli insulti, dato che lo troverei fastidioso.
aldogiannuli
gaindavide: in effetti sto pensando a d adottare regole un po meno permissive, sin qui non era disinteresse per la discussione ma rifiuto di metodi censori, però….
Mirko G. S.
Caro SantiNumi, c’è differenza tra un gruppo di Stati sciolti, una federazione di Stati ed uno Stato federale. Gli “Stati Uniti” sono un unico Stato (federale, d’accordo). L’UE un ibrido non meglio definibile basato su 3 pilastri, di cui sinora solo 1 preso in considerazione (ci sarebbe un altro pilastro in cantiere, da poco sembra se ne siano ricordati…). Non siamo divenuti gli Stati Uniti d’Europa grazie alla cessione della sovranità monetaria. Siamo ancora molto lontani. Ci sono ancora tanti aspetti che ci rendono diversi, basti pensare che lo stato sociale in Germania è molto distante dal modello del Regno Unito. Potrei continuare cogli esempi. Il problema è dove si vuole arrivare col processo d’integrazione e con che modalità. Al momento è ancora lecito uscire a manifestare in piazza e la sanità è pubblica e gratuita (anche se molto meno gratuita del passato). Gli ideologi della commissione tripartita considerano una palla al piede per il progresso degli Stati la democrazia e lo stato sociale. Oggi l’Euro, domani che cosa? E le parole di Monti suggerivano quasi che la crisi non fosse esplosa senza controllo e non fosse arrivata così per caso. L’Italia ha rinnovato per 20 anni lo stock di debito pubblico eppure solo adesso se ne sono accorti, declassandola. Anche questa una coincidenza?
SantiNumi
@Mirko G. S.
E’ un discorso semplice ma non banale. Ci vuole tempo e questo non è il luogo per una discussione per temi che ormai sono incombenti.
Non c’è tempo perché per avere le idee abbastanza chiare sono necessari archi temporali che il cataclisma imminente ormai non permette. Se sei veramente interessato a capire le dinamiche e a fornire utile critica alla linea del tuo Movimento, prova a seguire i link che ti ho già passato. La fame di verità e conoscenza ti daranno le risposte che cerchi.
Non è il luogo perché, con gli ultimi sviluppi in cui il nostro gentile Ospite esprime sostanzialmente e chiaramente la Sua linea di pensiero, il confronto vero è necessario produrlo altrove. (linkare un’analisi di quel tipo è un endorsement maggiore rispetto a qualsiasi presa di distanze o distinguo successivi).
Si sente che ci credi in quel che scrivi ma l’onestà, almeno per le scienze sociali, non è sufficiente. E’ necessario approfondire e provare a scrollarsi di dosso tutta la propaganda e il luogocomunismo che ci vengono fatti ingurgitare.
Quando le idee si fanno più chiare, il livore viene sostituito dalla grinta.
Su certo terreno (€urointernazionalista censoreo) può crescere solo gramigna. Tempo perso.
Te invece, caro Marco, ti considero un Concittadino e, soprattutto, un Compagno.
Non so se risolveremo mai le nostre divergenze intellettuali: ma al redde rationem ci troveremo dalla stessa parte della barricata.
(Mentre la gramigna eurista verrà brucata dalla capre ordoliberiste 🙂 )
Per capire con chi hai a che fare e la contorsione allo stomaco che devi provare quando vedi scrivere “Democrazia” a certe tastiere biforcute:
https://www.youtube.com/watch?v=VeO26zqkf2U
e la fonte…
http://www.camera.it/_dati/leg07/lavori/stenografici/sed0383/sed0383.pdf
p.s. la “molta pazienza” venga chiesta ai cinquantenni in coda al collocamento per la mobilità.
giandavide
ma c’è ancora qualcuno che risponde a santinumi? non vi siete accorti che copia gli interventi dalle trasmissioni di porro paragone e del debbio, mettendoci di suo solo gli insulti?
@p.s. ma perchè non vari un pò ogni tanto? ad esempio potresti essere più divertente se citi le poesie di bondi.
Angelo Iannaccone
Caro Aldo non posso che unirmi al coro di apprezzamento per il tuo articolo. Ti chiedo però non credi che il problema venga da lontano e che Napolitano non sia cioè che uno degli interpreti di un “cambiamento” o meglio “superamento” nei fatti della Costituzione senza passare per la procedura prevista dall’art. 138 della Cost. e senza coinvolgere Parlamento e cittadini ? Mi esprimo meglio con un esempio: la prassi incostituzionale ormai consolidata di ricorrere al decreto legge al di fuori dei requisiti di necessità ed urgenza, che sono i soli che giustificano il ricorso a tale strumento, di fatto trasferisce al potere esecutivo anche il potere di legiferare, venendo ad intaccare l’equilibrio tra i poteri dello stato. Prima di Letta tale prassi incostituzionale è stata seguita dai suoi predecessori, fin da Craxi, e si è andata accentuando negli ultimi governi, compresi quelli Berlusconi, che oggi minaccia strumentalmente l’ impeachment solo ed esclusivamente per interessi personali (non certo per difesa della Costituzione). I limiti sanciti nella Costituzione approvata dai nostri padri costituenti non sono “intralci” all’efficienza, ma pilastri a garanzia della democrazia. La sistematica violazione costituzionale sottrae al legittimo titolare, cioè il Parlamento, l’esercizio del potere legislativo, spostando nei fatti una Repubblica parlamentare verso una presidenziale, con evidenti minori garanzie di equilibrio tra i poteri e di democrazia. Non regge la giustificazione che “il fine giustifica i mezzi” in quanto la sospensione delle garanzie democratiche non può mai essere giustificata se non in una pericolosa e dannosa ottica reazionaria e conservatrice, che non serve al Paese, ma solo a chi conquista il potere. La soluzione è solo rendere e mantenere efficiente il Parlamento anche con una riforma costituzionale. E’ singolare che chi è responsabile della situazione di inefficienza del parlamento la usi per giustificare il ricorso a prassi incostituzionali, che di fatto modificano il sistema costituzionale senza che i cittadini si siano pronunciati sul punto. Quello che è allarmante comunque è che oggi i maggiori responsabili di una tale prassi sono il governo Letta e quindi il PD ed un Presidente della Repubblica, che proviene da quel partito (che ha però l’inquietante precedente di aver giustificato l’invasione dell’Ungheria), e che questi soggetti lungi dal difendere principi di sinistra non garantiscono neanche il rispetto di principi liberali come quello della tripartizione dei poteri. In conclusione ridurre tutto alla questione Napolitano non potrebbe risultare un po’ riduttivo ?