Amministrative: il primo turno apre una transizione delicata
Ora possiamo tentare una riflessione più meditata e complessiva sul voto di domenica, con una premessa. In primo luogo, è bene chiarire che queste sono state elezioni amministrative ma solo di nome: è stato un voto altamente politico. Certamente, le elezioni amministrative hanno un valore politico ridotto dall’incidenza dei fattori locali, dalle singole candidature eccetera, ma questo non è sempre vero, non sempre si vota per il sindaco e basta.
Ci sono tornate che possono avere effetti politici complessivi: le comunali spagnole del 1931 fecero cadere la monarchia e proclamare la Repubblica, le regionali italiane del 1975 preannunciarono l’avanzata comunista di un anno dopo, le elezioni provinciali francesi del 1956-7 aprirono la strada a De Gaulle ed al crollo della Quarta repubblica.
La politica non è solo matematica ma anche chimica: gli effetti dipendono da come si combinano gli elementi e se chiami la gente a votare per le comunali avendo già in prospettiva la riforma costituzionale del paese, non puoi pensare che il voto prescinda da questo. La gente non pensa che prima parliamo del comune e basta, poi parliamo della Costituzione, dopo di che fa Renzi ed, infine delle elezioni politiche. Quanto queste scadenze sono così ravvicinate il voto è insieme tutto questo, per cui queste amministrative sono state l’aperitivo del referendum che, a sua volta, sarà la premessa delle elezioni politiche.
Sulla base di queste considerazioni, queste comunali, pensate dal governo come l’ingresso trionfale del nuovo regime politico immaginato, sono diventate un test politico generale che, al contrario delle aspettative, hanno aperto una transizione verso nuovi equilibri.
Il senso complessivo del voto è questo: l’inizio di una fase molto delicata di cambiamento, scombussolando tutti i principali raggruppamenti politici attuali. E vediamo al merito.
In primo luogo, questo voto sancisce definitivamente una cosa: che il nostro sistema politico non è più bipolare e nemmeno tripolare, ma quadri polare. Infatti, accanto a centro sinistra, centro destra e M5s c’è il polo dell’astensionismo che non è affatto un’area silente ed estranea al sistema politico. Gli astenuti non sono cittadini morti ma cittadini che non trovano una risposta soddisfacente alla propria domanda politica e si ritirano momentaneamente nell’”area muta” dell’astensione, ma che, da un momento all’atro possono rientrare provocando effetti devastanti ed imprevisti, non appena trovino un punto di aggregazione.
Otto anni di crisi non potevano non avere un riflesso anche sul piano politico ed il “polo muto” è il sedimento di rancori, rabbia, senso di rivolta che sta covando in fasce sempre più numerose di elettorato e che, prima o poi, si manifesterà nel più violento dei temporali. E non è detto che debba necessariamente essere un temporale elettorale, potremmo trovarci di fronte ad una rivolta di piazza impossibile ora da qualificare se di destra o di sinistra. Teniamone sempre conto.
In secondo luogo, questo voto è la prima seria sconfitta politica del pd renziano e del suo incipiente “partito della nazione”. Le regionali dell’anno scorso ridimensionarono il leggendario 41% delle europee, ma confermando un valore superiore al 33% del Pd. Oggi il Pd è al 17% a Napoli (dove è escluso anche dal ballottaggio) e sotto il 30% a Torino e Roma (dove rischia molto seriamente per il secondo turno). A Bologna il Pd è rimasto 11 punti al di sotto delle previsioni che lo volevano vincente al primo turno. In tutti i comuni minori, perde voti rispetto all’anno scorso e, in qualche caso, rispetto alle politiche del 2013.
Una sconfitta secca e senza appello che si intuisce destinata ad ingigantirsi nel secondo turno:
– a Roma la battaglia è persa senza appello con un distacco di 10 punti di partenza e con la probabile confluenza di buona parte dei voti della Meloni sulla Raggi, mentre Giaghetti forse godrà dell’appoggio ben meno pesante di Marchini e di pochissimi voti della sinistra di Fassina. Direi che non c’è storia.
– a Milano il distacco fra Sala (quello che a gennaio era dato oltre il 50%) e Parisi è praticamente nullo ed è convinzione diffusa che i 5stelle in gran parte si asterranno, ma quelli che voteranno daranno la preferenza a Parisi molto più spesso che a Sala che, forse, rubacchierà qualche voto (ma nemmeno tanti) dalla sinistra di Rizzo. Qui la battaglia non è decisa ma è più compromessa per Sala che per Parisi
– a Torino, Fassino sta messo meglio con un distacco sensibile rispette all’inseguitrice Appendino che ha ottime probabilità di guadagnare voti tanto da Forza Italia e Lega quanto dall’area di Airaudo che, realisticamente, si dividerà. Battaglia da giocare ma, nella quale, una vittoria della Appendino è tutt’altro che impossibile.
– Unica realtà dove la vittoria del Pd appare largamente probabile è Bologna, dove, però, non basterà un magro 53-54% a riscattare la figuraccia iniziale.
Dunque, il Pd rischia seriamente di perdere in tutte tre le città italiane con più di un milione di abitanti (Roma, Milano, Napoli), ed ha qualche probabilità di perdere a Torino. E se anche qui Renzi dovesse essere sconfitto, potrebbe fare una cosa: salire sulla Mole, sul punto più alto possibile, e buttarsi di sotto senza nemmeno aspettare ottobre.
A questo punto credo che le acque inizieranno ad agitarsi nel Pd dove, forse, la mitica minoranza (forse, ripeto: forse) troverà il coraggio di dire che al referendum si vota No. Il Partito della Nazione muore prima ancora di nascere (bell’apporto quello di Verdini a Napoli!) mentre il Pd entra chiaramente in crisi.
Il secondo polo destabilizzato è la destra che, pur sconfitta dove si è presentata divisa (Roma e Torino), resiste a Napoli e Bologna ed ha una forte affermazione a Milano. Forza Italia scompare a Roma e Torino, ma ha un buon successo a Napoli e Milano. Sulla carta i derby dove la destra si presentava divisa sono stati vinti da Salvini, ma che te ne fai di battere Marchini e Napoli se poi resti escluso dal ballottaggio? Queste elezioni dicono due cose: la destra non è scomparsa (a Roma, se si fossero presentati uniti, sarebbero andati al ballottaggio al posto di Giachetti; a Milano, Napoli e Bologna gli sfidanti sono tutti del centro destra), ma ha speranza di affermarsi solo se ha il volto moderato dei Parisi, dei Lettieri e delle Bergonzoni, non dove ha candidati in camicia nera o esagitati come Salvini che, per di più, non beccano un voto a sud dell’Emilia. Quindi il giovanotto leghista può dare l’addio ai suoi sogni di essere il candidato Presidente del Consiglio della destra. Anche Berlusconi è finito, ma può ancora esercitare un certo ruolo nella formazione del nuovo centro destra come King Maker. Anche qui si apre una transizione tempestosa e che non sappiamo a cosa approderà.
Il M5s ne esce come il vincitore in assoluto, che ha centrato in pieno i due obiettivi (per lo meno del ballottaggio) di Roma e Torino con un risultato non eccelso, ma dignitoso, a Bologna e due pecche gravi a Napoli e Milano che risentono dei pasticci fatti nella fase della scelta dei candidati (ne avevo scritto con una certa severità in un pezzo che fece molto arrabbiare il mio amico Roberto che oggi, forse mi darebbe ragione). Comunque il risultato complessivo è clamorosamente positivo ed è giusto che i 5stelle ne godano aggi, anche perché è la prima volta che hanno affrontato la scadenza senza Roberto e con Beppe un po’ appartato.
Detto questo, anche qui si apre una fase di travaglio che non sarà uno scherzo: per la prima volta i grillini sono chiamati a governare e non piccole città di provincia come Parma o Livorno, ma la città più grande del paese e, forse, anche la quarta e, se non ce la fanno, questa può essere la tomba del movimento. Personalmente posso solo fare i miei auguri a Virginia Raggi e Chiara Appendino.
Del risultato della sinistra diremo nel prossimo pezzo, qui ci limitiamo a segnalare come si stia aprendo una fase difficile, aspra, ma molto interessante. Ora vediamo i ballottaggi, ma sempre con un occhio al referendum e ricordando che è il Pd il nemico che bisogna battere oggi per porre le premesse della sua sconfitta al referendum.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, analisi amministrative 2016, crisi del pd, m5a, renzi
Frederic
Bravo.
Signori, turiamoci il naso e tutti con Parisi (che poi è il cane di mia nonna), che lo voglio vedere vincitore e noi con lui.
Quelli di Torino e Roma sono più fortunati, sanno già per chi votare.
Ricordatevi inoltre che i partigiani hanno combattuto per il re prima, poi è arrivata la Repubblica!
Trotsko
Partigiani che hanno combattuto per il Re li conosce solo lei.
http://www.ildeposito.org/archivio/canti/morte-la-casa-savoia
Aldo S. Giannuli
be no, onwestamente c’erano anche quelli ed erano essenzialmente i militari come Martini-Mauri o bande del genere
Trotsko
Prof. Io ho militato per anni nel PRC per 6 anni (seppur nella corrente di sinistra), e ho conosciuto uno che odiava gli immigrati e oggi vota Lega. Non mi sembra il caso di affermare che in Rifondazione i militanti odiassero gli immigrati.
Brigate Garibaldi, le brigate Matteotti e gli azionisti han fatto la Resistenza. Che una banda di scappati di casa fosse al servizio del Re, non giustifica l’affermazione che: i partigiani “han combattuto per il Re”. Altrimenti qualcuno potrebbe pensare che gente come Giovanni Pesce abbia combattuto per i Savoia… insomma è una menzogna.
Aldo S. Giannuli
be
1. i partigiano monarchici erano una minoranza ma non proprio irrilevante ed avevano formazioni consistenti in Piemonte e Friuli
2. Il tuo intelocutore non voleva dire che tutti i partigiani avevano combattuto per i Savotia, ma chde in maggioranza accettarono il momentaneo compromesso con la monarchia stilato dal Cln (e proprio per questo le formazioni repubblicane, bandiera rossa, stella rossa ed i cattolici comunisti non entrarono nel cln) poi è evidente che la maggioranza cioè garibaldini, giellisti matteottini ed anche quelli di alcune fortmazioni particolri erano repubblicani
io
Mi permetto qualche annotazione.
Che il voto segni un arresto del PD é del tutto evidente. Anche se la partita decisiva, in chiave nazionale, é il referendum. Visto che uno dei giocatori ha messo tutte le sue fiches lì. Simul stabunt simul cadent. Altrettanto vero che il M5S vive in questa fase di transizione il suo passaggio cruciale. Se non dovesse vincere nella tornata nazionale, considerato che gli attuali parlamentari non possono che compiere un solo altro mandato, si condannerebbe ad un ruolo partito di opposizione (almeno su scala nazionale) credo per un bel po’ di tempo.
Non porterei però troppo il quadro del voto locale su scala nazionale. Andava bene fino a 10-15 anni fa. Quando si voterà a livello nazionale, subentreranno dinamiche diverse; in primis il rapporto con l’Europa. Questo é il vero problema del centrodestra italiano. Non esiste nessun caso in Europa in cui un partito popolare (Forza Italia) sia apparentato con un partito antiUE (Lega Nord). L’errore strategico di Berlusconi fu di rompere il cd. patto del Nazareno, condannando il centrodestra-moderato all’incapacità di esprimere una linea autonoma ed europeista. Lì c’è una prateria, che a mio avviso coinvolge proprio il voto di astensione.
Sul voto di astensione dobbiamo intenderci, usando una metafora calcistica. Un conto é il tifoso che non va più allo stadio fino a quando non si metta insieme una squadra decente che inizi a prospettare qualche risultato. Quello lo si può recuperare ed é l’elettore di media età od anziano. Un conto invece é colui che dice: io non amo il calcio e seguo altro. Questo tipo di elettore difficilmente verrà recuperato. E credo sia l’elettore più giovane che non mostra alcun interesse per la sfera pubblica. Da noi la demografia aiuta la partecipazione alle urne. Ma credo che l’emorragia di voti sarà progressiva. Con piacere spero di essere sempre smentito
Jimmy Fiorito
Più o meno è ciò che penso anche io, però con un grosso dissenso sul M5S. Prima di tutto, a parte Roma, Torino e Bologna, resta sempre molto debole alle amministrative, anche se alle politiche va molto meglio.
Poi, e questo è il vero problema del M5S, NON E’ capace di mobilitare dal basso le piazze, sia per protestare (come succede in Francia) contro le leggi del governo, sia – e questo sarà ancora più grave – qualora dovesse vincere le politiche e governare. Infatti nel momento in cui dovesse governare e opporsi ai diktat della UE, della BCE e della Germania, lo scollamento tra deputati e piazze non gli permetterà di dimostrare che la gente che si oppone alle politiche neoliberiste è dalla sua parte. Da qui a un “golpe istituzionale” il passo è breve.
Dico questo perché è quello che è succeso in America Latina ai governi di sinistra i cui partiti, una volta preso il governo, si sono del tutto scollati dalla base che gli aveva sostenuti, tanto che sia in Venezuela che in Brasile le classi disagiate che li avevano votati gli si sono rivoltate contro. Sulla situazione dell’America Latina, però mi piacerebbe sentire una tua analisi. Io mi trovo d’accordo con quanto scrive Pablo Dàvalos in merito.
Sulla estrema sinistra stendo un velo pietoso: finquando resteranno vivi i partitini di adesso, si resterà solo a far testimonianza. Abbiamo avuto l’ocassione alle Europee di creare un movimento credibile e l’abbiamo gettata nel cesso.
Barbara
In Italia i partiti “di rottura” hanno il vizio storico di prendere le distanze dalle piazze (e dalle proteste) non appena sentono odore di poltrona a Palazzo Chigi. Sono afflitti da ansia di accettazione, dal mostrarsi “istituzionali” e “responsabili” per convincere i salotti buoni e dimostrare di “esser degni” di governare.
Il M5S non sta facendo eccezione.
Nuovi linguaggi e recenti atteggiamenti parlano chiaro: ora è il momento di “farsi accettare”. Naturalmente, anche la base cambia: i vecchi attivisti si allontanano, sostituiti da persone che fanno attivismo perché sperano in una futura poltrona dato che il m5s miracola tutti (non a torto peraltro).
Il problema si paleserà se e quando questa gente verrà chiamata in piazza: ciò che resta dell’attivismo M5S non mi pare del genere tanto disposto a farsi massacrare dai manganelli per l’ideale.
Peraltro, qui lo dico e qui lo nego, non scommetterei che il M5S una volta al governo farà tutte queste ribellioni ai diktat. Qualche malalingua parla di “Alexis Di Maio”, non so se si arriverà a tanto, ma se continua così il M5S farà lo stesso percorso e la stessa fine che ha fatto il PCI.
pietro
Concordo con quanto da te affermato e mi meraviglio che ci sia ancora qualcuno che pensi ,bonta’ sua, che il m5s non abbia la capacita’ di mobilitare le piazze,ma se e’ nato proprio per sterilizzare la protesta popolare contro le politiche economiche neoliberiste !
Zorry Kid
Aldo, sei sicuro che il sucesso M5S sia arrivato non “nonostante Grillo sia rimasto appartato”, ma proprio “perchè Grillo è rimasto appartato”? In fondo molti dell'”area muta” voterebbero chiunque pur di non votare nessuno del Partito Unico della Nazione, a patto che questo chiunque non li spaventi troppo…
Grazie per i tuoi commenti sempre meditati.
que se vayan
Ma PD + civiche di sostegno a candidati si avvicina di + al 40…
Secondo me se alla fine dovessero centrare tutti i ballottaggi tranne Roma avrebbero messo in salvo la partita.
Aldo S. Giannuli
stai dicendo quello che sostengo da sempre: la differenza la fa Milamo dove, se il Pd perde, la partita è decisa a suo sfavore. Se poi perfono anche torino possono irarsi un colpo
Paolo Selmi
Il dito e la luna. La luna è il referendum. Renzi aveva già iniziato a puntarla, ma è costretto a guardarsi il dito sperando che non glielo mozzino. Ammesso, e non concesso, che riesca a salvarlo, gli equilibri sono mutati. In peggio per lui. Equilibri esterni e, forse, equilibri interni al “suo” partito nazione, saltati forse per sempre. Riuscisse anche a salvare la faccia, sarebbe una vittoria di Pirro. La partita non è e non sarà mai in salvo: è lui il primo a saperlo. Per questo sono completamente d’accordo sull’accostamento fra politica e chimica: la “reazione” avvenuta ieri alle urne, non è reversibile, il risultato ha restituito prodotti completamente diversi dagli ingredienti di partenza, segno di una società sempre meno organica e sempre più fluida, con sempre meno elettori “fedeli alla maglia”; anzi, visto lo schifo, con sempre meno elettori. E l’ingrediente x, quello che ogni apprendista stregone in aria di Palazzo Chigi vorrebbe conoscere meglio per vincere sugli altri, è proprio l’astensionismo. In questo senso, Renzi potrebbe recuperare solo se fosse in grado di produrre un’altra reazione chimica, di senso opposto a quella che è culminata nell’attuale emorragia di voti al PD, non solo di votanti in generale. Sente però che gli stanno facendo terra bruciata intorno, e non sarà facile recuperare gli ingredienti che avevano contribuito a costruire la sua immagine: 1 riforma al mese, rottamiamo, gufi, tweet, la buona di qua, la buona di là, gli ottanta euro, e sbanfate stratosferiche… l’ultima bellissima, la voglio condividere con voi… “Stiamo facendo il Gottardo!” http://www.ticinonews.ch/estero/277737/renzi-stiamo-facendo-il-gottardo – gli svizzeri, che 57 km di tunnel sotto il Gottardo li hanno fatti per davvero e li hanno appena inaugurati, sono ancora lì da allora che ci ridono dietro…). Di fronte a tutto questo, un NO consapevole può e deve essere un momento di aggregazione e crescita politica di chi si dice contro, un NO consapevole può e deve essere un catalizzatore di energie ed entusiasmo, un NO consapevole può e deve essere in grado di attirare persone, non semplici voti, attorno a un progetto politico. Allora sì che sarebbe la fine del renzismo, malattia evoluta del berlusconismo.
Trotsko
Segnalo che lo studio dell’Istituto Cattaneo ha rilevato:
Centrosinistra al 34,3%, nel 2013 era al 33,1% (Camera)
centrodestra al 29,5% nel 2013 era al 25,4% (Camera)
M5S al 21,4%; nel 2013 era al 25% (Camera)
I penta-stellati calano rispetto al 2013. Il M5S buca persino la presentazione elettorale in diversi capoluoghi di provincia: Ravenna, Rimini, Salerno, Varese, Latina e Caserta. Gli altri partiti fanno pure peggio.
L’affluenza alle urne passa dal 67,5% al 62%, sarebbe tuttavia ridicolo parlare di astensionismo politicizzato. La passività sociale è sempre più evidente, (alimentata anche dalla “rivoluzione digitale”). …Altro che “democrazia” del web!
Siamo in presenza di una società impolitica che non cerca rappresentanza.
Questa è anche una delle ragioni degli scarsi risultati ottenuti a sinistra. Non esiste sinistra senza partecipazione, e non esiste partecipazione senza sinistra.
A fronte della sconfitta di Sel e Sinistra italiana largamente responsabili del ritiro a vita privata di migliaia di militanti e prossimi ad essere fagocitati dal Pd nei ballottaggi; i voti ai partiti comunisti superano i 22.000.
22.000 elettori che si asterranno al secondo turno.
Non così pochi se si considera che nessuno ha dato spazio mediatico a PCL e PC.
Indubbiamente una goccia nel mare, ma questa è l’unica voce autenticamente anti-sistema che emerge dalle amministrative.
http://bellaciao.org/it/spip.php?article35378
Valdo
Non ha alcun senso paragonare amministrative con politiche, in quanto è evidente che le prime favoriscono e di tanto chi ha strutture consolidate sul territorio e solide reti di clientele, grazie a cui distribuisce prebende, favori e posti di lavoro (Coop, aziende locali, enti pubblici, partecipate e chi più ne ha più ne metta). Il raffronto va fatto con il 2011 e il confronto parla di un calo generalizzato del Pd e di una crescita netta praticvamente ovunque si è presentato del M5S. poi se si pretende che una forza politica nata da pochi anni e senza clientele, finanziamenti e tv, sia già radicata in modo omogeneo sul territorio nazionale… beh, allora si pretende l’assurdo. Ripeto: il confronto diretto, l’unico possibile, è con le altre amministrative… e su questo c’è poco da opinare. Anche perché, lo sappiamo tutti, alle politiche il Pd vince regolarmente meno e il M5S di più, il che lascia intendere che oggi i pentastellatio sono forse il primo partito del Paese o ci sono molto vicini (come confermano i sondaggi).
Trotsko
Il raffronto con le europee regge, perché QUESTO voto era fortemente caratterizzato politicamente, e nei comuni minori dove la clientela è regola, i Partiti non erano presenti (lo hanno dichiarato persino i pentastellati).
I Partiti si misuravano ovunque sui grandi centri. E’ ridicolo pensare che gli scambi di favore guidino l’elettorato in comuni sopra i 100.000 abitanti. NON CI SONO RISORSE PER TAPPAR BUCHE figuriamoci per elargir “favori di massa”.
Nella maggior parte dei comuni al voto erano presenti solo liste civiche che non sono state prese in considerazione dall’Istituto Cattaneo.
Poi ormai è evidente… questa è una società che tende a negare i fatti e considerare l’analisi del voto di una società demoscopica al pari del calzolaio sotto casa… Si chiama regressione culturale.
P.S. L’unico Valdo che ho conosciuto faceva della menzogna il metodo di vita. Tanto che lo avevo ribattezzati alluce Valgo 😉
leopoldo
scusa trosko, com’è che per vedere il tuo sito devo usare TOR?
Trotsko
A si? Lo ignoro. Ma a quale link ti riferisci?
leopoldo
bellaciao.org )-:
Trotsko
Non credo. Almeno io riesco a visualizzarlo normalmente.
Marco Bonelli
L’eventuale elezione a sindaco di Raggi sarà una bella gatta da pelare per Renzi: è ipotizzabile che il governo dello stato possa mettere i bastoni fra le ruote all’amministrazione della sua capitale?
Lorenzo
Interessante l’articolo e anche molti commenti, ma prima di trarre altisonanti conclusioni ricordatevi che il gregge, specie quello mediatizzato, è un bambino che piatisce dietro la caramella che quella settimana l’abbecedario mediatico gli fa balenare più succulenta. Da qui a ottobre il cammino è lungo e verrà colmato dalle pirotecniche del consenso messe in campo dai rispettivi prestigiatori. In questo gioco Renzi è maestro e ha stampa e TV di regime ai suoi piedi. Queste elezioni gli serviranno a correggere un po’ il tiro.
I giochi sono, anzi saranno tutti da fare.
Roberto Fontebuoni
Ieri sera a Porta aPorta ho visto le facce livide di molti personaggi con un nervosismo malcelato e ho sentito le solite bugie e tracotanze nei confronti del M5s.
Andando un po’ in là nel futuro e supponendo che siamo entrati come sostiene Giannuli in una fase di transizione che potrebbe portare il M5s a divenire una forza di governo, forse, occorre prevedere fin d’ora alcuni scenari.
Crediamo che i partiti, il blocco di potere affaristico (nazionale ed internazionale) che ricava il suo sostentamento dal controllo dell’amministrazione sia disposto a cedere democraticamente il governo accettando con fair play l’espressione della volontà popolare? Oppure tenteranno di tutto per evitarlo?
Nel caso che l’avanzata del M5s progredisse c’è da aspettarsi di tutto. Campagne di diffamazione, confezionamento di falsi dossier, provocazioni e si potrebbe rivedere perfino una riedizione di una strategia della tensione del tipo di quella tristemente famosa dei tempi di Moro-Berlinguer. Tra l’altro bisognerebbe conoscere qual ‘è la politica internazionale del M5s per capire se contiene posizioni anti-atlantiste e quindi valutare anche l’eventuale reazione di Stati esteri.
Non voglio essere pessimista ma realista. Tutte le possibilità vanno messe in conto e con largo anticipo per cercare di prevenirle e/o combatterle. Non sarà certo una passeggiata gioiosa. Anche ammettendo che il M5s riesca a raggiungere un consenso elettorale sufficiente a governare (già questo sarà difficile soprattutto senza una politica di allenze – e poi con chi?) è necessario avere una strategia che tenga in considerazione tutte le possibili eventualità e le sicure resistenze di chi ha sempre detenuto il potere in Italia.
pietro
Eh …certo le assidue visite alle ambasciate anglo-americane ed i pellegrinaggi a londra,destano molte preoccupazioni nei nostri amici liberatori-occupanti ,ma per favore !
Riccardo M
Noto una certa sua soddisfazione nel constatare che Parisi (sostenuto dalla peggior destra imprenditoriale milanese, quella che negli anni 90 votava Lega Nord) assorbirà parte dei voti M5S e Appendino se la giocherà grazie anche all’ottima probabilità di avere i voti di FI e Lega. Caro Giannuli, se l’alternativa al PD deve essere questa, scusate ma io rivendico ad alta voce il non voto, almeno finchè non verrà costruita una vera forza politica alternativa, alla Podemos ad esempio, o una protesta sociale esplosiva come in Francia, in risposta alla crisi dei partiti. Protesta sociale che il M5S ha addormentato dall’inizio della sua esistenza, e chissà che non fosse quello il suo vero obiettivo.
Quello del M5S è lo stesso vuoto cosmico dell’Uomo Qualunque di Giannini, per il quale bastavano degli onesti ed efficienti contabili per amministrare uno Stato. Non una visione di dove vanno la società ed il capitalismo, neppure una guida ideologica, nessuna radicalizzazione sociale nel territorio. Certe cose sono superflue a quanto pare, basta che perda il PD e si prenda il suo posto. Aggiungiamo poi l’arroganza e la presunzione dei suoi militanti, speculare a quella di Renzi e dei suoi, e ne esce quanto basta per scappare a gambe levate da quel movimento, come fece il sottoscritto dopo aver fatto parte di un meetup nel lontano 2010.
Nonostante tutto io sarei contentissimo se Raggi ed Appendino ce la facessero. Dovranno dimostrare di essere altro da tutto questo, anche se ci credo poco. Verrebbero fatte fuori come il PD fece con Marino.
leopoldo
interessanti sono state le dichiarazioni di Parisi subito dopo la chiusura delle urne. Veniva intervistato perché era l’unico candidato disposto a parlare, mentre il M5S ha fatto la scelta seria di attendere lo spoglio. Che ha detto Parisi?-:-) Lui come tutti non sapendo cosa usciva dalle urne e sentendo che la Melloni aveva fatto un ottimo risultato a Roma ha iniziato a dichiarare che il suo programma sarà improntato alla sicurezza rivedendo le politiche sull’immigrazione che a Milano sono state fallimentari inadatte per le esigenze dei cittadini, ecc.., mentre i vari giornalisti gli obbiettavano che in fin dei Milano era una delle poche città che aveva dato e dà una risposta funzionale alla questione dell’immigrazione sia nel lungo che nel breve periodo. Ma lui ribadiva il punto e proseguiva..Dopo una oretta circa Parisi rifacendo il giro delle tv, il discorso immigrati era scomparso e totalmente eluso. Si vede che da alcuni seggi doveva essere giunto il risultato di Milano dove FI aveva tenuto e la Lega manteneva lo scorso risultato. Quale sarà il programma di Parisi, Albertini, ecc…
Altra breve considerazione siamo sicuri che la Meloni non abbia raggiunto il suo risultato?-:-|-: Data l’affermazione della Meloni più o meno tutti si chiedono perché non abbia da subito accettato la candidatura è oggi sarebbe al ballottaggio se non sindaco al I° turno. Ma si sa che alle volte una cadrega è di prestigio solo se la si guarda coi giusti occhi. Pensiamo alle olimpiadi quanti atleti vincono un oro e hanno una faccia da funerale perché non hanno fatto il record, o quelli che sono al settimo cielo per aver solo partecipato alla finale. L’obbiettivo principale della Meloni era buttare fuori Berlusconi da Roma e se non ci fosse stata la affermazione a Milano dal quadro della destra. Penso che conquistare il comando della destra fosse l’obbiettivo principale, almeno a Roma, poi le posizioni di prestigio verranno se si avrà meglior fortuna.
Tenerone Dolcissimo
1) Gli astenuti non sono cittadini morti ma cittadini che non trovano una risposta soddisfacente alla propria domanda politica e si ritirano momentaneamente nell’”area muta” dell’astensione, ma che, da un momento all’atro possono rientrare provocando effetti devastanti ed imprevisti, non appena trovino un punto di aggregazione
* Qualcuno si ricordi della Bastiglia
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2) Detto questo, anche qui si apre una fase di travaglio che non sarà uno scherzo: per la prima volta i grillini sono chiamati a governare e non piccole città di provincia come Parma o Livorno, ma la città più grande del paese e, forse, anche la quarta e, se non ce la fanno, questa può essere la tomba del movimento. Personalmente posso solo fare i miei auguri a Virginia Raggi e Chiara Appendino.
* Non bastano gli auguri. Nelle riunioni del mio municipio ho spesso chiesto agli amici del M5S di prendere un’iniziativa a favore di Nogarin, il sindaco pentastellato che maggiormente si è distintocontro il malaffare. Non occorre molto -dicevo- prendiamo il treno, andiamo a Livorno e mettiamoci sotto le finestre del comune ad applaudire Nogarin facendo capire bene che veniamo da Roma e che quindi Il buon Nogarin è apprezzato anche nella capitale e anche a 500 km qualcuno controlla Livorno. Poi mangiamo il caciucco e in serata siamo di nuovo a Roma
Purtroppo simili iniziative NON sono state adottate e un magistrato ha inquisito Nogarin per ragioni che ancora devono essere capite.
Caro Giannuli, sarebbe auspicabile che non appena a Roma qualcuno decidesse di mettere i bastoni fra le ruote della Raggi si scendesse in piazza senza indugio, del tipo Renzi prende il provvedimento la mattina e il pomeriggio si ritrova piazza colonna piena di pentastellati armati di cappio e sapone.
Penso che tu potresti far valere la tua autorità per promuovere una coscienza nel movimento che porti a simili iniziative.
E visto che siamo in argomento, spiega a Renzi e compagnucci amici della Merkel che anche nel M5S ci sono molti che la pensano come lui e cioè che l’Italia non possa essere modificata in meglio da un buffone come Grillo. Io per esempio lo dico sempre che l’Ialia avrebbe bisogno di un macellaio.
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3) Caro Giannuli, non varrebbe la pena di spendere due paroline sul fatto che ora il PD a Roma è forte solo nei quartieri ricchi?
Saluti a tutti
Riccardo M
Tenerone, lei sta chiedendo qualcosa che quel movimento non le potrà mai dare, cioè la solidarietà umana, oltre a quella politica che dovrebbe essere scontata in casi come quello di Nogarin e Pizzarotti. Se ci si basa sull’adesione totale ed acritica a principi astratti come l’onestà e la legalità, non può che essere così. E dico questo per esperienza vissuta: la maggioranza dei militanti di quel movimento sono automi.
Tenerone Dolcissimo
Io li frequento e non mi sembrano automi
Forse hanno il vecchio italico vizio di non far seguire i fatti alle parole.
Purtroppo in italia si parla tanto e si spara poco.
Quando in un paese appare gente che racconta che dobbiamo essere felici perche’ paghiamo le tasse, la reazione non puo’ non essere quella di Cromwell e devono saltare le teste e non in senso metaforico
Ma e’ un discorso utopico per un popolo che ha ridacchiato quando il capo del Movimento dei Forconi si è presentato ad una manifestazione in Jaguar. Se i coglioni che ridacchiavano avessero studiato un po’ di storia avrebbero saputo che Cromwell era un proprietario terriero ricco o quanto meno benestante, visto che aveva moltissimi dipendenti, tanto che arruolandoli riusci’ a costituire il nucleo iniziale dell’esercito parlamentare (i famosi ironsides).
Saluti
Brugial
“E se anche qui Renzi dovesse essere sconfitto, potrebbe fare una cosa: salire sulla Mole, sul punto più alto possibile, e buttarsi di sotto senza nemmeno aspettare ottobre”
Ed invece Renzi che, anche se questo dispiace a più di un suo detrattore, tutto può essere tranne che stupido, secondo me ha già pronta la carta di riserva:
derubrica le elezioni comunali a puro fatto amministrativo (come in parte ha provveduto a fare, mettendo così le mani avanti per ogni evenienza) e si tiene pronta nella manica la carta vincente da giocare a ridosso del referendum di ottobre.
Quale? Un ripensamento sul Senato non elettivo, presentando una proposta per farlo tornare di elezioni popolare (come e in che modo si vedrà)
Non ci credete? Wait and see!
Aldo S. Giannuli
fantasioso ma irrealizzabile:
1 perchè la percezione di queste come elezioni politiche e non locali non dipende da lui, è nei fatti ed ormai e troppo tardi per tornare indietro
2 perchè la Costituzione sottoposta a referendun non prevede il senato elettivo e qualsiasi cosa dica resta solo una chiacchiera anche se si traduce in una proposta peraltro irrealizzabile in questa legislatura (può crederci solo quello scemo di Bersani), anzi aggravante perchè a maggior ragione sarebbe il caso di votare no, visto che lui stesso non sosterrebbe più quella riforma e non è possibile modificare il testo nel tempo che ci separa dal 3 ottobre
non diciamo sciocchezze: rien ne va plus
Brugial
No, basta spacchettare il quesito referendario in più domande, attesa la complessità delle modifiche introdotte.
Questa è solo una ipotesi, del tutto percorribile, e tornerà presto in auge.
E poi attenzione a dare per spacciato Renzi: forse non sarà un’aquila, ma tolto lui rimangono solo pulcini… (e poi vediamo come finiscono i ballottaggi prima di tirar sentenze!)
Aldo S. Giannuli
spacchettare ilreferendim è costituzionalmente impossibile e d’altra parte, i quesiti depositati sono a domand unica
Brugial
Onestamente, è mai pensabile che Renzi andrà a spendersi per per un Senato non elettivo, sapendo che proprio per questo lui finirà per saltare, quando poi un Senato di tal fatta andrà a vantaggio dei vari Raggi, Appendino, Parisi, De Magistris ecc ecc. (sindaci senatori)?????
Francamente mi sembra improponibile!!
Aldo S. Giannuli
lei parla di cose che sono fuori della realtà
Agostino Marrella
A ME PARE…
A me pare che le elezioni amministrative di Domenica scorsa “indichino” tre (piccole?) novità politiche alquanto interessanti, soprattutte se esse si consolideranno in tempi brevi: una maggior profilo “istituzionale” del M5S (in sintesi rinuncia al “vaffa” e campagne elettorali “ragionate”), il colpo inferto allo smisurato Ego del signor Renzi (non gli è riuscito ieri in conferenza stampa – il suo corpo e suoi occhi non sono riusciti a “mentire” – di essere il solito “piazzista”), Verdini e le sue “propaggini meridionali” si sono rivelati inefficaci come “acchiappa-voti”.
Quanto precede non autorizza ad… “entusiasmarsi”, ma Politica è, a mio avviso, anche lettura degli eventi da sfruttare tatticamente per incidere sulle “cattive intenzioni” (leggasi “deforma” Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini, e “porcata 2”, più nota come “italicum”); sfruttamento tattico che, ad esempio, dovrà consistere – avendone modo e possibilità in quanto elettori – nel “colare a picco” i candidati sindaco del Pd ammessi al turno di ballottaggio del 19 Giugno prossimo.
Col signor Renzi & C. – animati da pulsioni oligarchiche e democraticamente regressive – sarebbe assai ingenuo “giocare di fino” o lasciarsi irretire da considerazioni etiche, tanto rispettabili in termini individuali, quanto sterili riguardo alla prioritaria difesa della “res publica”.
Pe la democrazia costituzionale repubblicana il signor Renzi & C. – sai che novità Alfano e Verdini! – sono un male in sé o, se proprio si vuole assegnare loro un “origine”, il “distillato” del nefando “terzismo” (alias “destrismo dal volto umano”) di Bersani e “compagnia di giro”, ma, in ogni caso, in alcun modo considerabili (l’attuale Presidente del Consiglio e… “propaggini”, intendo) un “male minore”.
Roberto B.
Finora in Italia siamo stati veramente fortunati.
Una delle osservazioni che Beppe Grillo ha spesso fatto, è quella che se non ci fosse il M5S il rischio di una deriva autoritaria, il rischio di finire in bocca alla peggiore destra, quella becera, ignorante e crassa, sarebbe una certezza. Come peraltro è accaduto ed accade in altri Paesi (uno tra tutti, l’Ungheria). O nella migliore delle ipotesi, staremmo impantanati senza speranza nell’irrilevanza e nell’ambiguità di posizioni del tipo Podemos, o Tsipras. Invece abbiamo ancora qualche speranza per un futuro migliore.
Non mi spiego come mai queste semplici verità, del tutto evidenti e condivisibili da chiunque esamini le cose con una certa distanza e con onestà intellettuale, vengano sistematicamente sorvolate, alle volte sbeffeggiate, comunque sempre messe in secondo piano.
E qualcuno, anche in questi spazi, proditoriamente avanza l’ipotesi che il vero volto del M5S sia quello di anestetico delle pulsioni popolari; altro che il nuovo che avanza, Grillo, Casaleggio, eccetera, fanno parte di un grande disegno del liberismo per intercettare ed incanalare la rabbia popolare verso un illusione chiamata “onestà”.
A questo punto siamo oramai ridotti! La ricerca programmatica di una via onesta ed onorevole in politica e nell’amministrazione dello Stato, viene scambiata per una manovra truffaldina e chi ci si dedica è trascinato nel fango.
Si badi bene: non parlo di onestà sic et simpliciter. Parlo di “ricerca dell’onestà”. Chi crede nei valori del cristianesimo, non parlo della religione cristiana, ma dei valori su cui si fonda, ma anche chi non ci crede, sa che nessun uomo può essere chiamato onesto.
“Nessuno è buono se non Dio solo”. Questa affermazione è l’alibi dei disonesti nell’animo, il cardine su cui si fonda la giustificazione al loro operato disonesto: nessuno è buono ed onesto fino in fondo, siamo tutti uguali, perciò io non ho peccato.
Avendo svolto il compito di presidente di seggio elettorale a questa tornata, ho potuto constatare di persona come e quanto la disonestà dei partiti tradizionali, si badi bene di TUTTI I PARTITI, operi in spregio ai principi della democrazia, utilizzando ogni mezzo, dalla composizione “studiata a tavolino” dei componenti del seggio, alla scelta ed al lavoro concertato dei rappresentanti di lista.
Non ho prove di quanto sto dicendo, non potrei sostenerlo in un aula di tribunale. Si astengano perciò coloro che dovessero fare il solito commento da finto garantista: “se sai qualcosa, vai e denuncia alla Autorità Costituita, altrimenti taci! Ed invece io non taccio affatto e spero che qualcuno, che abbia mente e cuore in collegamento, creda in ciò che denuncio.
Finora in Italia siamo stati veramente fortunati.
Finora! E bisogna davvero sperare di continuare ad esserlo.
Tenerone Dolcissimo
Capisco le tua posizione. E’ quella di una persona positiva e costruttiva.
Io lo sono meno e ritengo che quando si arriva a certi punti è necessaria una purga.
C’e’ un ‘immagine che ho sempre presente: il confronto fra Giannino e Monti con Giannino che chiede a Monti lumi su certi accordi occulti sulla Fiat che sarebbero stati dietro la sua nomina. Monti non replica ne’ smentisce, ma minaccia querele.
Vogliamo discutere con questa gente?
Bruno Cleriti
Sembra incredibile per chi non conosce la Storia, ma la molla che innescò la crisi che oggi ci travolge fu il cosiddetto “divorzio”, avvenuto nel 1981, tra l’allora Ministero del Tesoro e Bankitalia. È superfluo riproporre qui ora le vicende che tanti conoscono benissimo e, per chi volesse approfondire, si trova tantissimo materiale sui libri e sul web. Andreatta, Ciampi, D’Alema, Prodi, Amato, Napolitano (e tanti altri), sono stati coloro che, ingannando e tradendo i loro rappresentati, hanno portato a compimento quello sciagurato percorso, di cui oggi la perdita di sovranità fiscale, monetaria, legislativa, è il triste epilogo. Lo stesso Berlinguer contribuì a innescare un tragico equivoco: col sottolineare la “questione morale” e farne una bandiera, creò la convinzione, in primis tra le classi sociali più popolari e tra i cosiddetti intellettuali (che sono quelli che “credono di sapere”) che la corruzione, l’evasione fiscale e lo scarso senso morale degli italiani fossero la causa dei nostri problemi (semplifico) e che loro, la sinistra pura e dura, fossero “migliori” del resto degli italiani, e che questi “meritassero” di essere eterogovernati, generando il vincolo esterno che oggi riduce l’Italia al rango di colonia. Ma la questione morale è una finta questione: oggi, come allora, contano solo gli interessi di ciascuna classe e questi sono necessariamente contrapposti, come oggi Bagnai, Borghi, Barra Caracciolo, con la loro opera meritoria, ci hanno saputo spiegare.
Quella cosa buffa che viene chiamata “minoranza dem” altro non è che l’etichetta che gli epigoni dei personaggi politici prima citati danno a se stessi per marcare una differenza (quale, poi?) con la maggioranza del loro partito, ma non sono altro che l’altra faccia della medaglia, utile a far credere al loro popolo che qualcosa vagamente “di sinistra” sopravviva nel PD. Gianni Cuperlo, elegante e distinto, mai sopra le righe, dotato persino di una magnifica erre moscia, incarna fisicamente il prototipo “minoranza dem”: “fotogenico affranto, compunto, vuoto, senza orrore di se stesso” (cit. Ettore Petrolini, “Gastone”).
pietro
Ottima ricostruzione degli avvenimenti che ci hanno portato all’attuale situazione !
Andrea D.
Sala vincerà a Milano al ballottaggio perché i “cretini di sinistra” (vecchio concetto elaborato da Aldo vari anni addietro ma ancora valido) si sono astenuti al primo turno per dare un “segnale morale” ma certamente andranno a votare, per Sala appunto,al secondo turno, pensando che sia meglio di Parisi.. Un saluto a tutti, vi seguo sempre con interesse
Brugial
Rispondo qui perchè sul precedente non c’è più spazio.
Oggi i media hanno riportato con evidenza le dichiarazioni di Renzi intese a precisare che (parole sue) le elezioni amministrative sono elezioni locali e non c’entrano nulla con il Governo sul merito del quale farà premio l’esito del Referendum di ottobre.
E tanto è vero che Renzi ha assicurato che non farà alcuna campagna elettorale per i ballottaggi.
Allora: per la prima parte della mia previsione mi pare che più o meno ci siamo ( non si trattava quindi di “fantasiose sciocchezze”….)
Rimane quindi il Referendum.
Certo che se i ballottaggi andranno veramente male per il PD varrà ancor più l’urgenza per Renzi di inventarsi qualcosa per rigirare la frittata… ed io qualche idea valida al riguardo l’avrei…
Fantasie? Sciocchezze? Assurdità?…. Lo vedremo.
Ricordiamoci però che la politica, specialmente in Italia, è l’arte dell’impossibile.
Aldo S. Giannuli
che Renzi minimizzi queste elezioni è scontato
sul referendum i maRGINI DI MANOVRA SONO MOLTO RISICATI e credi continuerà a battere sui soliti tasti (il cambviamento, la riduzione dei politici, il risparmio ecc.) sperando che basti
Brugial
Se i ballottaggi dovessero andare veramente male ed il clima generale per conseguenza diviene MOLTO cupo per Renzi sarà interessantissimo vedere come il ragazzo se la caverà.
La situazione è questa: si vede arrivare addosso un treno lanciato a forte velocità, essendo bloccato sul suo binario, datosi che lo scambio che ha fermato la traiettoria si chiama “Senato non elettivo”
Francamente credo che se nella riforma non ci fosse stato questo elemento, l’esito del plebiscito sarebbe stato scontato a suo favare.
MA c’è questa storia che del resto, ironia della sorte, si rivelerà a suo totale svantaggio datosi che in tale Senato entrerebbero i nuovi sindaci a lui avversi.
Ed allora cosa farà?
Credo che la sua intelligenza lo stia avvertendo che non è più bastevole, come a primi tempi, proclamarsi “nuovo” contro il vecchio putridume politico per sfangarla.
Occorrerà di più, molto di più per non finire come il gatto Silvestro stirato dallo stesso treno che lui medesimo ha messo in moto.
Storia interessantissima!!!!